Capitolo 11. Persone Speciali

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Namjoon's pov.

Misi una maglia nera di lana, jeans, anfibi e giubbotto anch'esso di jeans.

Arrivammo all'università e la vidi; dovetti frenarmi dal lanciarmi su di lei e abbracciarla talmente forte che non avrebbe respirato per un minuto. Mi notò e girò i tacchi per andarsene, ma corsi da lei e la fermai.

"Sara dobbiamo parlare." Le dissi

"Cosa dovremmo dirci?" Mi guardò acida e tolse la mano.

"Dobbiamo parlare di quello che è successo e inoltre volevo sapere di tua madre."

"Sta bene. Adesso se vuoi scusarmi." Si voltò ma la fermai nuovamente.
"Lasciami non ho niente da dirti."

"Io sì invece e devi starmi a sentire." Dissi serio guardandola negli occhi.

"Cosa devi dirmi mh? Che non hai bisogno di me? Bene ti ho accontentato, rimani da solo con te stesso."

"Mi dispiace per quello che ho detto, io ero molto stressato quel giorno e..."

"Cosa. E cosa. Non riesci a fidarti di me? Mi dispiace ma non posso stare dietro ogni tuo capriccio e tu non puoi scaricare il tuo stress su di me. Per te sembra facile, ma per me no. Tu hai tutto e hai già una carriera, io sto cercando di costruire il mio futuro, ma comunque anche mentre studiavo riuscivo a trovare del tempo per te e non farti pesare niente. Io ho sempre cercato di tirarti su e di non farti pesare il tuo lavoro e dovrei anche sentirmi dire certe cose? No mi dispiace. Adesso vado a laurearmi, buona visione." Non feci in tempo a rispondere, era già andata via.

Non credevo stesse così male, l'ultima cosa che avrei voluto era caricarla dei miei pesi eppure lo avevo fatto.

La seguii verso la stanza in cui avrebbe discusso, la vidi guardarsi intorno preoccupata, come se stesse cercando qualcosa o meglio qualcuno.
Guardò me, dritto negli occhi. Capii che aveva bisogno di un supporto, era talmente agitata da cercare qualcuno che la calmasse e fui felice di essere io. Le sorrisi e annuii, come per dirle che sarebbe andato tutto bene, sospirò e fece lo stesso.

La chiamarono e si alzò, sembrava molto sicura di sé, ma sapevo fosse tesa, le tremavano le mani. Quando cominciò a parlare rimasi a bocca aperta, sembrava quasi fosse lei la Coreana tra tutte le persone presenti in quella stanza. Fu bravissima.
Andò fuori una volta finito e noi con lei. Dopo aver salutato tutti arrivò a me e sussurrò un "grazie".

"Non hai bisogno di sentirti dire che sei magnifica, sai che è così." Sorrisi.

Tornammo dentro per sapere l'esito finale, era tanto agitato quanto lei, le ero stato accanto durante tutto il periodo di scrittura e studio, sapevo quanto tempo e impegno aveva speso per farlo e quanto ci tenesse ad avere un buon voto. Nonostante l'ansia non mi meraviglia affatto del suo voto finale né dell'offerta di lavoro, lo aveva sudato e se lo meritava. Decidemmo di andare a festeggiare, io però rimasi indietro. Mi vide.

"Che fai non vieni?"

"Vuoi che venga?"

"Non posso festeggiare in comitiva se non è completa, ma non illuderti, sono ancora arrabbiata con te." Trattenni una risata e ci incamminammo insieme.

Sara's pov.

Mentre camminavamo uno accanto all'altro notai che lui, come me, indossava ancora l'anello che gli avevo regalato.

"Lo hai tenuto..." Guardai l'anello al suo dito.

"Mai tolto." Mi disse guardando il mio.

Squillò il mio telefono, era mia madre.

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