Don't let me drown.

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Tutto andava meglio: io avevo Jake, lui mi aiutava e viceversa. Era la mia ancora.

Già, peccato che quest'ancora, un giorno, me la legai al collo e affondai.

Arrivó la primavera e i mesi che seguirono furono terribili.

Jake mi stava aiutando a smettere di fumare e di autolesionarmi e ci stava riuscendo bene. Ma io ero un disastro e, quando meno me l'aspettai, mi frantumai come un pezzo di cristallo troppo fragile per essere riassemblato.

Mi ricordo bene del giorno in cui tutto crollò.

Era Maggio e stava iniziando a fare caldo.

Mi ero svegliata con un peso nello stomaco e la voglia di vomitare.

Prima, quando non c'era Jake nella mia vita, utilizzavo una lametta per colmare il mio vuoto, ma non potevo deluderlo.

Erano tre settimane che non la usavo e non dovevo farlo un'altra volta.

In più dovevo mettermi le magliette a maniche corte e centomila braccialetti per coprire le cicatrici. Se l'avessi rifatto non avrei potuto indossarli per il troppo bruciore.

Quindi decisi di andare a suonare il mio amatissimo piano per sfogarmi.

Iniziai a suonare e cantare Hospital for souls, ma a metà canzone scoppiai a piangere.

Andava tutto bene in quei giorni: mia madre se n'era andata in vacanza con uno stronzo puttaniere e mi aveva lasciato casa libera per almeno un mese, Jake e io eravamo innamoratissimi e io stavo riuscendo a sconfiggere le mie dipendenze.

Ma allora perché, da un momento all'altro, il mio umore era cambiato così improvvisamente?

In testa avevo un unico pensiero: voglio morire.

Ma non sapevo il perché. Non sapevo perché volessi morire. In fondo, rispetto ai mesi precedenti, stavo meglio.

I bulli non si erano fatti sentire per due mesi e nessuno aveva provato a ferirmi (apparte mia madre...ma lasciamo perdere. Non contava più niente per me.)

Corsi in bagno e presi l'unica lametta che avevo nascosto a Jake.

Guardai le mie braccia...erano piene di cicatrici.

Posai la mia cara e vecchia amica sulla mia pelle e spinsi.

Non guardai. Sapevo che stavo facendo un errore, ma ero confusa, avevo bisogno di quello in quel momento.

Uno, due, tre, fino ad arrivare a 50 tagli.

Ero sfinita. Avevo sporcato tutto il pavimento di rosso, ma non mi importava.

Mi sdraiai per terra, in mezzo al mio sangue e mi addormentai con le lacrime agli occhi e le ferite ancora aperte.

Quando mi svegliai erano le 16.

Avevo dormito per circa quattro ore!

Guardai il cellulare...avevo un messaggio:

Jake ♥
Ehi amore, come va? Sto passando vicino casa tua e ho pensato di venire a trovarti...arrivo tra dieci minuti.
Sempre se non disturbo ♥

Cazzo, l'aveva inviato alle 15.47!!

Sentii il campanello.

"Che cazzo faccio ora?"

Subito dopo sentii il rumore di chiavi...è vero, gli avevo dato una copia per le urgenze!

Chiusi la porta del bagno e misi una felpa enorme perché, se le mie braccia avessero toccato o sfiorato qualsiasi cosa, sarei morta dal dolore.

-Ciao amore

Corse ad abbracciarmi e a baciarmi.

Non sospettó di niente, finché non notò il mio enorme giacchetto.

-Come mai l'hai indossato? Fa caldo.

-Avevo freddo...sai, l'aria condizionata.

Una lacrima mi tradì.

-Alza subito le maniche!

-No, no, ti prego...

-Ho detto alza le maniche.

Me le alzò a forza e rimase con la bocca aperta a guardare ciò che avevo fatto.

-Io...io non volevo...giuro che...

-Non giurare niente. Avevi promesso.

-Cazzo, ma forse non sai quanto è difficile non ricominciare-dissi mentre le lacrime avvolgevano il mio viso.

Lui fece proprio come avevano fatto mia madre, mio padre e i miei vecchi amici: se ne andò.

Urlai. Urlai con tutta la voce che avevo.

Urlai dal dolore, dalla disperazione, dallo sfinimento.

Misi le cuffiette a tutto volume e uscii di casa.

Morivo di caldo e avevo il trucco colato, ma non me ne fregava niente.

Le lacrime, tutt'ad un tratto, smisero di scendere. Ora i miei occhi guardavano solo il vuoto.

Attraversai le strade senza guardare, nella speranza che qualcuno mi investisse.

Non successe niente, mi presi solo qualche "vaffanculo" da parte degli autisti che frenavano appena mi vedevano.

Non sapevo dove stessi andando, sapevo solo che avevo bisogno di lasciare quel maledetto posto. Dovevo scappare.

Iniziai a correre, mentre nelle mie orecchie risuonavano le parole di Jake: "Avevi promesso..."

Alzai ancora più il volume del cellulare.

Non mi sarebbe importato se fossi diventata sorda. Avevo bisogno qualcuno che urlasse per me in quel momento, così misi "The death of me" degli Asking Alexandria.

Mi sdraiai sull'erba. Guardai il cielo celeste e le nuvole bianche, era tutto bellissimo ma spaventoso allo stesso tempo.

Avevo paura di vivere. Mi inquietava tutto ciò che avevo intorno.

Mi soffermavo anche su un solo oggetto e pensavo se fosse veramente reale.

Non so come spiegare...niente aveva senso.

Credo avessi lo sguardo da pazza perché guardavo ogni cosa con altri occhi.

Osservavo tutto e pensavo a che senso avesse tutto.

Pensavo che forse non avesse senso vivere la nostra vita perché poi sarebbe finita, perché avremmo lottato per poi morire.

Credo di aver avuto una crisi esistenziale.

Guardai la rubrica sul mio cellulare...guardai il suo nome e lo chiamai.

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