✳Capitolo 7: Figli del Vento✳

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A quel segnale noi scattiamo e subito c'è da far resistenza alle correnti contrarie che ci vengono incontro proprio per impedirci di continuare. Ma noi sappiamo che quelle non sono minimamente alla nostra altezza, che il vento non sta sfoderando la sua arma migliore, che sta aspettando qualcosa. Però non c'interessa, l'unica cosa che conta adesso è di poter mostrare a tutti che il tempo e la distanza non hanno vinto.

Avevo dimenticato la sensazione che si prova a correre scalza, a sentire anche solo per pochi secondi l'erba e la terra sotto i piedi, la sensazione di libertà che ne deriva mentre il vento ti rimbomba nelle orecchie, incitandoti ad andare avanti e tentandoti di tornare indietro.
Io e Koga conosciamo bene la voce del vento, le sue insidie e i suoi premi.

Dopotutto siamo cresciuti con lui e lo consideriamo come nostro padre: ci ha aiutato sospingendoci da dietro per i primo tempi, ci ha fatto i primo test con dolci correnti che sono andate via via più forti e potenti per mettere alla prova la nostra resistenza, anche a costo di spazzarci via come è già successo.

Severo ed esigente.

Ecco com'è il vento.
Non ammette debolezza o incertezza.
Solo i più forti si guadagnano il suo rispetto.
Forte, leale, impulsivo, testardo e determinato: un figlio del vento deve avere queste caratteristiche per potersi definire tale.

Mentre superiamo con un balzo il torrente, non posso fare a meno di pensare che questa sia la nostra ultima prova, l'esame finale.
Nostro padre tenterà il tutto per tutto per metterci i bastoni fra le ruote ma noi siamo pronti a riceverlo.
Saltiamo da ramo a ramo individuando i vuoti d'aria o un flusso più debole di vento in una frazione di secondo, usando l'istinto e i sensi che abbiamo forgiato in dieci anni.
Scivoliamo nel fango inclinandoci il più possibile in avanti per fendere meglio l'aria, contraendo gli addominali prima di riprendere la nostra folle corsa.

C'è un passaggio ostruito fra le pareti rocciose molto vicine fra loro e noi balziamo su ogni piccola sporgenza roteando in aria per neutralizzare anche solo per pochi ma preziosi attimi i vortici ostili che ci farebbero cadere verso il basso.
Mentre mi ritrovo a girarmi su me stessa in aria, la voglia di ridere è troppo forte che non riesco a trattenermi e la risata si trasforma in un urlo pieno di adrenalina che sovrasta il sibilo del vento. Accano a me, Koga sorride e, appena toccata terra e sollevato il nostri personale tornado d'aria, si lascia andare anche lui a un grido elettrizzato.
Ma la sfida non è ancora finita.
Ci aspetta un pendio molto ripido che potrebbe rappresentare un problema: ci siamo sempre allenati in spazi aperti e piani, raramente abbiamo provato su terreni curvilinei o in pendenza.

Si potrebbe pensare ad un colpo basso, uno scherzo di cattivo gusto ma non la vediamo così io e Koga. È una prova dentro la prova, l'arma segreta che finalmente mostra il suo volto.
In spazi ristretti, in pendenza e senza via di fuga il vento si può scatenare a suo piacimento. Forse il primo tratto possiamo anche superarlo con qualche piccolo sforzo ma dalla metà in poi, sino alla cima, potremo non reggere; ci ritroveremmo con le gambe pesanti e il fiato corto a causa dei venti che infuriano in un luogo chiuso e delimitato.
Il rischio è alto: potremmo avere un attacco di cuore o venire spinto oltre i 250/300 km/h fino a valle, se non oltre da tutta la massa d'aria che si accumulerà.
Papà è proprio intenzionato a fermarci ad ogni costo.
Però non molleremo, adesso o mai più.

Iniziamo la salita mentre corriamo fianco a fianco, socchiudendo gli occhi per non permettere a piccoli granelli di terra di oscurarci la vista anche solo per un attimo, ora più che mai dobbiamo mantenere alta la concentrazione, il tempo di guardarci indietro è finito.
Schiviamo le correnti più insidiose che ci vengono addosso apposta e ci spostiamo in parte finché non cessano mentre a volte corriamo sulle pareti o ci evitiamo a vicenda perché i flussi si fanno più numerosi e intensi ogni metro che percorriamo.
Lo scopo è abbastanza chiaro, ci vuole stancare ancora prima di arrivare oltre la metà, nel vero fulcro della prova.
Koga e io non ci parliamo, nemmeno un avvertimento su dove mettersi quando uno di noi deve evitare una corrente; non servirebbe, abbiamo provato tante di quelle volte che ormai ci muoviamo in sintonia perfetta anche dopo tutti questi anni.
Ma mi accorsi troppo tardi che è proprio a questa sintonia che papà vuole mirare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 02, 2015 ⏰

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