Capitolo 40:

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"My heart, your heart
Sit tight like bookends
Pages between us
Written with no end
So many words we're not saying
Don't wanna wait 'til it's gone
You make me strong"

One Direction, "Strong"

...

Indossai gli occhiali da sole e guardai il mio riflesso allo specchio.

Sembro... felice?

«Sicuro che posso lasciarti qui da solo con mia sorella?», chiesi ancora una volta a Niall indicando Charlotte che dormiva sul divano.

Lei aveva iniziato a frequentare Stanley, andava tutti i giorni all'università e spesso si traferiva per qualche giorno nella mia casa, ormai vuota.

«Louis, vai e divertiti». Mi spinse fuori casa lanciandomi la borsa con dentro alcuni vestiti, «E salutami Harry», continuò sbattendomi la porta in faccia.

«Ti ho lasciato alcuni soldi sopra il tavolo!», urlai battendo la mano sul legno liscio. «Li ho visti, andremo a fare la spesa!», rispose lui alzando la voce dall'altro lato.

Sorridendo mi portai il borsone sulla spalla e andai a piedi da Harry.

«Sei in anticipo, stranamente», ironizzò appena mi vide. «Sono solo agitato. Non ho mai preso l'aereo». Iniziai a sfregarmi le mani palmo contro palmo.

«Davvero? Sarà divertente allora». Salì appena arrivò il pullman per andare in aeroporto.

Durante il viaggio mi sentivo agitato e scombussolato. Avremo dovuto fare nove ore di volo e se fossi stato male? O peggio se fossi morto? O se l'aereo fosse caduto?

L'ansia iniziò a percorrere le mie vene, finché non arrivammo al gate per aspettare di salire sull'aereo.

Osservai la pista attraverso l'enorme vetrata coprendomi, ogni tanto, il viso con le mani appena vedevo alcuni librarsi in aria.

«Fidati di me, andrà tutto bene». Mi strinse le spalle con la mano.

«E se cadesse?», presi a dire vedendone un altro planare sulla pista, come se fosse un semplice modellino di plastica.

«Non cadrà, sai quanti voli fanno tutti i giorni, e poi la compagnia aerea è una delle migliori», tentò di rassicurarmi, alzandosi appena chiamarono il nostro imbarco.

Non voglio più partire. Ho cambiato idea. Preferisco stare a casa.

«Lou, non preoccuparti», sussurrò trascinandomi per il braccio mentre molte altre coppie o famiglie non vedevano l'ora di arrivare alla nostra destinazione.

Con molta fatica riuscii a sedermi al mio posto accanto al finestrino, Harry si allacciò la cintura e feci lo stesso mentre, dopo varie indicazioni sulle uscite di sicurezza e altre cose a cui non prestai la minima attenzione, l'aereo decollò.

Il panico si impossessò di me e strinsi gli occhi il più possibile.

«Stringimi e calmati». Prese la mia mano riuscendo a farmi tranquillizzare, «Nove ore sono lunghe, se stai in questo stato», aggiunse divertito.

Piano piano mi ambientai, realizzando che non era poi così male come avevo pensato.

Le ore passarono alquanto veloci e riuscii anche a schiacciare un pisolino, però quando arrivammo scesi di corsa baciando il suolo come si vedeva fare nei film.

Finalmente sulla terra ferma.

«Lou, non è stato così male, su!»

«Scherzi? Non prenderò mai più l'aereo in vita mia!»

La mia metà oscuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora