This is the story of a man who lived in utopia!!

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This is the story of a man who lived in utopia
This is the story of a man who lived in utopia
He was a funny little fella with feet just like I showed ya

Well, he had a girl, her name was Mary Lou
Well, he had a girl, her name was Mary Lou
She did everything for him that she could do

Beh, nel cervello della trentasettenne Livia suonava Distant Axis di Matt Berninger, essì, proprio lui. Non era un caso né che fosse lui né che fosse quella la canzone. Il loro ultimo concerto insieme era stato quello dei National, lei l'aveva obbligato ad accompagnarla, lui l'aveva accontentata dopo svariati tentativi di fuga. Fu un bel concerto, non si dissero molto sulla strada del ritorno, lei si ricordava soprattutto di questo.

Mentre sceglieva cosa mettersi – gonna blu, gonna a fiori, gonna nera? Gonna nera SI, va d'accordo con il mio umore, potrei mettere quelle scarpe con il batuffolo SI, mi piacciono così tanto, mi daranno un po' di vita, stamattina ho l'aria di una scappata di casa, il batuffolo distrarrà dalle mie occhiaie – si diceva ancora in un evidente stato confusionale.

Quella mattina Livia avrebbe scelto la sua nuova assistente visto che l' adorata Giulia, per le amiche Gigi come il cartone animato, aveva deciso di prendersi un anno sabbatico per seguire il suo nuovo fidanzato fotografo e documentarista. Livia avrebbe dato fondo ai suoi risparmi destinati ai sandali con fiocco alla caviglia della nuova collezione di Louboutin pur di vedere l'espressione della sua amica tutte rouches e open toe attraversare ruscelli in scarpe da trekking senza un minimo di beach waves, se non quelle date dal 90% di umidità di Tutunendo, Colombia. Qualche giorno prima le aveva lasciato sulla scrivania un report sulle precipitazioni annue degli ultimi dieci anni di quella regione insieme a diverse immagini che evidenziavano la grande quantità di verde che avrebbe trovato al suo arrivo.

Giusto per prepararla, diceva.

Quando arrivò in ufficio si ritrovò con una decina di ragazze poco più che ventenni da colloquiare, non le piaceva molto questa cosa, avrebbe affidato questo compito a Gigi ma, ahimè, la sua amica si era fatta intortare dal primo anno di amore tutto passione e promesse, novellina.

Fece un sorriso di circostanza e disse:

– Cominciamo tra una mezz'oretta ragazze, se volete prendere un caffè fatelo ora, non vi consiglio la macchinetta di questo piano, andate nel bar di fronte, il caffè è ottimo e il barista è carino, è fidanzato quindi concentratevi su quello che mi verrete a raccontare, a tra poco.

– Livia, una chiamata per te – la interruppe una voce dall'altra stanza.

– Arrivo...chi è? – aggiunse sottovoce.

– E' Luca.

– Si? – rispose vaga.

– Livia ciao.

– Luca, dimmi – disse aggiustandosi la voce

– Volevo chiederti se sei libera nel pomeriggio, magari passo da te in ufficio e prendiamo un caffè insieme.

Livia restò in silenzio qualche secondo picchiettando nervosamente i polpastrelli sulla scrivania e pensando a quello che NON AVREBBE dovuto dire se si fossero visti e a quello che, invece, AVREBBE dovuto dire. Aveva già attentato alla sua dignità, era il caso di vuotare il sacco dimostrando almeno un velo di maturità nell'affrontare emozioni e sentimenti scomodi. Gli adulti pare facciano così.

– Un caffè...va bene, ho dei colloqui da fare quindi diciamo.... per le 18, per te può andar bene?

– Perfetto, sarò da te alle 18.

Perfetto. Si.

– Tamara, puoi chiamare la prima ragazza, cominciamo – si riaggiustò la voce.

– Ragazze buongiorno a tutte, cominciamo con Matilde Ferri –

– Eccomi, buongiorno – disse la ragazza con un sottile nervosismo nella voce.

– Allora Matilde, raccontami un po' di te, i tuoi studi, quello che hai fatto, i tuoi progetti, voglio capire che tipo sei –

ma allora  proprio   Frank?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora