1. All the devils are here

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(NOTA: Ciao a te lettore. Voglio solo avvertirti che noterai presto delle differenze fra Before the Storm e quanto leggi, in particolare alcuni personaggi - pur avendo compiuto le stesse azioni ed avendo lo stesso ruolo narrativo - non sono gli stessi. Ti accorgerai di chi sono strada facendo. Il motivo di questi cambiamenti è perché ho voluto adattare tutto al canone di Life is Strange, così personaggi come Victoria, Taylor, Warren etc. che non avrebbero potuto esserci nel gioco prequel - per vari motivi - non ci sono o sono stati sostituiti con altri. Non preoccuparti però, ci saranno, solo più avanti, quando sarà il momento giusto ;-)
Buona lettura! )


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Throw back arms I love you
And I won't be bothering with mourning
It's crucial that you see the truth
When looking for yourself
Not useless observations


(All I Wanted - Daughter)



Faceva freddo, il vento pungeva il naso e agitava i suoi lunghi capelli biondi. Ma ne valeva la pena. Rachel corse in avanti, superando un grosso ramo caduto chissà quando sul sentiero. Poco più indietro suo padre camminava a passo costante, mai perdendola d'occhio. A sinistra del sentiero il terreno boscoso era in salita, mentre a destra, a pochissimi metri, c'era il dirupo. Il profumo di resina riempiva le narici di Rachel, il fruscio del vento fra i rami degli alberi coccolava il suo animo. Adorava le escursioni con suo padre, erano come piccole avventure e il Monte Hood era lo scenario perfetto. Stavano percorrendo il sentiero B, difficoltà media, che conduceva sulla cima del monte, ad una baita con belvedere da cui si vedevano tutte le vallate circostanti. Erano partiti al mattino presto e c'era il sole, ma si era rannuvolato nel corso della camminata. Ora il sole era velato da una coltre di panna montata. La montagna, in quel punto, era molto ripida, ma il sentiero saliva a zig zag, mantenendo una pendenza accettabile. Non era una sfida per Rachel, che decise di tagliare. Davanti a lei sporgevano alcuni massi ricoperti di muschio e aghi di pino, che creavano una breve parete rocciosa di circa tre metri. Rachel puntò l'avversario e lo affrontò di petto. Scovò i primi appigli con facilità e percorse il primo metro.
"Rachel che cosa fai?" la voce di James Amber era morbida, ma lievemente allarmata.
"Scalo la parete!" rispose Rachel mentre con lo sguardo indagava alla ricerca di nuovi appigli. Trovò una sporgenza a destra e vi si allungò.
"È pericoloso, torna giù. Usiamo il sentiero!"
"Rilassati Pà. La signorina Hillman ci ha fatto esercitare tutto l'inverno in palestra, ci ha anche spiegato che dobbiamo stare attenti agli appigli instabili, agli insetti e al muschio." Rachel percorse un altro mezzo metro. Le dita iniziavano a contrarsi, gli scarponcini da montagna che indossava non erano flessibili come le scarpe da ginnastica. Ma poteva farcela!
"Ok... stai attenta." James Amber si posizionò dietro di lei, pronto a prenderla in caso perdesse la presa. Rachel era aggrappata come una scimmia con la schiena all'altezza del viso di suo padre. A scuola avevano fatto delle gare a squadre, una specie di staffetta in cui bisognava recuperare una bandiera situata in un certo punto della parete, scendere, passarla al compagno successivo che avrebbe scalato fino ad un punto più elevato per lasciare la bandiera e tornare giù, passando il turno ad un altro compagno che avrebbe recuperato la bandiera, e così via, finché non si riusciva ad arrivare in cima. La squadra che per prima riusciva a posizionare la bandiera in cima e recuperarla senza cadere vinceva. La squadra di Rachel aveva vinto e lei era stata l'ultima giocatrice in gara. Le erano piaciute tantissimo le lezioni di scalata e meditava di chiedere a suo padre di iscriverla ad un corso estivo di climbing. Quella che stava scalando ora era niente per lei, tre miseri metri contro i dieci che aveva scalato a scuola.
L'ultimo metro fu un po' più impegnativo. C'era davvero differenza fra scalare una parete d'allenamento e una reale. Le dita facevano molto più male, Rachel poteva sentire i tendini del polso che iniziavano a scaldarsi. Soprattutto, questa volta non aveva l'imbracatura. Ma le mancava meno di un metro. Afferrò una radice, tirò un po' per assicurarsi che tenesse e iniziò a issarsi.
"Rachel?"
"Tutto bene papà! Ci sono quasi!"
"Ti aiuto?"
"NO!"
"Sii cauta tesoro..."
Rachel ringhiò, afferrò la radice con entrambe le mani e iniziò a salire. Appoggiò i gomiti sulla superficie piana, dove il sentiero ricominciava. Con i piedi andò a tentoni in cerca di un appiglio. Ne trovò uno, ci si pesò sopra per testarlo. Reggeva! Con uno sbuffo si diede lo slancio e rotolò sul sentiero, superando la sua prima scalata reale. Non una gran cosa, lo sapeva. Ma le era piaciuto. Aveva vinto lei!
"Bravissima tesoro!" James percorse il sentiero, mettendoci un minuto a raggiungere la figlia, che nel frattempo si era rimessa in piedi, si era spolverata i pantaloni e la giacca azzurra imbottita ed aveva assunto una posizione trionfale. Gli occhi socchiusi e volutamente altezzosi, colmi di vanto per l'impresa appena compiuta.
"Visto Pà? Posso scalare! Pensa cosa potrei fare con corde e imbracature!"
James la raggiunse con un sorriso fiero e amorevole.
"L'estate è ancora lontana, vedremo quando finirà la scuola come saranno i tuoi voti e ci penseremo" ammiccò.
"Ovviamente saranno ottimi!" Rachel mise i pugni sui fianchi e divaricò leggermente le gambe piantandosi al suolo.
"Ti credo, ma crederò ancora di più quando li vedrò scritti sulla pagella."
"Uffa!" mentre suo padre la raggiungeva, Rachel lo superò di nuovo ad ampie falcate, sbattendo i piedi ad ogni passo e marciando con movimenti plateali e sbuffanti. James rise e anche lei. La scalata l'aveva un po' stancata, quindi decise di seguire il sentiero per il resto del tragitto.
Mancava ancora mezz'ora alla meta, quando iniziò a piovere. Nel giro di pochi minuti diluviava e il sentiero di terra battuta stava diventando fangoso.
"Rachel, dobbiamo tornare indietro. Più avanti c'è una salita ripida e con questo tempo è pericoloso."
"Ma siamo quasi arrivati papà!"
"Rachel, questa volta sono serio, ubbidisci."
La bimba sospirò, si passò una mano fra i capelli biondi: "Va beeeene...."
Delusa, ma fidandosi completamente di suo padre, fece dietrofront. Questa volta James le stava davanti, cercando per lei la strada più sicura. Rachel lo seguì disciplinata. Il sentiero a zig zag era stato molto più facile in salita di quanto non fosse ora in discesa. O forse era perché il terreno che stava diventando sempre più scivoloso. La pioggia cadeva ancora più forte e si sentivano dei tuoni. James borbottava qualcosa.
Improvvisamente ci fu un lampo, Rachel vide tutto bianco. Ci fu un secondo di completo silenzio, in cui zittirono pure i suoni della pioggia. Un tuono esplose come una bomba. Rachel sobbalzò, mise un piede in fallo e scivolò. Lanciò un grido di panico mentre franava contro suo padre, facendo cadere anche lui e superandolo. Rachel iniziò a gridare, sentiva le viscere salire verso l'alto mentre tentava di aggrapparsi al terreno fangoso, senza successo.
"RACHEEEL!" gridò James Amber.
La bambina ebbe giusto il tempo di realizzare che si trovava esattamente nel punto in cui aveva tagliato il sentiero scalando la sua prima, breve parete, prima cadere oltre il bordo. Il tempo rallentò, Rachel rotolò contro qualcosa di duro. Sentì rumore di tessuto che si strappa, si trovò nel vuoto con il fiato che le mancava, finché vide il terreno a un palmo dal suo viso. Allungò le braccia e impattò contro una roccia.
CRACK!!
Rachel pensò di essere caduta su un ramo e di averlo spezzato col suo peso. Poi sentì formicolare il braccio sinistro. Perse sensibilità alla mano. Poi venne il dolore. Non aveva mai provato nulla del genere. L'avambraccio sembrava bruciare, sentiva qualcosa di strano dentro, come un corpo estraneo. Sporca di fango, iniziò a piangere e urlare. "
"PAPAAAAAAA'!! PAAAAAPAAAAAAAA!!!!"
"SONO QUI!" la sua voce!
"Sono qui Rachel! Sono qui amore!"
"I..iil bracciooooo!!" lamentò disperatamente Rachel in preda al pianto, con lacrime e moccio che le sporcavano il viso.
"Riesci a muoverlo?!" chiese James cercando di mantenere un tono calmo, mentre la pioggia batteva tutto intorno e un altro tuono esplodeva nel cielo.
"Nooooo!"
"Ok Rachel. Adesso devi essere una bambina coraggiosa. E tu lo sei vero? Sei una leoncina." Gli occhi azzurri di James si piantarono su quelli nocciola di Rachel. Ma lei non riusciva a pensare. Era troppo spaventata, sembrava che il temporale stesse distruggendo la montagna. Il vento abbatteva i rami degli alberi tutt'intorno e i tuoni si susseguivano con troppa frequenza.
"Rachel, guardami negli occhi." La voce di James fu ferma. Lei obbedì, incontrando le sue iridi azzurre.
"Tieni lo sguardo su di me, ok piccola?"
Lei annuì.
James si sincerò delle sue condizioni. Rachel piangeva disperatamente, ma tentava di tenere gli occhi sul volto concentrato di suo padre, i cui capelli neri erano fradici e cadevano sulla sua fronte, appiattiti contro il suo cranio.
"Bene Rachel, va tutto bene. Adesso ti prendo, tu devi solo lasciarti trasportare da me ok? Tieni il braccio che ti fa male vicino al corpo, così..." le mostrò come tenere il braccio sinistro accoccolato nel destro "come se stessi tenendo in braccio Buddy Bear, ok?"
Rachel annuì e tirò su col naso.
"Bene. Andrà tutto bene amore mio, te lo prometto."
Rachel si mise nella posizione che papà le aveva indicato e fu presa, cautamente, fra le sue forti braccia. Con una mano le teneva la testa dolcemente premuta contro il petto, mentre con l'altra la reggeva sotto il sedere. Iniziò a camminare, cautamente, lungo il sentiero. Il suo ritmo era irregolare, la pioggia fredda batteva contro la testa di Rachel, il dolore al braccio pulsava, come se glielo stessero tagliando. Piangeva disperatamente, cercava di contenersi, ma il dolore era troppo. Le sua urla lamentose e piangenti si mescolavano alla pioggia.
"Sono qui Rachel. Ti tengo..." sussurrò dolcemente James. Le diede un bacio sulla testa "Ti tengo tesoro. Ti tengo! Andrà bene!"
Rachel sentiva l'odore della pioggia, del fango, l'odore del tessuto del giubbotto di suo padre accentuato dall'umidità. L'aroma pungente del suo dopobarba... sapeva di...
Birra? E sigaretta??
Rachel alzò la testa per incontrare il volto di suo padre...
I suoi occhi marroni, i capelli fradici tirati all'indietro, incredibilmente ordinati. La barba curata spiccava sulla pelle pallida e sul volto scavato, il complesso tatuaggio tribale si arrampicava dalla destra del suo torace fino sul collo. I loro sguardi si incrociarono, le sopracciglia di Damon Merrick si corrugarono. Rachel continuava a piangere, mentre lui scoppiò a ridere. Una risata regolare, fredda, beffarda, senza nessuna gioia.
"Non ci credo!"
Rachel iniziò a sentire paura.
"Papà?"
"Rachel?" disse lui "Rachel Amber?"
"Papà?!"
"Il tuo paparino è un vero pezzo di merda lo sai?" una smorfia di disgusto apparve sulla sua bocca.
Ora Rachel aveva paura. La pioggia continuava a battere, il vento le feriva il viso e brividi di gelo le entravano nelle ossa. Si sentì di nuovo cadere. Papà l'aveva lasciata andare. Rachel impattò contro il suolo fangoso. Rotolò sul braccio e una scarica di dolore lancinante la attraversò in tutto il corpo. Rachel urlò. Pianse.
La lama uscì rapidamente com'era entrata, ma prima la sentì rigirarsi un po' nella carne. Non pioveva più, ma il sole era comunque velato. Non da nuvole, ma da una coltre di fumo che scaturiva da un vasto incendio, visibile in lontananza sulla cima delle montagne. Sentì una sensazione di umido e caldo allargarsi sulla metà sinistra del suo corpo. Sangue. Damon Merrick era davanti a lei, lo sguardo predatore puntato su di lei. Un filo di bava pendeva dal suo labbro. Rachel lo fissò terrorizzata, tenendosi il braccio e sentendolo diventare sempre più caldo, mentre brividi di freddo iniziavano a scuoterla. Perdeva sensibilità.
"Stupida puttana!" Damon si avvicinava a lei ad ampie falcate, brandendo il suo coltello da caccia. Per qualche motivo le venne in mente Rambo. I contorni della vista iniziarono ad annerirsi, le sembrava di essere più bassa. Si sentiva rimpicciolire, mentre una sagoma nera e alata solcava il cielo azzurro sopra di lei.
"Rachel!"

"Rachel??"
Una voce femminile. Sussurrava.

-

"Rach..."
Si sentì precipitare, la cinetosi la travolse e tutto divenne nero e silenzioso.
Sentì improvvisamente caldo, la ferita al braccio sinistro le faceva un male tremendo. Si sorprese a piangere, singhiozzava come un riflesso automatico. Era sudata fradicia. Riaprì gli occhi. Luce blu, stanza asettica. Erano stelle quelle sul soffitto? Era sdraiata su un materasso sottile, il braccio destro urtava contro una sponda di freddo metallo.
Prese un profondo respiro, mentre si riassestava nella realtà. Era in ospedale.
Alla sua sinistra, sdraiato sul letto, c'era qualcuno. Era Chloe.
"Sei sveglia?" la voce di Chloe era un sussurro teso.
"S...Si..." disse Rachel mentre si asciugava gli occhi e le guance con la mano destra. I singhiozzi erano cessati, ma il dolore al braccio neanche un po'.
Fuori dalla finestra era completamente buio.
"Che ore sono?" biascicò.
"Non lo so... forse le 2?" Chloe era sdraiata sul fianco destro, appoggiata sul gomito e la fissava. Tra i loro corpi c'erano diversi centimetri di spazio. Chloe sembrava tenere una sorta di distanza di sicurezza. Rachel sbadigliò.
"Brutti sogni?" chiese Chloe.
"Mh-Hm..." annuì Rachel.
La ragazza dal ciuffo blu le appoggiò una mano sulla fronte. Rachel accettò il suo tocco piacevolmente freddo. Lasciò che un po' di quella freschezza le si trasmettesse.
"Sei calda..." la voce di Chloe aveva qualche tacca di preoccupazione.
"No sei tu che sei fredda..."
"Questa la usano tutti, inventane un'altra..." scherzò.
"Mmmh..." Rachel pose la sua mano su quella di Chloe, premendola contro la sua fronte come per spremere le ultime tracce di freschezza prima che la temperatura si equilibrasse "Ho il cervello troppo fritto..." sospirò.
"Heh..." fu il massimo commento di Chloe. Sembrava che stesse per uscirle qualcos'altro, ma non disse nulla.
"Come mai sei ancora qui?" chiese con tono assonnato Rachel mentre Chloe staccava la mano.
"Mi sono addormentata. È stata... una lunga giornata..." Gli occhi blu della ragazza fecero una giravolta, come cercando termini più appropriati senza trovarne.
"Buona definizione!" decise Rachel sospirando.
La testa le pulsava un po', ma non faceva male. Si sforzava di tenere immobile il braccio, ma sentiva una fitta ritmica nel punto della ferita, che si estendeva fino alla spalla. Il suo viso doveva trasmettere quelle sensazioni in modo eloquente, perché Chloe la fissava preoccupata.
Anche lei non era messa meglio. Aveva un livido rossiccio sullo zigomo sinistro e il labbro inferiore un po' gonfio.
Rachel ricordò il suo racconto di qualche ora prima, in particolare la parte in cui Chloe affrontava Damon Merrick al Vecchio Mulino, lo aggrediva con un coltello per salvare Sera, solo per essere disarmata e presa a ceffoni e calci. Ringraziò l'universo e Frank per averla soccorsa prima che fosse troppo tardi.
Gli occhi di Rachel si riempirono di umidità.
"Mi dispiace... Chloe.... Mi dispiace..." disse con voce tremante.
Chloe la abbracciò cautamente, in una posizione scomoda, ma da cui Rachel tentò di trarre tutto il conforto che poteva.
"Chloe... perdonami..." continuò.
"Per che cosa?"
"Ti ho messa in pericolo... Damon poteva ucciderti..."
"Non l'ha fatto."
"Ma avrebbe potuto... e sarebbe stata colpa mia..."
"Com'è che hai detto oggi? 'Non ti libererai di me così facilmente!' ." posò Chloe
Rachel fissò lo sguardo nei suoi occhi blu, fottutamente belli e accoglienti.
Il silenzio durò poco e i singhiozzi tornarono. Qualche lacrima scese di nuovo.
"E' andato tutto a puttane Chloe... perché... io non..."
"Shhh...." Chloe strinse la mano sulla spalla destra di Rachel, che istintivamente chinò la testa verso di lei. Rachel si riempì dell'odore pungente di Chloe. L'odore della camicia di flanella, misto a polvere, misto a sudore con un lontano aroma di... lavanda. Quello strano miscuglio era incredibilmente confortante, così come la morbidezza della sua spalla e del tessuto. Nel silenzio notturno dell'ospedale rimase immobile. Avrebbe voluto accoccolarsi meglio e farsi avvolgere dall'affetto di Chloe, che intanto le accarezzava i capelli con le dita. Dolcemente.
"Io... lo odio..." la voce di Rachel era leggermente rauca.
"Mh..." Chloe annuì... aveva capito di chi parlasse.
"Voleva farla uccidere... non ci posso credere..." i muscoli delle spalle le si contrassero istintivamente, cosa di cui si pentì subito quando una fitta di dolore le esplose nel braccio provocandole una smorfia...
Le dita di Chloe continuavano a grattare dolcemente il suo cuoio capelluto.
"E... Sera..." continuò Rachel, tirando su col naso mentre sentiva arrivare nuovi singhiozzi "...perché non ha voluto incontrarmi? Non capisco..."
"Te l'ho detto... secondo lei tuo padre aveva ragione a proteggerti da lei... ti ha dato una vita che lei non avrebbe potuto darti... non voleva rovinartela..."
"Beh... ormai l'ha fatto!" commentò amaramente Rachel, raddrizzando la testa per guardare il soffitto illuminato di false stelle.
"Non è stata lei..." singhiozzò Chloe.
Rachel la fissò con sguardo interrogativo.
"Sono stata io... ho rovinato tutto... Ti ho rovinato la vita... Da quando ci conosciamo non ho fatto che incasinarti..."
"Stai zitta..."
"E' così.... Rachel... avevi una vita perfetta... dei sogni... ho distrutto tutto... Non sono nemmeno riuscita a convincere tua madre a incontrarti..." ora Chloe piangeva. Singhiozzi trattenuti a stento, lacrime che rigavano le guance. "Le ho detto che non aveva senso... che meritavi di vederla... che lei meritava di vederti... ma non ha voluto.." Le due ragazze rimasero strette l'una all'altra, Rachel appoggiò la fronte a quella di Chloe.
"Mi ha chiesto di mentirti...." continuò Chloe "Ma non potevo farlo. Ci ho pensato mentre venivo qui... ci ho davvero riflettuto... e quello che ha detto Sera non aveva senso, cazzo! Tu meritavi la verità. Ma meritavi anche una vita migliore, l'amore della tua famiglia... Ho mandato tutto a puttane... Volevo che sapessi la verità, ma... non potevo..."
"Chloe..." Rachel le mise l'indice sulle labbra, zittendola "Sono io che ho spiato i messaggi sul cellulare di mio padre. Io ti ho coinvolta in questa faccenda... sono stata io a chiederti di indagare. Io ti ho chiesto di dirmi la verità. Non è colpa tua. Se mio padre non avesse... se mi avesse permesso di incontrare mia madre... è uno stronzo... è lui che ha mandato tutto a puttane!"
"Ma..."
"Tu mi sei stata accanto, mi hai salvato la vita, hai scoperto la verità su di lui e me l'hai detta... ti sei quasi fatta ammazzare Chloe..."
Rachel allungò la mano destra e l'appoggiò sulla guancia di Chloe, che sussultò con l'adorabile imbarazzo che conosceva bene.
"Io non ti mentirei mai..."
"Sei l'unica..." Rachel continuò ad accarezzare il viso di Chloe nei pressi dell'occhio gonfio.
"E' uno sporco lavoro! E comunque mi beccheresti!" Chloe sorrise asciugandosi le lacrime.
"Pfft!" ridacchiò Rachel per un momento e staccò la mano dal viso di Chloe.
Tornò a guardare il soffitto. Le luci della lampada stellare creavano una strana atmosfera. Era grata che Chloe fosse con lei. Forse, dopotutto, le cose non sarebbero andate male se fosse rimasta al suo fianco. Il silenzio era perturbato solo dal respiro di Chloe. Era calmante, ma non abbastanza da interrompere il suo flusso di pensieri.
"Non mi ha voluta... di nuovo" sputò Rachel. Le parole uscirono amare e gelide. Niente lacrime. Le aveva forse esaurite? Il dolore al braccio si stava finalmente placando un po', ma il cuore faceva ancora male.
"Non mi vuole... lei non mi vuole..." no, le lacrime non erano ancora finite.
"E' una stronza. Non ti merita... fanculo anche lei!" disse Chloe mentre le massaggiava la spalla destra.
"Mi sei rimasta solo tu, Chloe." I loro occhi si incrociarono e per alcuni istanti rimasero connessi. Qualcosa passò tra di loro, come una scintilla. Rachel singhiozzò di nuovo.
"Sei andata per esclusione ma... lo prenderò per un complimento!" Chloe sogghignò.
"Pfffh..." Rachel ridacchiò, la sua espressione si illuminò. "Scema..."
"Totalmente e completamente!" si vantò Chloe "E pensare che è cominciato tutto con una bigiata da scuola..."
"E un incendio..."
"Già! Però la prima parte di quella giornata è stata bella. Dovremo rifarlo!"
"Anche incendiare le cose non è così male!"
"Ho giusto in mente un paio di obiettivi!"
Rachel ridacchiò "Beh... per prima cosa dovresti farmi evadere da qui."
"Si può organizzare" sogghignò Chloe "La prossima volta che torna l'infermiera la stendo e le rubo i vestiti, poi tu ti fingi morta e io ti porto fuori. Tanto è la tua specialità no?!"
Rachel ridacchiò e quel suono scaldò il cuore di Chloe.
"Siamo già ai giochi di ruolo, Chloe Price?"
Chloe stava per dire qualcosa, ma si bloccò. Un lampo di comprensione la attraversò e sgranò gli occhi. Rachel sorrise fra sé e sé, osservando una vampata di calore invaderle le guance. Si sentì molto soddisfatta. Adorava stuzzicarla e vedere queste sue reazioni spontanee. Chloe era un libro aperto, almeno con lei. Bastava premere i pulsanti giusti e tutto accadeva. Era così adorabile!
"Uhm... beh... ho pensato... sei un'attrice. Dovrebbe piacerti quella merda no?!" posò goffamente Chloe.
Rachel sbuffò una risata metà delusa e metà divertita: "Cristo Chloe, sai proprio come rovinare l'atmosfera!" le diede un cauto pugno sulla spalla.
Le due scoppiarono a ridere. Il petto di Rachel era un po' più leggero. Sentiva il sonno aggrapparsi di nuovo alle sue palpebre. Sbadigliò come un gatto sonnolento.
"Proviamo a dormire?" assecondò Chloe.
"Buona idea..." Rachel si accoccolò come poteva vicino alla ragazza.
"Riposati, io farò un po' la guardia. Se arrivano altri incubi li prenderò a calci in culo."
Rachel sorrise e chiuse gli occhi, appoggiandosi al fianco di Chloe, il battito del suo cuore come ninna nanna.

******************

TCHCLAK!

Chloe si svegliò quando sentì la porta della stanza aprirsi.
La luce del sole filtrava attraverso le tende alle finestre, la luce soffusa e rosea dell'alba che si confondeva con quella ancora proiettata dalla lampada stellare. Un'infermiera bionda fece cautamente capolino nella stanza. Chloe fissò Rachel che dormiva ancora, con la mano destra abbarbicata a Chloe. L'infermiera, sul cui cartellino c'era scritto Marta Bright, fece un sorriso comprensivo e parlò sottovoce:
"Il dottore passerà fra mezzora per il controllo. Non dovrebbero esserci visite a quest'ora..." il sottinteso era che Chloe era stata lasciata dormire lì come eccezione. Lo sguardo di Martha si fece sorpreso e preoccupato incontrando il viso di Chloe, la quale per un riflesso intuitivo si toccò la guancia con la mano sinistra. L'occhio si era decisamene gonfiato e le sembrava di avere una pallina da golf al sapore di rame al posto del labbro inferiore. Quando si mosse sentì scricchiolare fastidiosamente le costole di sinistra.
"Posso andarmene quando arriva e tornare quando se ne va." Propose Chloe cercando di sussurrare.
"Tesoro... ehm... quei lividi..." disse con un po' di apprensione l'infermiera.
Chloe scosse il capo "Sto bene."
Martha rimase in silenzio, squadrandola da cima a fondo senza nascondere l'espressione preoccupata, attraversata dal dubbio se insistere o meno. Decise di sorvolare.
"Capisco che le vuoi bene" indicò Rachel con un cenno del viso "ma non andrà da nessuna parte..." rinforzò con gentilezza.
Chloe aprì la bocca per replicare, ma i gemiti di Rachel che si stiracchiava la interruppero:
"Mmmhpfff..." Rachel inarcò la schiena, una breve e acuta smorfia di dolore indicò una fitta al braccio ferito. Con movimenti più cauti la ragazza si strofinò gli occhi con la mano destra e si massaggiò la faccia, spostando dal viso la tenda di capelli biondi. "Che succede?" sbadigliò.
"Stavo dicendo che tra poco arriverà il dottore e che si arrabbierà se la trova qui. Vi rivedrete in orario di visita." Disse Martha appoggiandosi al fondo del letto.
Rachel strisciò sulla schiena per sedersi e Chloe la aiutò spostandole il cuscino in modo più comodo. Ogni movimento era una fitta alle costole, anche respirare era un po' fastidioso.
"E io le stavo dicendo che rimango..." disse Chloe con determinazione.
"Tranquilla Chloe. Vai pure." Le guance di Rachel erano arrossate e gli occhi un po' gonfi, sul viso le apparve un sorriso cupo. Un'ombra le attraversò la sua espressione quando la guardò in faccia e protese la mano sana verso la guancia di Chloe, accarezzandola delicatamente con i polpastrelli. Chloe poté vedere dell'umidità accumularsi negli occhi di Rachel...
Merda.... come cazzo sono conciata?!
"Sei sicura?" chiese Chloe con un tono più apprensivo di quanto volesse.
"Tornerai vero?" Gli occhi nocciola di Rachel puntarono quelli blu di Chloe. Il tono voleva essere neutro ma percepì un sottile, disperato desiderio.
"Ovvio!"
"Allora va tutto bene!" la bocca di Rachel sorrise, l'ombra rimase sul resto del viso. Probabilmente il sonno era stato ancora agitato.
Chloe le diede un bacio sulla guancia, particolarmente calda.
Si rimise in piedi. Ouch! Una fitta acuta le attraversò le costole e le provocò un istintivo accesso di tosse, che ad ogni colpo acutizzò il dolore. Si afferrò il fianco e cercò di ricomporsi e di respirare profondamente.
"Merda..." Rachel esclamò preoccupata e Chloe si maledisse per continuare a preoccuparla.
"Posso darti del ghiaccio..." offrì l'infermiera, Chloe rimase per un momento in un silenzio imbarazzato, poi annuì.
"Vado a prenderlo e torno..." continuò Martha, così da lasciare alle due un momento. Quando furono di nuovo sole Rachel parlò:
"Quel pezzo di merda..."
"Non farà più del male a nessuno Rach..." Chloe fece il girò del letto e le loro mani si congiunsero.
Lei annuì: "Si, l'hai accennato. Sono in debito con Frank..."
Chloe lo apprezzò molto. Era da tanto tempo che non si sentiva così importante per qualcuno, da quando suo padre... e Max....
Fanculo!
"Dovrei sentirlo... sapere se sta bene. Era ferito quando l'ho visto." Disse Chloe.
"Ora l'unica cosa che devi fare è andare a casa e riposarti un po'."
"Tornerò il prima possibile."
"Chloe, prenditi cura di te. Io sono in ospedale, starò bene."
"Ma non voglio.... lasciarti sola..."
"Penso che forse... un po' di tempo da sola mi servirebbe..." disse Rachel con una certa solennità, poi la sua espressione si addolcì "E poi sai... hanno inventato una cosa chiamata telefono!" posò Rachel con un sorriso beffardo "Sono sicura che ne hai sentito parlare!"
"Pff" soffiò Chloe grattandosi la fronte. Un rantolo gorgogliante echeggiò dallo stomaco di Chloe, che sbarrò gli occhi per la sorpresa. Rachel la fissò e scoppiò in una risatina. Chloe restituì il sorriso. Era solo felice di vederla sorridere.
"Forse ti conviene mangiare qualcosa."
In quel momento rientrò l'infermiera con un paio di confezioni di ghiaccio istantaneo in mano. Non disse niente, rimase semplicemente sulla soglia. Le ragazze la notarono.
"Ti scrivo presto!" disse Chloe grattandosi il ciuffo blu.
"Ti conviene!" Rachel ammiccò.
Chloe strinse un'ultima volta la mano morbida e calda di Rachel. Lei la strinse, il dolce contatto dilatò il tempo, finché si interruppe. Chloe avrebbe voluto baciarla con tutta sé stessa. Gli occhi di Rachel erano arrossati e aveva le occhiaie. I capelli scompigliati e la fronte sudata... ed era comunque sexy in quel pigiamino celeste! Voleva baciarla ma... non sembrava il momento giusto. Due sere prima si erano baciate in una serata completamente magica, al termine di una giornata surreale...
Un approccio frettoloso prima di andarsene, in presenza di un'estranea... a Chloe semplicemente non funzionava. O forse temeva che non funzionasse per Rachel? Magari quella sera si erano solo lasciate trasportare dall'euforia? Non era comunque il momento di pensarci...
Sul viso di Chloe si stampò un sorriso ebete, che Rachel le restituì in modo molto più... beh PIU'!
A malincuore, Chloe si allontanò e uscì dalla stanza. Fu accompagnata dall'infermiera fino alla reception, dove le porse i pacchetti di ghiaccio.
"Tienilo sul livido per dieci minuti, poi fai una pausa e quando senti la guancia riscaldarsi rimettilo. Fai così per un po', il gonfiore e il dolore diminuiranno. Fai così anche sul fianco..." disse Martha mentre aggirava il banco della reception dirigendosi alla sua postazione.
"Grazie..." sospirò Chloe.
"E... ehm..." esordì timidamente Martha, cercando di trovare le parole "Non so... cosa sia successo di preciso a te e alla tua amica o... chi sia stato... ma se non l'hai già fatto dovresti denunciarlo." Le parole le uscirono con un tono materno che Chloe tentò di apprezzare.
"Grazie, ma ha già avuto quello che si merita..." rispose criptica.
Martha esplorò la sua espressione con curiosità, ma poi si rese conto che non avrebbe ottenuto altro.
"Sappi solo che in ospedale c'è un centro di ascolto per quel... genere di casi..." aggiunse.
Chloe annuì, ringraziò di nuovo e si diresse verso l'ascensore. Passando attraverso la sala d'aspetto tirò un sospiro di sollievo nel non vedere gli Amber. Giunta nell'atrio, uscì dall'ospedale e fece rotta verso il suo pick-up. Il cielo era grigio. Le nuvole viaggiavano rapide, accumulandosi sopra Arcadia Bay. Chloe annusò l'umidità nell'aria e osservò le rondini volare basse, in cerca di rifugi. Un corvo gracchiò da qualche parte.
Nel tragitto attraverso il parcheggio prese il cellulare dalla tasca per controllare i messaggi. L'aveva distrattamente sentito vibrare la sera prima, ma l'aveva ignorato. Doveva esserci per Rachel.

[Joyce]

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