6. Lei, lei, lei!

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Pov Christian

Entrai nel deposito sbattendo la porta, incurante dei danni, di chi mi stesse seguendo da quando avevo parcheggiato la macchina o di chi fosse nella stanza ad aspettarmi.
- Bene! Ci siamo tutti? - chiesi senza guardare nessuno, sedendomi al mio posto, a capotavola, e prendendo la sigaretta che mi stava passando Nico, accomodato alla mia destra.
- No, capo. Silvio e Fabio stanno arrivando, erano fuori città. - mi disse non so chi.
Con la sigaretta ancora a penzoloni tra le labbra, mi sollevai i Rey-Ban sulla testa e diedi una rapida occhiata in giro.
- Ottimo. Ditegli che possono anche non presentarsi: sono appena stati estromessi dalla cerchia ristretta! D'ora in poi.. - mi fermai per accendere la paglia, ancora spenta. - Lizzie, segna tutto! - ordinai, prendendo dei fogli dalla valigetta che mi aveva portato uno dei miei uomini della sicurezza. - Faranno parte del gruppo 5, così vediamo se si permetteranno di nuovo di fare tardi alle riunioni! -
Passai un plico di fogli ad Alex, alla mia sinistra, e feci un cenno a Diana di distribuire gli altri.
- Scusi se mi permetto, capo! - attirò la mia attenzione un tizio biondo, con il naso più lungo del suo cazzo, seduto in fondo al tavolo.
Strinsi gli occhi per vederlo meglio e capire che minchia volesse dalla mia vita.
Si guardò un attimo intorno, probabilmente a disagio, e poi tornò a fissarmi.
Nel frattempo, attesi pazientemente che si degnasse di illuminarmi con la stronzata per cui mi aveva interrotto.
- I ragazzi sono in ritardo perché si trovavano in Giappone e lei ha indetto la riunione soltanto questa mattina. Se solo potessimo aspett.. -
Sollevai un sopracciglio, seriamente perplesso.
- Ma questo chi cazzo è? - lo interruppi.
Sentii qualcuno tossire per non ridere, mentre Nico neanche si disturbò a trattenersi.
- Sono.. - si schiarì la voce, il diretto interessato. - Sono Pietro Lanzi,  signore. -
Notai, intimamente schifato, delle goccioline di sudore scendergli dalla fronte, ma il suo nome non mi diceva proprio niente.
Guardai Lizzie, alla sua postazione al computer, per avere delucidazioni e in maniera spicciola mi spiegò che si trattava di un ragazzo del settore tecnico, appena entrato nel cerchio 4 per un affare andato a buon fine grazie al suo intervento.
Allora, mi fu tutto più chiaro: non era nessuno.
- Vedi, Lanzi... - iniziai, spegnendo la cicca nel posacenere. - Non ho ben capito il motivo del tuo intervento. -
Vidi letteralmente la sua faccia andare a fuoco per l'imbarazzo e, interiormente, me ne compiacqui.
- Io.. - si mosse a disagio sulla sedia. - Signore, io non volevo mancarle di rispetto, ma ecco... Silvio e Fabio sono miei amici e volevo.. Io volevo solo... - si bloccò, non trovando le parole.
Annuii, fingendomi comprensivo.
- Capisco e apprezzo la tua lealtà, Lanzi. -
Sembrò sollevato dal fatto che capissi il suo punto di vista.
- Per questo motivo, sei declassato anche tu al gruppo 5 con i tuoi amici, contento? -
Spalancò gli occhi e la bocca, totalmente colto alla sprovvista, ma non me ne poté fregar di meno.
- Adesso, però, vattene che qui dobbiamo discutere di cose molto più serie delle tue minchiate da checca! Saluti a Flavio e a Sergio e vattene a fanculo pure tu! Giorgio, accompagnalo fuori e assicurati che se ne vada! -
Mi sistemai i polsini della camicia, mentre uno degli uomini alti e vestiti di nero, posti di guardia ai vari ingressi del deposito, si staccò dalla sua postazione e si mise affianco al biondo, pronto a scortarlo all'ingresso e ad intervenire in caso di un colpo di testa.
- Molto bene! - esclamai, appena uscirono dalla stanza.
- Come già sapete, tra tre settimane ci arriverà il tanto atteso carico di armi. I fottuti americani hanno ''richiesto'' i soldi per quella sera stessa, precisando che non si faranno scrupoli a sparare a qualsiasi cosa si muoverà al di fuori del normale. -
Vidi qualcuno annuire, concentrato, e altri guardare i fogli che avevo fatto consegnare.
- Americani, morti di fame dal grilletto facile! - sibilai tra me.
- Dunque, una fonte sicura mi ha detto che gli sbirri faranno un controllo di routine al porto, intorno alle 2, e poi si leveranno dai coglioni. Verso le 3 in punto, invece, arriverà la nave, proprio qui. -
Indicai un'area precisa sulla carta topografica della città, che mi aveva appena passato Minnie, tramite Diana.
- Vi voglio pronti, con gli occhi aperti e il cervello attivo, ragazzi! Il cazzo lasciatelo a casa, intesi? -
Li guardai, deciso, senza aspettarmi una loro risposta.
- Ora, per quanto riguarda i russi, Pirovski ha comunicato che ci consegnerà i soldi dopodomani e che (benedizione ai russi!) partirà la sera stessa dello scambio. In poche parole: noi diamo la droga e loro ci danno 500 milioni di euro. Semplice, semplice! -
Mi accesi un'altra sigaretta, conscio di essere osservato.
Inspirai il fumo con calma e un ghigno diabolico mi uscì spontaneo.
- Ciò non toglie che voglia avere uomini ovunque! - li spiazzai, compiaciuto.
Presi il pennarello, che mi fornì Diana, e mi sollevai in piedi.
Feci scendere la lavagna dal soffitto e mi avvicinai per scriverci sopra.
Sfilai il tappo, nel silenzio della stanza, e iniziai a fare uno schema, tenendo il mozzicone tra i denti.
- Voglio Giorgio, Federico e Roberto dietro le barche a controllare la situazione, prima, durante e dopo lo scambio: non voglio ricevere sorprese di alcun genere! -
Mi girai a guardare i diretti interessati, trovandoli pronti e raddrizzati sulle loro poltrone.
- Farò mettere degli uomini, dietro ogni angolo disponibile e poco nell'occhio, pronti ad intervenire in qualsiasi momento ce ne sia bisogno. Ognuno di voi sarà coperto. -
Feci cadere la cenere sul pavimento lucido, infischiandomene di chi avrebbe pulito dopo.
"Tanto li pagavo tutti più di quanto meritassero!"
I ragazzi annuirono, seri, con un rispettoso: ''Sì, capo''.
- Guido, Diego e Tommaso: voi e i cecchini starete sotto, dentro e sopra gli edifici che affacciano sul porto! Vi voglio il più lontani possibile dalla zona di scambio, dato che possedete un'ottima mira a lunga distanza, e ci coprirete le spalle se qualcosa dovesse andare storta.-
Fecero anch'essi un cenno d'assenso e passai a guardare i miei amici più stretti.
- Ricky, Alex, Stef e Nico - i citati mi guardarono, fieri. - voi con me! -
Stirarono un sogghigno pari al mio.
- A tempo debito vi riferirò i vostri compiti. - informai, serio.
- Agli ordini, capo! - udii, ma non ci badai.
Mi volsi verso la lavagna per creare un ulteriore schema.
- Voglio i migliori del settore S (spionaggio) attaccati al culo dei russi. Pretendo di sapere anche quante volte al giorno vanno al cesso, intesi? - mi rivolsi a Lizzie in particolare, che si mise subito in contatto con le spie.
- Allora, Stef e Ricky si occuperanno dello scambio: daranno le casse di droga, appena i sovietici avranno dato i soldi a Nico ed Alex, che saranno con me, davanti al boss. -
Mi presi qualche secondo per riflettere meglio.
- Voglio gli "occhi di falco", soprattutto Giorgio e Roberto, ai lati del magazzino per controllare tutto! Federico e Guido, che sono i più rapidi nel muoversi, saranno appostati alle uscite d'emergenza, nel caso in cui i russi vogliano fregarci o scappare via. -
Feci un'altra linea nera sulla lavagna magnetica, più che concentrato.
- Tommaso e Diego saranno con i cecchini ai piani alti, invece. Infine, voglio macchine di guardia, appostate alle dogane del territorio, pronte a qualsiasi inseguimento o a qualche possibile nostra fuga. - conclusi l'esposizione del mio piano, visibilmente soddisfatto, e mi rimisi a sedere.
C'era ancora silenzio nella stanza e, pensieroso, mi passai una mano tra i capelli, sentendomi stanco.
Sollevai distrattamente gli occhi in giro e vidi che ancora mi osservavano, attenti. Alzai un sopracciglio, divertito.
- Levatevi dai coglioni, su! -
Risero e, in sincrono, si alzarono per andarsene.
M'inumidii le labbra e mi tornò in mente il bacio di Vanessa.
Le sue labbra morbide e carnose.. da mordere!
Avrei voluto fare tante cose con lei, cazzo, ed ero sicuro che le sarebbero piaciute tutte!
Sentii l'amico, in mezzo alle mie gambe, iniziare ad agitarsi e cercai di togliermi dalla testa tutte le cose decisamente porche che avrei voluto fare insieme alla stronza tentatrice.
In un flash, ricordai anche la discussione di ieri pomeriggio.
"Lei, lei, lei!
Dannazione, sempre lei!"
Ultimamente popolava troppo i miei pensieri.
Poggiai la fronte sulla mano, esausto, e mi alzai dalla poltrona. Afferrai il telefono dalla tasca, salutando tutti con un cenno della mano.

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