delle braccia calde e avvolgenti strinsero il corpicino di anna, e un peso si appoggiò di fianco a lei, dei piccoli e caldi baci si posarono sulla fronte di lei, uno dopo l'altro, si sentì di nuovo bene, sentì che ogni preoccupazione se ne andò, sentì volare lontano ogni briciolo di rabbia che aveva provato , e si lasciò andare, chiuse gli occhi e si addormentò beata nelle braccia di un qualcuno che ora era più di un qualcuno.la mattina seguente l'orologio segnava le 6.30 ed essendo sabato anna non doveva lavorare, si diresse in cucina e preparò un caffe, cercando di ricapitolare gli eventi delle giornate precedenti e capire come si dovesse comportare con il ragazzo ancora steso sul suo divano. pensò che forse doveva lasciar perdere e vedere se lui tirasse fuori l'argomento, o se forse era meglio rimanere arrabbiata e calcolarlo in meno possibile, si sentì una quattordicenne in preda alla prima cotta quando pensò di uscire di casa e rimanere fuori per tutto il giorno, ma cestinò subito l'idea pensando al freddo che poteva esserci fuori e che la poggia non avrebbe dicerto aiutato. decise di fare la persona adulta, quale era, così fece faccende di casa e per aspettare che louis si svegliasse uscì a fare la spesa per fare felice sua mamma.
si mise un paio di jeans e una maglietta e un cappotto bordeaux, quello che aveva messo la prima volta che era uscita con louis, pensò.
l'aria gelida di londra gli venne scaraventata in faccia e un respiro a pieni polmoni la fece sentire piena, si diresse al market fortunatamente non distante da casa sua e prese giusto un paio di cose per riempire il frigorifero, pagò e mentre tornava a casa scortava nelle persone occhi, occhi di tutti i colori, ma nessuno come quelli che sognava lei, nessun occhi azzurri del suo azzurro, si maledì per quel gesto perchè sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime, ma non pianse, no, non poteva piangere dinuovo per un ragazzo, se lo era ripromessa e ora non poteva di certo mandare tutto all'aria.
girò le chiavi nella serratura e fece scattare la porta, salì le scale e si trovò louis seduto al tavolo con una tazza fumante tra le mani, si guardarono ma nessuno disse niente, almeno per i primi secondi, che ad entrambi sembrarono un eternità.
"anna, mi dispiace di essere stato via tutto il giorno ieri, sopratutto dopo quello che è successo"
"non devi darmi nessuna spiegazione Louis."
il modo in cui lei sottolineò ogni singola lettera e il modo in cui stette attenta a pronunciare quei suoni in un modo tanto distaccato che a louis gelò il sangue, sentì un brivido lungo la schiena e le parole uscirono da sole
"no anna mi devo scusare eccome, non so spiegarti perchè ma da quel giorno al museo ho sentito qualcosa tra me e te, qualcosa di gia scritto, che mi avrebbe portato a emozioni felici e forti che io non ho mai provato, ho visto nei tuoi occhi un qualcosa che ho sempre cercato ma non ho mai trovato da nessuna parte, e non parlo solo di persone, niente e nessuno mi ha fatto stare nel modo in cui hai fatto tu semplicemente guardandomi negli occhi, non so spiegarlo cazzo, ti ho vista in quel museo guardando quel quadro che ho sempre amato fin da bambino e ricordo che riuscivo solo a pensare "è lei". e poi sei entrata nel negozio e ho avuto la conferma che il nostro poteva essere solo destino e dio se è così lo ringrazio così tanto perche l'altra sera ho fatto l'amore con te e credimi se ti dico che ho fatto moltissime volte sesso ma mai, mai, come quello che è successo con te."
anna lo fissò, cosa poteva fare d'altronde? non aveva nulla da dire perchè lui aveva esattamente spiegato tutto ciò che anche lei aveva provato giorno per giorno, sigaretta dopo sigaretta, bacio dopo bacio.
"ieri ho dovuto sistemare delle cose, cose che prima nella mia vita caotica erano lì, buttate in mezzo a un libro solo per il gusto di inserire qualche parola in più, avevo una vita così monotona che avevo bisogno di inserire parole nuove, parole che in pochi usano, per sentirmi qualcuno, ma ora ci sei tu e quelle parole non mi servono più perchè sei tu la parola nuova che cercavo. anna,sei tu. "
semplicemente si baciarono, non si poteva fare nient'altro, l'unico modo per rendere i loro libri uno solo dovevano solo che baciarsi e appartenersi, mischiarsi uno nell'altro e fare l'amore per tutta la notte.
"louis?"
"mmh"
"oggi una ragazza è venuta in ufficio da me dicendomi letteralmente lascia stare louis"
louis si alzò di scatto "la ragazza era bionda e portava tacchi"
"si chi è" chiese lei
"bryana, lasciala stare, è una ragazza che, come dir, mi aiutava a lavoro"
"al panificio" domandò anna non capendo
"no, in realtà ho un altro lavoro, è più un hobby che un lavoro proprio, ma adoro fotografare fin da quando ero piccolo, fotografavo di tutto, mia madre era talmente stanca di farsi fare foto nei posti più strani che un giorno le chiesi di fare delle foto e si presentò vestita malissimo, con il trucco colato e i cappelli disordinati, ma io le dissi di andare in giardino e dato che era autunno, e cerano moltissime foglie, la feci sdraiare ricoprendola con le foglie e le foto che uscirono sono forse le foto più belle che io abbia mai scattato, da quel giorno mia madre si è rassegnata e quando aveva dei soldi da parte correva a comprarmi una macchina fotografica piu bella di quella che avevo." disse louis, tutto d'un fiato, chiedendosi mentalmente il perche di quella storia tanto dettagliata, lui le cose che amava preferiva tenerle per se, non raccontarle a tutti, ma la realtà è che anna non è tutti, ma questo louis forse ancora non lo sapeva
anna seduta di fronte a lui lo guardava con una faccia quasi stupida, aveva allentato tutti i muscoli del suo corpo perchè sentire louis parlare con quella voce e il suo accento la faceva rilassare moltissimo, e solo un "wow" riuscì a superare la sua bocca
"ma in realtà negli ultimi anni un qualcosa mi ha fatto perdere quella passione, vorrei fare foto, ma non riesco, non riesco a fare concordare l'ambiente e la foto con il soggetto e questa cosa mi logora, talmente tanto che sono finito a fotografare donne nude con dietro un telo rosso, non chiedermi perchè lo faccio, quelle foto fanno schifo, sono foto piatte, dalle quali non leggi niente, nemmeno erotismo, niente di niente, e Bryana era una di quelle ragazze, ma una volta siamo, ecco, finiti a letto e lei pensa che ora ci sia qualcosa di più"
"e c'è?"
"no! ovviamente no, no so nemmeno perchè ci sono andato a letto, ma ora ho solo una ragazza in testa, e non è lei"
"e chi sarebbe la sfortunata?" chiese anna, con un filo di ironia, forse per mischiare la preoccupazione perchè nonostante quello che lui aveva detto la sera prima lei aveva ancora dubbi, si è sempre fatta paranoie, quelle di non essere abbastanza, quelle di non andare bene e quindi si è sempre fatta da parte, chiudendosi nel suo angolino per paura di sbagliare, per paura di non essere abbastanza importante
"ha degli occhi bellissimi, è anche una stronza perchè la prima volta che ci siamo visti ha fatto finta di non avere un accendino e mi ha privato di una sigaretta"
" ma poi la sigaretta l'hai fumata comunque" sentenziò anna, lasciando andare il velo di preoccupazione che c'era fino a poco prima
"diciamo che si è fatta perdonare"
"bene, sono felicissima per lei allora" disse anna, guardando louis e donandogli un sorriso dei suoi, di quelli che poi si imbarazza e si mette una mano davanti alla faccia.
e sorrisero, sorrisero come se tutto ciò che cera fuori fosse scomparso e rimanevano solo loro due. sarebbero rimasti così , per un tempo forse indefinito, per un tempo che avrebbe voluto non contare, perchè si sentiva come con il suo quadro, il tempo andava avanti ma e lei sembrava essere ferma li, sembrava che l'orologio andasse avanti ma la sua vita fosse concentrata a quel singolo attimo, a ogni singolo attimo che passava con louis, per potersi fermare e assaporare ogni emozione e ogni singolo sentimento che c'era tra i due, per, fotografare e imprimere nei ricordi dei due tutto ciò che il loro corpo e la loro momento provava quando erano insieme, e nessuno dei due, mai, avrebbero rinunciato anche solo, ad un istante di quei ricordi.
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Gli amanti- magritte
Hayran Kurguun quadro, un uragano, un turbinio, era quello che lei si sentiva solamente in una situazione, con il suo dipinto, ma se quelle emozioni un giorno fossero scatenate anche da altro?