7. Anche a te batte così forte, Chris?

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Pov Vanessa

Stavo andando in cucina a controllare la mia cioccolata calda sul fuoco, avvolta nel mio pigiamone lilla con gli orsetti e in un paio di pantofole a forma di cane, quando suonò il campanello.
Mi sporsi a guardare l'ora e sollevai un sopracciglio.
Erano le 10:30 ed i miei amici erano tutti al lavoro o, come Luca, all'università; e Marco ero sicura che non avesse marinato la scuola perché ieri aveva studiato per un'interrogazione.
"Chi può essere?" mi chiesi, ripassando mentalmente tutte le persone che conoscevo.

A: Friends
"Se non mi passa la febbre, col cazzo che posso venire stasera!"

Inviai il messaggio alle ragazze, dirigendomi pigramente verso la porta.
Neanche mi guardai allo specchio quando ci passai davanti e mi pentii di non averlo fatto nell'esatto momento in cui vidi chi ci fosse dietro la porta, appena aperta.
- Che ci fai tu qui? - chiesi, troppo sorpresa per salutarlo.
Fece un sorrisetto divertito.
- Sei davvero sexy conciata così. - mi fece notare, antipatico, ignorando completamente la mia domanda.
Mi sorpassò, entrando in casa, senza neanche essere stato invitato.
Nella mia testa stavo bestemmiando in tutte le lingue del mondo, mentre chiudevo la porta.
- Però... - fischiò in segno d'apprezzamento. - Bella casa! - si complimentò, guardandosi intorno.
- Grazie. - risposi, non badando al suo sguardo che si posava ovunque.
Lo lasciai fare e mi diressi verso la cucina, ricordando soltanto in quel momento della cioccolata abbandonata sul fuoco.
Sperai ardentemente che non si fosse bruciata, sarebbe stato un vero spreco!
Sospirai di sollievo nel trovarla intatta e sobbalzai nello scontrarmi con un petto solido appena mi girai.
- Accidenti! Vuoi farmi morire? – lo guardai male, con la mano poggiata sul cuore.
Rise e osservò ciò che stavo facendo prima del suo arrivo.
- Ne vuoi un po'? – chiesi.
Scrollò le spalle e si accomodò sullo sgabello.
- Perché no? - sorrise e mi rilassai.
Versai la cioccolata in due tazze giganti e gliene porsi una insieme ai biscotti.
Mi sfiorò le dita e mi si attorcigliò lo stomaco.
"Accidenti!"
Lo vidi soffiare piano sul liquido bollente, attento a non bruciarsi.
"Era uno spettacolo questo ragazzo!"
Scossi la testa e sorseggiai la cioccolata, indecisa se spezzare o meno quel silenzio privo d'imbarazzo.
- Allora... - mi leccai il labbro. - Non che non mi faccia piacere una tua visita, eh! Ma perché sei qui? -
Mi studiò per qualche secondo e ricordai a me stessa che avevo gli occhi lucidi, il naso rosso e le labbra secche: un mostro, insomma!
"Che figura di merda!"
- Non ti sei fatta viva per tre giorni e ho pensato che ti fosse scoppiato un brufolo in piena faccia. Di solito, mi rompi i coglioni, ogni secondo! -
Spalancai la bocca, offesa, ma davanti alla sua espressione giocosa, mi sciolsi.
- Divertente, sì! Che c'è, ti sono mancata? - lo stuzzicai. - Attento, Christian! Potrei pensare che ti stia addolcendo o, peggio, che ti stia affezionando a me. –
Mi sporsi con il busto verso di lui, ammiccante, e mi rispose allo stesso modo, con fare ilare:
- Continua a sognare, ragazzina! –
Misi il broncio.
- Aaah, accidenti! Sembrava troppo bello per essere vero. - sospirai, scuotendo il capo, facendolo ridere.
Mi beai di quel suono: aveva una risata bellissima e non la sentivo spesso.
- Comunque, ho una febbre che non ne vuole sapere di passare e un raffreddore di merda! - mi lagnai come una bambina. - I miei fratelli mi hanno minacciata che, se non fossi rimasta a casa, mi avrebbero tolto la macchina e seguita ovunque. Maledetti ricattatori! – sibilai, frustrata.
La mia espressione facciale lo fece ridere di nuovo e inspiegabilmente mi sentii bene.
- Perché, volevi venire all'università in queste condizioni? - domandò, divertito, con un sopracciglio alzato.
- Beh.. - mi morsi il labbro inferiore, guardandomi le mani. - Volevo vederti. - confessai a bassa voce, improvvisamente timida.
Inclinò la testa, sorpreso, e notai un lato delle sue labbra sollevarsi in un piccolo sorriso.
- Non mi dire! - mi canzonò, scherzoso.
Alzai le spalle, sotto il suo sguardo attento.
Dopo qualche secondo di troppo, cambiò discorso:
- Come hai fatto a ridurti così? - m'indicò con l'indice, dalla testa ai piedi.
- Stai dicendo, forse, che sono brutta? - lo guardai, truce.
Sbuffò una risata e alzò le mani, fintamente innocente.
- Non oserei mai! - mi sfotté.
Scossi la testa, rassegnata al suo modo di fare.
- Ho fatto un bagno alle 3 di notte. - risposi alla sua domanda. - Ero con degli amici in spiaggia per un falò e, per movimentare la serata, mi sono spogliata e sono andata a fare il bagno, seguita poi dagli altri -
Alzò il mento, rigido, e mi riservò un'occhiata gelida, spiazzandomi.
"Che gli prendeva adesso?"
- Ti sei spogliata davanti a tutti? –
Morsi un biscotto.
- E' quello che ho detto. -
Strinse la mascella e annuì con aria severa.
- Lo so che è folle, ma sento l'impulso costante di fare cose diverse, che nessun altro farebbe. Ho bisogno di sentire qualcosa, Christian! E non m'importa se agli altri sembri pazza o un'irresponsabile: io voglio vivere e arrivare al giorno in cui sarò vecchia e ricorderò questi momenti, quelli in cui per un bagno invernale ho preso una febbre da cavallo, facendomi un sacco di risate. - sorrisi al pensiero. – O quello in cui mi sono fissata con una delle persone più pericolose in circolazione e, alla fine, l'ho avuta vinta. – ammiccai, riferendomi palesemente a lui.
Schioccò la lingua in risposta.
- Sogni troppo, ragazzina! -
- Non lo so. Forse! Ma, alla fine, è tutto quello che ci resta. -
Sospirò rumorosamente e si passò distrattamente una mano tra i capelli, colto da chissà quale pensiero.
Sorrisi, non vista, e finii di bere la mia bevanda calda.
Posai la tazza nel lavabo e feci per girarmi a prendere la sua, quando lo sentii dietro di me.
Mi sfiorò il fianco sinistro con i polpastrelli della mano e si avvicinò ad inspirare il profumo dei miei capelli.
Chiusi gli occhi e gli poggiai la nuca sulla spalla.
- Come fai a passare dall'essere una psicopatica seriale all'essere di una saggezza destabilizzante? Come fai a calamitarmi in questo modo? – mi chiese, frustrato, ma non c'era cattiveria nella sua voce.
Aprii gli occhi e rimasi in silenzio, a fissare la parete di fronte a noi.

Sarai MIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora