4. 𝑁𝑜𝑛 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑖 𝑚𝑎𝑙𝑖 𝑣𝑒𝑛𝑔𝑜𝑛𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑛𝑢𝑜𝑐𝑒𝑟𝑒

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La luna che fino a poco tempo prima splendeva nel cielo notturno come una sfera di cristallo, fu coperta da una nube, somigliante ad un velo oscuro.

Kristen dormiva tranquillamente, con la finestra della camera aperta e una brezza leggera che le accarezzava il volto. 

Era una ventenne molto intelligente, scaltra, astuta, coraggiosa, forte e, anche se odiava ammetterlo, terribilmente romantica. Non lo dava a vedere, ma quando vedeva due persone innamorate un brio le illuminava gli occhi scuri e intensi.

La coperta la copriva fino alla vita. Indossava una camicia da notte bianca che lasciava le spalle scoperte e i suoi capelli lunghi, mossi e castani erano in disordine sulle sue spalle e sul suo volto. 

Era girata di spalle alla finestra. Non stava sognando: raramente sognava nel sonno, ma lo faceva spessissimo ad occhi aperti. Sognava di fuggire, di scappare lontano e vivere felicemente, senza un destino segnato su un pezzo di carta con due firme e un bel gruzzoletto chiamato dote. 

Non si vedeva né moglie né madre. Almeno non per ora. Non avrebbe mai amato Shawn Andersen. 

E tantomeno avrebbe mai amato un uomo sfacciato e donnaiolo, con la camicia sbottonata e l'alcool sottomano. 

Accadde tutto in un lampo: un secondo prima nessuno avrebbe mai potuto anche solo immaginare di udire degli spari e delle urla, ma era accaduto. Kristen si svegliò di colpo, gli occhi fissi sul lontano orizzonte e un senso crescente di paura. Si alzò e indossò una vestaglia rosa. 

Intanto la città era in subbuglio. Donne di ogni età uscivano di casa urlando e brandendo di tutto: padelle, pentole, mestoli, bambini, abiti, maialini. Gli uomini correvano fuori dalle abitazioni con in mano forconi, asce, coltelli e pistole. 

Dopo aver capito l'origine del rumore, tornavano correndo in casa, barricando le porte con tavoli, barili, sedie, armadi. I più coraggiosi e nobili afferravano con ardore le spade e i fucili e si recavano verso la fonte del pandemonio.

Kristen aprì la porta della sua camera e si catapultò di sotto, dove trovò suo padre a conversare animatamente con un comandante. Quest'ultimo corse via imbracciando un grande e possente fucile. "Figlia, torna subito di sopra, è pericoloso qui, per di più sei mezza svestita!" - urlò il governatore a sua figlia. "Padre, ora non credo sia importante quanto io sia vestita o meno. Ditemi cosa sta succedendo, ve ne prego!" - Kristen era visibilmente preoccupata e suo padre le rispose, afferrandola per le braccia con veemenza: "Pirati. Ci attaccano da ogni lato. Sono venuti in centinaia e ci hanno colti impreparati, nonostante tutte le precauzioni adottate. Devi nasconderti, sei la figlia del Governatore, se ti trovano sarà la tua fine!". Le porte della reggia cominciarono a sbattere: qualcuno cercava di penetrare all'interno della struttura.

"Corri, Kristen, CORRI!" - il governatore corse a recuperare il suo fucile, facendo cenno ad una guardia di portare la giovane donna di sopra. Mentre l'uomo alto e giovane l'afferrava senza alcun ritegno, lei urlava: "Lasciami farabutto, ti ho detto LASCIAMI! PADRE FUGGITE!". 

Gli parò un calcio dove non batteva il sole e il ragazzo stava per accasciarsi quando, in un lampo improvviso, una pallottola lo colpì alla spalla destra. Un compagno accorse e gridò: "Signorina, nascondetevi! Scappate via! ADESSO!". Kristen, sconvolta, afferrò la pistola del ragazzo ferito, corse di sopra, aprì la porta della camera di suo padre, frugò tra le sue cose e ritrovò anche un pugnale. Uscì di corsa, lo sguardo iniettato di paura e sangue e si diresse in una piccola sala.

Le porte della reggia erano state spalancate e i pirati erano penetrati nell'edificio, armati e determinati. Sembravano asiatici dai lineamenti dei loro volti e dai loro occhi incappucciati.

Kristen si rannicchiò in un piccolo spazio, ma poco dopo la porta saltò in aria e cinque pirati armati di spade entrarono. La ragazza, senza esitazione, si alzò in piedi, ma era in svantaggio assoluto. Cercò di sparare, ma a quanto pare la pistola aveva esaurito le munizioni, ed era dunque inutile, quindi la gettò a terra brandendo un pugnale.

All'improvviso un sesto pirata, che doveva essere un capitano, asiatico, alto e robusto, con i capelli raccolti in una coda, fece il suo ingresso. "Sei la figlia del governatore, gioiellino, non è così?". Lei non rispose, ma lo fissò a lungo negli occhi a mandorla. "Non mi rispondi, si, beh vedremo chi risponderà. Prendetela". Gli altri cinque pirati le si avvicinarono e la rinchiusero in una morsa, mentre la ragazza si dimenava con furore. "Che bella ragazza, non vedo l'ora di metterle le mani addosso...I suoi fianchi sono così belli...Che gioiellino da collezione, il capitano l'ha adocchiata, chissà se ci farà fare un giro di prova...". Kristen non ebbe la forza e il tempo di rispondere o rimanere disgustata. Fu legata e tutti le puntarono le armi contro. 

Non c'era nulla che potesse fare. L'avventura della signorina Kristen Leefmore, figlia del governatore di Shasting, appassionata di libri e spirito libero, volgeva ad un punto in cui la principessa si trasformava in una serva e cioè, una ragazza piena di aspettative veniva catturata da dei loschi pirati e portata su una nave diretta chissà dove. 

Sarebbe stata trattata bene? Le avrebbero fatto del male? Avrebbe più fatto ritorno a casa sua? Avrebbe più rivisto suo padre, i suoi fratelli, i suoi zii e i suoi cugini? Avrebbe più potuto leggere le sue storie seduta in poltrona?

Il futuro le sembrava oscuro proprio come l'orizzonte di quella notte, ma forse non tutti i mali, o mari, vengono per nuocere...

𝐂𝐡𝐞 𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚𝐭𝐞? 𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐯𝐨𝐢 𝐊𝐫𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧 𝐩𝐨𝐭𝐫à 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐟𝐞𝐥𝐢𝐜𝐞 𝐝𝐢 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐨 𝐢𝐧 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨 𝐨 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭'𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐨 𝐬𝐚𝐫à 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐧𝐞𝐫𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐥'𝐨𝐫𝐢𝐳𝐳𝐨𝐧𝐭𝐞?

𝐆𝐫𝐚𝐳𝐢𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐚𝐯𝐞𝐫 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨.

𝐖𝐢𝐭𝐡 𝐥𝐨𝐯𝐞 (𝐚𝐧𝐝 𝐫𝐮𝐦),

𝐌𝐫𝐬. 𝐃 ✨


𝑷𝒐𝒊𝒏𝒕𝒊𝒏𝒈 𝑬𝒂𝒔𝒕//𝑱𝒂𝒄𝒌 𝑺𝒑𝒂𝒓𝒓𝒐𝒘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora