Capitolo 5: Lei sposterà massi non sassolini

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Conduco Koga su un comodo pagliericcio per non farlo stancare e mi allontano piano piano per lasciarlo con i suoi amici. Mi guardo attorno e intravedo Ayame che sta medicando suo nonno in un angolo appartato della pianura protetta della pareti montuose della montagna. Le metto davanti agli occhi Apocalis -C'è potere curativo a sufficienza per farlo dormire sonni tranquilli dico bene Apocalis?- la mia spada brilla di verde confermando la nostra comune decisione. La ragazza lupo mi rivolge un sorriso riconoscente mentre l'ultima goccia di energia taumaturgica nella mia katana si riversa dentro il corpo del grande lupo bianco che distende i muscoli, rilassandosi. Rinfodero Apocalis e mi siedo accanto ad Ayame: sembra esausta e i suoi occhi paiono lontani anni luce mentre osserva le sue mani giunte in grembo senza però vederle realmente -Ayame?- con un sussulto torna in sé e mi chiede -Si? Scusa, mi ero persa nei miei pensieri.- -Ho notato. Stai bene? Arun non ti ha toccata vero?- le domandò preoccupata pensando al peggio ma lei scuote la testa -No, Koga è arrivato prima che riuscisse a sfiorarmi la mano.-
-Come ... Koga ... Tu ...- mi mordo il labbro prima di porle la domanda che più mi preme -La mia finta morte vi ha fatto stare molto male?- Ayame alza gli occhi e so che mi sa osservando -Vuoi davvero ...?-
-Voglio sapere la verità, non importa quale essa sia.-

-Beh ... Koga è stato molto male, passava tutte le giornate a cercarti nei dintorni del crepaccio e nelle zone circostanti rischiando più volte di venire linciato dagli umani perché cercava di casa in casa e perquisiva i carri e le stalle.- si ferma inquieta ma io la incoraggio -Vai avanti, dimmi tutto.- -Non voleva credere che tu fossi morta per questo partiva sempre all'alba e tornava al tramonto, senza mangiare alcunché se non piccole porzioni di carne e poca acqua. Nemmeno la notte gli dava sollievo: le prime settimane sono state le più dure. Lo sentivo gemere, agitarsi, girarsi più volte in varie posizioni e quando urlava tornava in sé e io ero al suo fianco. Era sempre madido di sudore, aveva gli occhi spalancati e il respiro affannoso e accelerato. Tremava come una foglia e si guardava intorno sussurrando apprensivo il tuo nome: io prendevo semplicemente una pezza e gli asciugavo le gocce che gli scendevano sul volto e tentavo di tranquillizzarlo. Certe notti mi chiedeva se poteva appoggiare la testa sulle mie gambe.- un sorriso nostalgico e triste le solca le labbra -Lo lasciavo fare, se serviva per tranquillizzarlo non mi dispiaceva affatto però ... La mattina dopo al mio risveglio se n'era già andato. Tutto ciò si ripeté per cinque lunghi mesi, quando i sogni sulla tua morte cessarono di tormentargli il sonno.- stringo impercettibilmente il pugno sinistro -E tu?-

-Anch'io ne sono uscita addolorata e nonostante cercassi di mostrarmi forte finiva sempre che la notte piangevo. Credo che abbia passato un mese intero a piangenti prima che realizzassi che nemmeno tutte le mie lacrime sarebbero bastate a farti tornare. Eppure ho sperato tanto che una sera Koga tornasse e mi dicesse che aveva trovato una traccia del tuo odore ma col passare del tempo questa speranza si è affievolita sempre di più. Così ho tentato di continuare con la mia vita distraendomi nei lavori che c'erano da fare sperando che il dolore si attenuasse ma, nonostante ciò, capii che non avrei potuto sopportarlo. Il tuo ricordo era ovunque guardassi. Per questo mio nonno mi portò con sé sulle montagne dell'Est quando ebbe constatato che Koga si era ripreso: per non vedermi ogni giorno con un velo di dolore e tristezza negli occhi. Pensavo di averlo finalmente superato quando tu comparisti quel giorno nel prato delle primule, atterrando malamente ma rialzandoti in un attimo per uccidere quel demone rospo che voleva la tua anima.- cala il silenzio mentre io cerco di trovare qualcosa da dire.

Mi guardo le mani: non posso credere che li abbia fatti soffrire così tanto ... Certo, non mi ricordo cosa successe quella volta ma questa non è una giustificazione per scusarmi, sembrerei meschina.
Odio non poter rivedere quei giorni, quel giorno in particolare, perché così capirei cosa o chi mi abbia tenuto lontana dall'epoca Sengoku al punto da farmi scordare i miei amici. Però rimane sempre il fatto che hanno sofferto la mia scomparsa a lungo. Mi chiedo se abbia fatto bene ...-Tu hai fatto bene a mostrarti Shadow.- volto la testa verso Ayame che mi fissa radiosa -É vero, siamo stati male ma guarda adesso com'é felice Koga. Quel sorriso che ti ha regalato mentre stavi bloccando l'attacco di quel demone è stato il primo vero sorriso che gli abbia mai visto fare da dieci anni. Se il risultato di quelle notti insonni è di averti di nuovo qui sappi che ripeteremo tutto quello che abbiamo passato.- mi mette una mano sulla spalla sorridendomi -Quindi non fare quella faccia triste perché dovrò prendere provvedimenti chiaro? Ora mostrami il tuo miglior sorriso amica mia.- annuisco sorridendo a mia volta. Il pensiero di star dimenticando qualcosa d'importante fa capolino nella mia mente ma io lo scaccio immediatamente.

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