E Frank è Fuori!

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Non è necessario pensare che il mondo finisca nel fuoco o nel ghiaccio, ci sono due altre possibilità: la burocrazia e la nostalgia.

Girai in mezzo a quella decina di tonalità di beige per almeno venti minuti, di Irene non c'era neanche l'ombra, sicuramente era con qualcuno chissà dove e mi stupiva, con quel cappello io non le avrei neanche rivolto la parola. Il mezzo litro d'acqua, bevuto per farmi respirare meglio prima di varcare il cancello in ferro battuto all'entrata, mi portò dritta verso la toilette.

Anche lì , per coerenza, padroneggiava il beige, cercai su google gradazioni di marrone, cominciava ad incuriosirmi questa storia, e finalmente, dopo aver dato la giusta denominazione ai colori dell'antibagno (marrone pastello, grano, écru, tanno, qualcosa di cachi...), diedi due belle mandate alla porta, decisa a starmene un po' sola seduta sulla poltroncina liberty talpa chiaro all'angolo.

Pensai a quei visi che mi erano passati davanti, sfuggiti via come le scene di un vecchio film visto da ragazzina, un déjà vu più lungo ma così famigliare da non farmi credere che erano passati quasi 5 anni. Luca era cambiato molto, era più equilibrato e più sereno, una condizione che veniva fuori dai suoi begli occhi scuri più forti, più decisi, più rugosi; a quel punto sorrisi come una donna che ricorda con nostalgia un vecchio amore spogliandolo di ogni cosa brutta, uno stato di grazia raggiunto dopo tanta rabbia, rancore, litigi e tristezza. Ero stata molto infelice prima di scoprire com'ero.

Con Luca avevo passato 15 anni, era stato il mio primo amore, il mio primo fidanzato, avevo condiviso con lui la mia adolescenza ascoltando i Velvet Underground e i Rolling Stones, avevo fatto supposizioni sulla vita extraterrestre e scritto poesie esistenzialiste, mi aveva insegnato a guidare in un parcheggio di un centro commerciale e avevo fatto progetti che ora mi spaventavano quasi, avevo fatto l'amore con lui per la prima volta.

Pensai a lungo e bene, sorrisi come quella donna sopra e mi lavai per trenta secondi le mani con un sapone alla lavanda.

– Ok, ora basta beige che mi sta dando alla testa – dissi tra me e me controllandomi il trucco e i capelli allo specchio con cornice intarsiata.

– Oh cavolo..mmm...e.. e no...e no – cominciai a ripetere mentre cercavo ostinatamente di aprire quella porta di legno BEIGE.

– Ora ti calmi un attimo, respiri e riprovi con calma, tranquilla- mi dicevo.

Girai per la stanza strofinandomi le mani e guardando il pavimento in cerca di un'idea.

– Ok..c'è qualcosa che non va, non scatta.!! Cavolo, cavolo, cavolo...-

Ecco all'improvviso uno spiraglio di luce: Livia, telefono, Irene, semplice, che idiota.

Sono rimasta chiusa nel bagno del secondo piano, quindi qualsiasi cosa tu stia facendo e con chiunque tu sia, anche con l'uomo della tua vita non m'importa, VIENI A TIRARMI FUORI.

Invio...invio....invio..

– E no, ma perché non prendi? Maledetta Tre, appena esco di qui passo a Vodafone vedrete, vi giocate il mio contratto – dissi con aria minacciosa. Stavo chiaramente impazzendo, dal parlare con me stessa avevo cominciato a parlare con i gestori telefonici.

La questione dignità passò direttamente ai posti bassi delle mie priorità e cominciai a bussare prima piano e poi sempre più forte e disperatamente, confidando che anche qualcun'altro avesse avuto l'idea di cercare un bagno lontano dagli ospiti. Un genio.

ma allora  proprio   Frank?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora