Righe tanto per scrivere, per tenere in funzione quella parte di me che ancora mi consente di avere un appiglio, una speranza, un bacione che non posso far altro che seguire e supplicare non si tratti di un abbaglio. Il buio interno si insinua nella pelle e le ossa sembrano quasi adagiarsi al suo interno, inebriando il corpo col gelo che ne consegue, lasciando un alone siderale. Solo una luce ora baluginante, ora fioca, ora più accentuata, ora già più tenue. L'incertezza di quella che pare essere l'unica via, l'unica percorribile senza cadere nel banale di una giornata spesa solo per arrivarne alla fine. E non c'è alternativa vicaria nella mente quando io bagliore si fa più evanescente, resta solo il prorompere del vuoto che si accinge ad esercitare un attribuzione che non gli appartiene : la pesantezza. È un'esigenza austera quella di seguire il bagliore, poiché nell'assenza di questa prodigazione, si apre il nulla anche sotto al pavimento, con la prodigalità di chi dona anche se stessi agli altri, scaturendo la precipitazione del mio corpo inerme, indirizzandolo all'eterna caduta o all'impatto con un nuovo sentiero, una nuova speranza. Quel sentiero.
STAI LEGGENDO
Pensieri erranti
PoesíaRaccolta di poesie, pensieri e voglia di esprimersi riversata su carta.