Arriverderci Frank

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Don't leave me high
Don't leave me dry
Don't leave me high
Don't leave me dry

Livia aveva allenato parecchio il suo cinismo e la sua mancanza di fiducia, aveva allenato l'olfatto e la vista, essenziali per la sopravvivenza, e quel famoso sesto senso che a lungo aveva snobbato perché non sempre sostenuto da prove reali.

In quel momento si sarebbe infilata le sue cuffie AKG K701 e avrebbe ascoltato The Moon & Antarctica, non sarebbe tornata indietro né per 3rd planet né per Gravity rides everything, sarebbe stata lì a muoversi ritmicamente a destra e a sinistra sul posto con gli occhi chiusi.

La sua storia con Luca aveva il sapore dell'indie-rock che aveva amato tanto da giovane, di qualcosa che cresce e cambia nel tempo, di ritmi insospettabili e imprevedibili creati durante la corsa.

Per un istante lei era ancora lei e lui era ancora lui.

Se non fosse stato per quelle scarpe tacco 12 amate come un figlio e comprate con il suo ultimo bonus, se non fosse stato per la sua voglia di sentirsi adulta e non più una ragazzina di 22 anni innamorata, Livia sarebbe rimasta lì a guardarlo e a sorridergli, gli avrebbe detto con voce dolce e accondiscendente stai con me, pulito pulito, dritto.

Ma stavolta si limitò a chiedere decisa:

– Cosa vuoi dire?

– Che a volte ti penso ancora Livia, significa questo.

– Potrei fare la comprensiva e dirti che è normale ma non voglio farlo, ho smesso di proteggerti da quello che potrebbe darti pensiero. Credo che sia il momento che tu capisca e scelga per te, senza nessun aiutino o sollecitazione esterna. Non voglio darti risposte – incalzò.

– Me lo sono già chiesto e mi sono già risposto.

– E.....?

Luca continuò a guardare il cancello del parco, si girò e la guardò bene:

– Mi sono detto che avere dei dubbi prima del matrimonio è normale.

– Ma dai, non sarebbe da te – replicò Livia sarcastica.

Luca fece una smorfia e continuò:

– Io e Sara stavamo scegliendo il menù e ho pensato che io e te avremmo discusso per la carne... e poi ho scelto una torta cioccolato e pistacchio.

– Non significa molto, piace anche a te al cioccolato e pistacchio.

– No Livia, io odio il pistacchio – aggiunse fermo con una linguaccia – ma ho pensato alla luce nei tuoi occhi quando mangi quei dolci lì, ho pensato a quell'espressione buffa sul tuo viso, ho pensato che quando te l'ho fatta trovare al tuo trentesimo compleanno eri così felice da non considerare nient'altro intorno. Ho pensato a quanto sei buffa....a come sei bella quando sei buffa.

– Se non ti conoscessi e questa fosse la tua frase ad effetto per strapparmi una cena mi metterei a ridere e ti direi che devi lavorarci ancora un po' su però hai dei buoni margini di miglioramento.

– Ma ti conosco – continuò.

– Sono sicura che queste cose le pensi- finì per dire.

Intanto per le strade i lampioni si erano accesi, l'arancione e il giallo e il blu della città marcavano luci ed ombre, nascondevano le gomme da masticare a terra, rendevano gli occhi più scintillanti. 

ma allora  proprio   Frank?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora