chapter-5

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Lewis' pov
Se non salta fuori entro cinque minuti appena la trovo vede, io non sono il padre migliore del mondo ma lei non scherza sul farmi girare i coglioni.

"Lewis calmati un attimo"

"non mi calmo cazzo, sono suo padre non si deve comportare così con me" tiro un pugno al muro incazzato

il telefono di Toto squilla e si allontana per rispondere, quando torna indietro mi guarda il telefono di Toto squilla, si allontana per rispondere, quando torna indietro mi guarda

"la trovata Ricciardo, è sul tetto" annuisco e vado verso l'ascensore

"mi raccomando Lewis, niente stronzate" non rispondo e guardo le porte dell'ascensore che si chiudono.

Quando sono davanti alla porta del tetto, esito un attimo la poi la apro ed esco, Daniel si alza appena si accorge di me e se ne va lasciandomi solo con lei

Mi siedo accanto a lei, ha la felpa di Daniel addosso oltre alla sua e il cappuccio gli copre tutta la faccia.

"Cas, mi dispiace non volevo trattarti male" gli dico dopo un paio di minuti che sono li.

Cassy' pov

continuo a guardarmi le scarpe

"perché fai così? io cosa ti ho fatto?" parlo tenendo la testa bassa

"niente, sono sempre stato io a sbagliare, sono io che continuo a vincere una gara dopo l'altra, un campionato dopo l'altro dimenticandomi di avere te a casa che mi aspetti, tu hai sempre e solo voluto me e io non ci sono mai stato e sto male per questo perché me ne rendo conto solo ora, non so quali sono i tuoi sogni o chi vuoi diventare, ho sempre pensato ha farti avere tutto quello che a me era mancato, ed ero felice davvero che tu avessi tutto quello che a me era mancato, ma non ti ho dato l'amore che ti dovrebbe dare un padre, non ti sono mai stato vicino.
Toto mi ha detto che l'assenza di tua madre crea un grande vuoto dentro di te e che solo io forse riuscirei a tappare quel buco, che se non hai neanche il mio allora sei vuota, io voglio sapere se sei vuota, voglio sapere tutto il male che ti ho fatto in questi anni a non starti accanto, a preferire ad andare ad una sfilata che stare con te e raccontarti qualcosa per farti addormentare o a venirti a consolare dopo che avevi avuto un incubo."

Alzo lo sguardo su di lui ha una faccia che non so descrivere e dopo non so quanto tempo decido di parlare

"vorrei andare ad Oxford a studiare pubbliche relazioni" lo guardo fissarmi

"ma?"

"ma pensavo di prendermi un anno prima di iniziare"

"se lo vuoi fare per portarti avanti con il programma lo fanno tutti ormai" mi dice tranquillo

"ti volevo chiedere una cosa – annuisce e mi fa segno di continuare – chi è mia madre?"

Non mi guarda spostando lo sguardo da una parte all'altra del tetto

"perché lo vuoi sapere? Perché adesso?"

"voglio solo sapere chi è, non ci voglio parlare o cose simili" mi asciugo le lacrime con la manica della felpa di Daniel che penso che non riavrà più indietro

"si chiama Ariel, ha un paio d'anni in più di me e brasiliana e fa la modella in Brasile" torna a guardarmi e annuisco

"perché non mi ha voluta?" il suo viso si abbassa e chiude gli occhi

"siamo andati a letto una sera in discoteca, sua madre l'ha obbligata a portare avanti la gravidanza ma Ariel non ne voleva sapere nulla di te" tiene la testa bassa e si guarda i tatuaggi sulle mani

"quindi io non ero nei vostri piani, sono sempre stata un ostacolo, per lei quei nove mesi e per te tutti questi anni"

"No, non sei mai stato un ostacolo per me"

"Sì invece, potevi lasciarmi in quel cazzo di ospedale"

"Cas sei mia figlia, la mia bimba non ti avrei lasciato mai in un ospedale, ok io non sono stato presente ma non sarei mai riuscito a fare una cosa del genere, ero un ragazzino ma non ti avrei mai lasciato" mi guarda piangendo e mi rendo conto che forse sono stata un po' troppo dura

Faccio per parlare ma lui si avvicina stringendomi tra le braccia, lo abbraccio anch'io, e da tantissimo tempo con non lo abbracciavo.

"io spero solo che tu un giorno tu possa perdonarmi per tutto questo" mi dice continuando a tenere la testa appoggiata alla mia.

Non so bene per quanto restiamo lì ma a farci tornare alla realtà e il suo telefono che squilla, quando lo prende loggo sullo schermo 'Toto' risponde ma io non seguo la conversazione.

"andiamo a dormire?" mi chiede a bassa voce annuisco e lui si alza aiutando anche me, attraversiamo il corridoio con il suo braccio sulle mie spalle e la mia testa appoggiata alla sua spalla.

Quando arriviamo al nostro piano tiriamo dritto fino alla sua camera, prendo il telefono per guardare l'ora ed è l'una passata e Angela starà già riposando, entriamo in camera e mi dà subito un paio di pantaloncini sintetici insieme a una maglia della Petronas, vado in bagno a cambiarmi e quando esco lui e già cambiato sotto le coperte, lo raggiungo e mi sdraio al suo fianco.

Ricominciamo da qui - Lewis HamiltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora