Uragano, era quello che sentiva dentro di se tutte le volte che fissava quel quadro per ore e ore, un uragano di tutto, emozioni di ogni tipo, gioia felicità, tristezza paura, inquietudine, salvezza, forza, intraprendenza.
Ore e ore passate in piedi davanti ad un dipinto che per tanti era solo uno di questi, ma per lei era un uragano. Quei colori, quelle sfumature, quelle ombre che facevano sembrare il tutto ancora più reale di quanto il turbinio di reazioni chimiche già non facesse.
Aveva osservato quel quadro tante volte, probabilmente troppe, sicuramente tali per il suo portafoglio che si lamentava di pagare sempre il costo del museo e puntualmente rimanere fino alla chiusura ad osservare il medesimo capolavoro;
tante volte ma nonostante tutto non era ancora riuscita a darsi una risposta che la facesse sentire completa perché quel quadro le dava tanto?Le aveva provate di tutte, dal osservare altri quadri e compilare una lista, dal chiedere informazioni più dettagliate ma niente, riusciva a cogliere tutto di quel quadro ma non perché fosse proprio quel dipinto a farle provare delle emozioni del genere.
Come sempre non si rese conto che fuori era buio, così si fissó mentalmente l'obbligo di andarsene da lì a 10 minuti per evitare che il custode dovesse chiederle di uscire, per l'ennesima volta.
Un ragazzo si avvicinò per osservare meglio il dipinto, non ci fece nemmeno caso all'inizio, perché tanti, durante una giornata, fissavano quel rettangolo di tela ma dopo cinque minuti se ne andavano e nei loro occhi non compariva nessuna scintilla, nessuna emozione.
ma in lui notó qualcosa di diverso, un brivido, se così possiamo chiamarlo, una specie di elettricità, quella che anche lei provava, così si sporse con la testa per determinare quale fosse l'aspetto di questo ragazzo.
Un uragano, ecco quello che sentì quando gli occhi profondi di lui si imbatterono nei suoi, occhi azzurri, azzurri come i suoi, azzurri come il cielo il male, azzurri come il gelato al puffo, azzurri come quelli dell'azzurro più azzurro, mai nella sua vita aveva visto occhi come i suoi, aveva cercato tra le folle e i passanti degli occhi di una certa profondità ma non era mai riuscita a scorgerli.
Quel contatto visivo sembró durare un eternità, ma furono 2 secondi perché, troppo imbarazzata, rivolse il suo sguardo al dipinto difronte a loro. Un brivido la scosse lungo la schiena e si convinse che fosse il freddo della finestra che un attimo prima il custode aveva aperto. Stette zitta, come suo solito, non ebbe il coraggio di dire nemmeno una parola o di fare un colpo di tosse per attirare l'attenzione del ragazzo, no, semplicemente stette immobile, come bloccata da qualcosa.
Il ragazzo dagli occhi color ghiaccio per sua risposta fece esattamente come lei, rimase immobile, senza muovere un muscolo, sembrava neppur respirare.
Rimasero li, senza dire nulla, inghiottiti dall'uragano, scatenato dal quadro (o almeno così lei si era convinta) finché un uomo sulla cinquantina di avvicinò e li scorto all'uscita perché ormai il museo doveva chiudere.
L'aria fredda di gennaio colpi i loro volti come uno schiocco forte e violento, per questo si allacció di un bottone in più del capotto nero che portava. Le sue gambe ormai si stavano muovendo ma una voce sottile e tenue la fermó.
" Scusa hai un accendino?"
E di nuovo, blu, azzurro, ogni sfumatura di quel colore tanto fragile quanto potente, di nuovo, uragano,
"ehm no, mi dispiace"
rispose semplicemente lei, scioccata da quel che stava accadendo dentro il suo corpo,
"beh meglio così, una sigaretta in meno", sentenziò lui.
Nemmeno lei seppe perché scappo via, ma è quello che fece, si incamminò per una strada che non era nemmeno quella di casa sua, e si ritrovò al James Park, quel posto che Londra sembrava averle donato nel momento in cui più aveva bisogno 5 anni prima quando spaesata si era trasferita nella grande città e voleva trovare un posto in cui assaporare l'odore di pulito che tanto le ricordava casa.
Così si sedette su una panchina per riprendere fiato perché a quanto pare aveva corso e a questo lei non era affatto abituata, prese dalla borsetta una sigaretta e con uno zip l'accese, sentendo il fumo caldo penetrare la sua bocca costretta al freddo di Londra nei mesi invernali. Fumó la sua sigaretta con gli occhi chiusi e lasciando che il fumo se ne vada dalle sue labbra in modo lento e compatto;
di certo non avrebbe pensato che la nuvoletta di fumo nei quali si erano incastrati i suoi pensieri venisse interrotta da una voce familiare."quindi in realtà l'accendino l'avevi.."
dire che il suo cervello si spense e contemporaneamente sembrava che tutti i suoi neuroni si connettessero ad una velocità massima è un ossimoro?perchè è quello che accadde, la sua mente sembrava essersi staccata dal corpo e senti le sue guance farsi di un colore rosato tendente al rosso. l'unica cosa che fece fu quella di prendere l'accendino dalla borsa e passarlo al ragazzo che lo prese e si accese la sigaretta, per lui fumare era una piacevole esperienza ogni volta, era quel tipo di ragazzo che prestava attenzione alle piccole cose, ai piccoli gesti che le persone facevano probabilmente senza nemmeno pensarci, ma lui era diverso, lui era quello che organizzava pic nic sotto le stelle e tutte le sue ex fidanzate erano quelle che non apprezzano le stelle o non apprezzavano la singola rosa, loro volevo i ristoranti lussuosi o le 100 rose rosse.
lei questo non lo sapeva, e lui non sapeva che lei era esattamente così, che le cose grandi e le cose sotto gli occhi di tutti non la eccitavano, preferiva una serata a casa con un bel film e un pacchetto di pop corn.
non sapevano niente dell'altro eppure, quando il loro sguardo si incrociava, sembrava che si conoscessero da sempre, forse perché i loro occhi esplicavano la loro storia, forse perché si erano conosciuti in una vita passata, forse perché il destino aveva già scelto per loro.
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Gli amanti- magritte
Fanfictionun quadro, un uragano, un turbinio, era quello che lei si sentiva solamente in una situazione, con il suo dipinto, ma se quelle emozioni un giorno fossero scatenate anche da altro?