Negli anni '90, dunque, a scuola si parlava di ECOLOGIA. La sua naturale evoluzione è stata affiancare all'ecologia una connotazione educativa e didattica che si occupava di antropizzazione, paesaggio, e studio di buone prassi, con lo scopo di cambiare alcune cattive abitudini dei comportamenti della popolazione, partendo dalle abitudini dei bambini. Questo termine "Educare", tirare fuori l'ho trovata più adeguata al mio modo lavorare in classe. Mi sono guardata intorno, qui c'era tanta roba e con grande felicità ho iniziato ad inventarmi percorsi didattici diversi, dove io ero il mediatore e la mia valle era un grande libro che faceva scuola.
Un grande aiuto mi è arrivato in seguito con l'introduzione del termine di SVILUPPO SOSTENIBILE .
La definizione, oggi ampiamente, condivisa è quella contenuta nel , elaborato nel dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo e che prende il nome dall'allora premier norvegese , che presiedeva tale commissione:
«Lo sviluppo sostenibile, lungi dall'essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l'orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali»
Nel documento dove viene contestualmente enfatizzata la tutela dei bisogni di tutti gli individui, in un'ottica di legittimità universale ad aspirare a migliori condizioni di vita; così come viene sottolineata la necessità e l'importanza di una maggiore partecipazione dei cittadini, per attuare un processo effettivamente democratico che contribuisca alle scelte a livello internazionale:
«Lo sviluppo sostenibile impone di soddisfare i bisogni fondamentali di tutti e di estendere a tutti la possibilità di attuare le proprie aspirazioni ad una vita migliore (...). Il soddisfacimento di bisogni essenziali esige non solo una nuova era di crescita economica per nazioni in cui la maggioranza degli abitanti siano poveri, ma anche la garanzia che tali poveri abbiano la loro giusta parte delle risorse necessarie a sostenere tale crescita. Una siffatta equità dovrebbe essere coadiuvata sia da sistemi politici che assicurino l'effettiva partecipazione dei cittadini nel processo decisionale, sia da una maggior democrazia a livello delle scelte internazionali»
Lo sviluppo sostenibile, è una forma di compatibile con la dell' e dei beni liberi per le generazioni future, che sta cercando di dare vita all', appoggiandosi almeno in parte alla cosiddetta .
Tante sono le organizzazioni pubbliche e private che adottano i bilanci sociali o report di sostenibilità e misurano gli impatti sociali generati dalle proprie attività economiche per essere in linea con gli delle .
L'economia non deve essere orientata solo al profitto, ma al benessere e a migliorare la qualità della vita, infatti alcune organizzazioni internazionali sono arrivate ad adottare il cosiddetto 'bilancio integrato', che unisce la rendicontazione delle attività finanziare con quella delle attività non finanziarie (bilanci sociali). Il concetto di è parte centrale e fondamentale dello sviluppo sociale, economico e ambientale di tutte le Nazioni.
I Paesi sotto-sviluppati sono quelli che più necessitano di sviluppo, di aiuti umanitari e di tutela dei diritti poiché l' è a supporto di tutti gli interventi e le politiche strategiche ed attuative, operative caratterizzate da una forte trasparenza dei processi.
Non è un caso che questa visione del problema parta da una norvegese, visto che viene dalla patria della Frilutlivs, una modalità di vita che ha radici nel passato, dove veniva insegnato ai bambini ad entrare nel bosco, cercare tutto ciò che poteva servire per la sopravvivenza, ma senza farne scorta, il bosco ne avrebbe offerta altra il giorno dopo; quindi e frutta, legna e cacciagione potevano essere a disposizione di altre persone e non era necessario accumularla e commercializzarla.
Nonostante le ore di studio che facevo rinunciando ad andare a sciare, ero molto naif, intuitiva, sperimentavo e sbagliavo, ma imparavo. Ma non volevo apprendere sulla pelle dei ragazzi. I miei studenti mi seguivano e insieme abbiamo provato emozioni, condiviso esperienze che non possono essere dimenticate. Mi sentivo " brava" , ma non mi sentivo "competente" perché non trovavo confronto né nella mia scuola, né con altri colleghi. Per cui non riuscivo mai a chiudere il cerchio dell'esperienza per trarne conclusioni, operare modifiche o confrontarmi con altri colleghi. C'era anche una funzione strumentale dedicata a questo lavoro che doveva essere ampliato agli alunni delle altre sezioni, ma un anno a settembre al rientro dalla vacanze era sparito tutto.
In seguito alcuni lavori qui riportati sono stati utilizzati per le VERIFICHE AUTENTICHE, dove i miei ragazzi hanno saputo utilizzare le nozioni scolastiche apprese in classe per proporre dei percorsi risolutivi di quesiti da cui emergevano alte competenze.
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FAR SCUOLA ALL'ARIA APERTA : OUTDOOR EDUCATION
NonfiksiHo insegnato Matematica e Scienze nella Scuola Secondaria di I° per 35 anni. Ho avuto il privilegio di godere un sincronico programma; nel 1997, mio marito, supera le selezioni di Guida Alpina e alla fine del corso presenta una tesi dedicata ai lu...