Capitolo 1, Parte 1: Il Doppelgänger

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Eliza percorse barcollando il corridoio del condominio in cui abitava. Era appena stata all'addio al nubilato di una sua cara amica, era ubriaca fradicia e rideva ancora pensando alla bellissima serata che aveva passato con il suo gruppo di amicizie.

Arrivata all'uscio della porta del suo appartamento rovistò nella sua borsetta in pelle alla ricerca delle chiavi. Quando trovò quella giusta, tentò per cinque minuti abbondanti di centrare la serratura, aveva la vista e la mente annebbiata dall'alcool.

Girò la chiave nella toppa, aprì la porta ed entrò. Si sfilò via la borsetta e la buttò sul divano al centro della stanza: fortunatamente, non riuscì a colpire il ragazzo seduto composto accanto al bracciolo sinistro del sofà.

Nell'appartamento vigeva il buio e il silenzio più assoluto: anche da sobria Eliza non sarebbe riuscita a vedere niente oltre la punta del proprio naso. Decise di farsi una doccia e infilarsi a letto, quindi iniziò a spogliarsi via via che raggiungeva il bagno, dinanzi agli occhi dello sconosciuto che la osservava tranquillo.

Davanti la doccia Eliza aprì il rubinetto dell'acqua calda, e quando un leggero velo di vapore iniziò ad aleggiare nell'aria, entrò nella cabina dai vetri appannati e rimase ferma sotto il getto.

Il torpore dovuto all'alcol iniziò pian piano a svanire, ma si aspettava già di crollare appena si sarebbe infilata sotto le lenzuola del proprio letto. Intanto lo sconosciuto l'aveva raggiunta in bagno, il suo passo era così leggero che Eliza non si accorse della sua presenza, non avvertì neanche il pannello di vetro della doccia sfilare di lato dietro le sue spalle, mentre godeva ancora del getto di acqua calda che le scivolava sulla testa e dietro la schiena.

Lo sconosciuto prese dalla tasca un coltello dal manico nero e dalla lama lunga e lucente, e tenendo fisso lo sguardo sull'estremità appuntita, passò delicatamente la punta dell'arma lungo tutta la spina dorsale, senza fare forte pressione.

Il suo tocco fu così delicato che Eliza non percepì dolore, ma intanto già stava sanguinando. L'acqua bollente sulla ferita aperta iniziò pian piano a darle fastidio, quando si girò verso l'entrata della doccia notò prima i suoi piedi immersi nel suo stesso sangue, e poi l'intruso, che a colpi ritmici iniziò squarciare la pelle del corpo nudo e inumidito dall'acqua.

Eliza voleva urlare ma il dolore di quelle pugnalate era così forte da paralizzarla: cadde sul pavimento piastrellato del bagno, metà corpo ancora all'interno del piatto doccia insanguinato, mentre altro sangue si estendeva sul pavimento a macchia d'olio.

L'intruso guardò il cadavere, nei suoi occhi c'era tranquillità. Si girò verso il lavabo e si lavò lentamente le mani, lo scroscio dell'acqua della doccia in sottofondo. Lavò bene anche il coltello rimuovendo i residui di sangue, poi lo rimise in tasca. Chiuse l'acqua della doccia e anche la luce del bagno, attraversò l'appartamento di Eliza e uscì.

Una volta in strada rimase fermo sul marciapiede osservando i passanti: quale sarebbe stata la sua prossima vittima? In verità, lo sapeva già. Prese a camminare nuovamente, cercando di confondersi tra la folla.

Qualche ora più tardi l'omicidio di Eliza sarebbe stato denunciato alla polizia e le indagini sarebbero iniziate subito. La scientifica sarebbe giunta sul posto e avrebbe rilevato delle impronte, dei capelli, cellule che avrebbero fornito delle prove: una traccia da seguire. Prove che sarebbero state collegate al volto ritratto nelle immagini di alcune telecamere di zona: il volto di Joel Matthews.

✵ ✵ ✵

Schiva, schiva, salta.
«Sfera di energia!»
Schiva, corri, pugno, pugno, para.

Nella mano del demone si formò una nuova sfera infuocata, pronta per essere lanciata contro Joel.
«Aspetta, aspetta, time out!» disse ansimante lo stregone, congiungendo le mani a formare una T.

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