Capitolo 20. la metà

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Sara's pov

Il lasso di tempo che trascorremmo in seguito agli avvenimenti di quella fatidica serata fu a dir poco estenuante.

Alessia rifiutava di uscire dalla sua stanza se Taehyung era nei paraggi, ma anche Jimin, divorato dai sensi di colpa, evitava un qualsiasi contatto con il suo migliore amico al di fuori del palco, delle interviste e dei pasti. Non lo degnava di uno sguardo e il minore faceva altrettanto.
Tutto il divertimento condiviso in tour non era capace di placare la tempesta di sentimenti che i tre ragazzi provavano.

Dall'altro lato il resto di noi stava vivendo un'esperienza fantastica, nonostante il clima che si era venuto a creare, ma ovviamente tutto ciò influiva anche su di noi, su alcuni più di altri.

**********

Trovai Namjoon appoggiato alla finestra, concentrato a guardare, tra un sospiro e l'altro, lo spettacolo dei palazzi di New York.
Si strofinò gli occhi e passò una mano tra i capelli, poi fece cadere il suo sguardo sulle sue mani che passava lentamente le une sulle altre.

Mi inginocchiai davanti a lui e gli accarezzai una gamba facendolo sobbalzare, come se si fosse appena svegliato da un sogno.

Alzò lo sguardo per guardarmi negli occhi e senza esitare gli feci un sorriso.

«Ehi»

«Ehi...» sospirò.

«Ti va di parlare un po'?» chiesi cercando di sembrare il più pimpante possibile.

«Mh» annuì.
«È che sono esausto e mi sento impotente. Mi definiscono leader, ma sembra che più cerchi di aggiustare la situazione io distrugga ogni cosa, come mio solito.» scosse la testa.

«Joon... Ti senti quando parli vero?» con una mano presi la sua e con l'altra alzai la sua testa per guardarlo bene negli occhi.

«Ascoltami, io capisco come ti senti davvero, ma non puoi risolvere sempre tutto tu. Puoi provarci, ma se loro non decidono di fare qualcosa non succederà mai nulla e lo sai. Non puoi fartene una colpa.»

«Lo so, ma mi sembra che ogni cosa che il faccia sia inutile, vorrei poter resettare tutto.» si avvicinò a me con fare stanco.

«Non è per niente vero credimi, sai che sono sincera con te, se credessi che qualcosa che fai è sbagliato te lo direi. Joon tu fai già abbastanza sia nel tuo lavoro che come amico, purtroppo per quanto faccia schifo non possiamo controllare tutto e tutti, bisogna accettarlo.» spostai un ciuffo di capelli dai suoi occhi e accennai un sorriso.

«Ho parlato con Jimin, è distrutto per tutta questa situazione non posso immaginare cosa si provi.»

«Beh direi anche per fortuna.» dissi scherzosamente.

«Già...» vidi le sue labbra curvarsi all'insù.

«È un sorriso quello che vedo o sto sognando?»

«Potrebbe anche darsi.» disse lui mordendosi la guancia.

«Nessun potrebbe con me Kim, hai sorriso ammettilo.» lo spinsi leggermente.

«E va bene, era un sorriso contenta.» Sbottò il biondino roteando gli occhi spingendomi a sua volta.

Mi fermai ad osservarlo per qualche secondo, poteva sembrare banale ma vederlo così, in una situazione e in un momento che sembrava così normale, lo rendeva ancora più bello. Sembrava che tra la frenesia di tutto non potessi mai prendere una pausa e  guardarlo in quel modo.

Si avvicinò e lasciò un bacio sulle mie labbra, poi appoggiò la fronte sulla mia.

«Grazie.» fece lui passando le dita tra i miei capelli.

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