4. Baciarsi e non bruciarsi

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Pov Vanessa

Appena arrivata al Cube avevo mandato un messaggio a Christian, ma il bastardo non mi aveva neanche considerata.
Sbuffai, nervosa e spazientita, e mi alzai sotto lo sguardo divertito dei miei amici.
Li osservai dall'alto, annoiata.
- Ragazzi, non so voi cosa vogliate fare, ma io me ne vado a bere. - li informai, facendo ridere tutti.
''Che cavolo c'è da ridere?'' mi chiesi, infastidita.

Le due coppiette, ossia Laura e Giovanni con Tessa e Dario, si proclamarono fuori dal giro.

''Tanto per cambiare'' pensai con un po' di cattiveria.

''Dio, ho bisogno di bere!'' mi toccai il centro della fronte con l'indice e il medio e col pollice mi massaggiai una tempia.
Mi rianimai un po' appena Chiara, la mia cara e adorata Kiki, alzandosi entusiasta, esclamò:

- Io ci sto! - si avvicinò a me. - Qui è un mortorio. - scherzò, guardando i quattro col suo solito atteggiamento da snob.

- Quando riavrete voglia di vivere, noi siamo al bancone del bar a divertirci

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- Quando riavrete voglia di vivere, noi siamo al bancone del bar a divertirci. - li prese in giro.

Risi e la seguii verso l'unica cosa che avrebbe potuto aggiustare quella serata di merda: l'alcol, il mio caro e buon vecchio amico alcol!
- Certo che quando ti fidanzi diventi proprio noioso. - urlò la bionda a causa della musica alta, riferendosi ai nostri amici.
Sorrisi divertita.

- Semmai dovessi diventare una morta come loro, - le afferrai piano il braccio con entrambe le mani e lo scossi un po', guardandola negli occhi. - salvami! - finsi una voce disperata e Kiki scoppiò a ridere, scuotendo la testa per la mia inguaribile stupidità.

- Salvarti? Semmai, ti uccido prima! -
Ci guardammo, sorridendoci in maniera complice.

- Ragazze, che vi do? - chiese qualcuno.
Ci voltammo in simbiosi verso la voce allegra e giovanile che ci aveva chiamate e realizzammo di essere arrivate al bancone degli alcolici.
''Finalmente si beve!'' pensai entusiasta, osservando il barman dalla testa ai piedi: alto, magro, con un lieve accenno di muscoli.
Niente di eccezionale, dato che era pure biondo.

Ne avevo le ovaie piene di questi Ken nella mia vita.

Nel mio ambiente erano tutti troppo perfetti, con un futuro già scritto e una carriera sicuramente brillante e piena di successo perché il caro papà sborsava i miliardi; ed io non volevo vivere così, non volevo morire nella monotonia di quel mondo che, ne ero sicura, mi avrebbe uccisa.
Il pensiero mi andò a Christian: era nel suo mondo che mi sarei sentita viva!
Costantemente in pericolo, con il cuore a mille e la paura a tremila, eccitata per ogni cosa proibita fatta ed euforica per ogni siringa di adrenalina sparata direttamente in vena.
E, diamine, avrei barattato tutti i miei soldi pur di fare quella vita ogni giorno!

Sorrisi, fintamente interessata, al barista e ordinai ciò che volevo.
- Un Piña Colada. -
Il ragazzo mi guardò in maniera, secondo lui, seducente e mi fece l'occhiolino.
Lo vidi iniziare subito ad armeggiare con i liquori e altra roba; e mi venne quasi voglia di dirgli di darmele tutte quelle cazzo di bottiglie!
Mi trattenni però e osservai la sala intorno a me piena di gente che ballava, si strusciava e si baciava, tentando di toccarsi più arditamente come meglio poteva, mentre distrattamente sentii la voce di Kiki ordinare il suo cocktail.
- Per me, un Alexander! -

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