Capitolo 1, Parte 2: Joel contro Joel

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«Joel Matthews, sei in arresto per l'omicidio di Eliza Bennet».
Joel corrugò la fronte e abbassò le mani poggiandole sui suoi fianchi.

«Stai scherzando, vero?» gli disse, trattenendo un risolino. Quello che stava accadendo per lui era estremamente ironico, a tratti divertente.

Daniel assunse un'espressione infastidita, trapelando un certo senso di costrizione. Slegò le manette d'acciaio dal passante della sua cintura e la aprì entrambe.

«Voltati» disse, serio.
Dalla cima delle scale comparvero Jay e Jade.
«Joel!» lo chiamò preoccupata la strega. Lei e l'Angelo Bianco rimasero scioccati dalla scena che gli si parò davanti.

«Hai diritto di rimanere in silenzio; qualsiasi cosa che dirai o farai potrà essere utilizzata contro di te in tribunale. Hai diritto a un avvocato, se non ne hai uno, te ne verrà assegnato uno d'ufficio» disse Daniel, la sua voce non aveva spessore, sembrava stesse parlando un'automa.

L'ispettore ammanettò Joel e lo trascinò con forza giù per le scale, seguito a ruota dai due poliziotti e da Jay e Jade.
«Sai benissimo che stai commettendo un errore Dan. Sai che non potrei mai fare una cosa del genere» disse Joel attraversando il soggiorno sotto la spinta di Daniel.

«Parleremo alla centrale, ora sta zitto e vedi di non aggravare la situazione» gli sussurrò all'orecchio l'Ispettore.

Uscirono in strada. Il sole stava calando dietro i grattacieli del centro città, e alcuni vicini di casa si sporsero oltre le finestre, assistendo alla scena. Joel provò una vergogna indescrivibile, mentre veniva trascinato alla volante della polizia e caricato sui sedili posteriori. Sarebbe stata una notte molto lunga.

✵ ✵ ✵

«Ed eccoci di nuovo qui: tu in gattabuia e io dall'altro lato delle sbarre, sto iniziando a farci l'abitudine, sai?» disse Jade divertita.
«Che simpatica» le rispose Joel, sarcastico.

Qualche ora più tardi al suo arresto Joel era stato rinchiuso in una delle strette celle situate a pochi metri dagli uffici del Dipartimento di Polizia di San Francisco. Ma prima era stato sottoposto a un lungo, intenso e stressante interrogatorio durante il quale Daniel gli aveva mostrato tutte le prove trovate sulla scena del crimine: capelli, impronte, pelle morta, tutto corrispondente al suo profilo.

«Non so come sia possibile una cosa simile, ma non potevo non arrestarti con queste prove schiaccianti. Ci avrei rimesso il posto in cambio di una bella denuncia!» gli aveva detto l'Ispettore.

Quella sera non erano ammesse visite ma Daniel era riuscito a far passare Jade nell'ala delle celle provvisorie, mentre Jay aspettava all'ingresso della stanza, stando di guardia.
«Deve essere opera della Sorgente, è quasi un anno che cerca di colpirmi così» disse Joel, mettendosi le mani in tasca e iniziando a camminare in cerchio all'interno della cella.

«Poteva fare di meglio» commentò Jade.
«Cosa facciamo noi ora?» continuò.
Lo stregone trasse un profondo sospiro e iniziò a ragionare.

«Passerò la notte qui. Tra qualche ora ci sarà il cambio dei turni, e molti andranno a casa: orbiterò in soffitta e troveremo una soluzione» le rispose, dal suo tono di voce traspariva una certa preoccupazione.

«E nel frattempo cosa faccio io? Considera che c'è qualcuno a piede libero che sta ammazzando persone incolpando te» disse Jade, anche lei sembrava essere preoccupata.

«Se l'assassino sa che sono qui non farà l'errore di commettere altri omicidi per incolpare me: la polizia penserà che non ci sono io dietro questi delitti» lo stregone fece una pausa, pensieroso.

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