Ogni giorno Problemi!!

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So I'm watching and I'm waiting
Hopin' for the best

– Di cosa hai bisogno Livia?

– Di niente. Non preoccuparti.

– Tesoro puoi parlarmene, puoi piangere, incazzarti, urlare.

Livia non fece molto, lo guardò fisso e rispose:

– Passerà, ho bisogno di tempo.

Si erano detti queste due cose un giovedì pomeriggio di settembre, 18 anni prima.

Mark Kozelek cantava Katy Song e lei non poteva far a meno di pensare alla parte in cui dice:

Io so che indosserai il tuo giovane dolente sorriso e saluterai con la mano, non posso andarmene con il mio cuore se non riesco a sentire cosa c'è dentro.

Agnese, la madre di Livia, era morta quando lei aveva 19 anni dopo una lunga malattia. Aveva sempre avuto con lei un rapporto conflittuale e una lunga lista di libri sbagliati da leggere. Livia ricominciò a respirare dopo molto tempo, Luca le tenne la mano per tutti gli anni a seguire stringendola ad ogni commento trovato a margine di un libro, ad ogni canzone di Frank Sinatra passata in radio. Ogni tanto, pensando a Luca, rivedeva il suo sguardo dall'altra parte della stanza durante il funerale, sapeva di non essere sola.

– Per oggi abbiamo finito-

– Per oggi?- rispose Livia strabuzzando gli occhi.

– Si, domani dovresti vederne altre dieci.

– Che bello, sono così eccitata che stasera mi stirerò il completo buono – e aggiunse – potresti portarmi un caffè lungo macchiato? Devo uscire tra poco e devo capire come mi chiamo.

– Certo, dammi cinque minuti.

– Se mi porti anche un biscottino alla cannella te ne do sette...comunque avrei scelto te, ho scommesso sul cavallo sbagliato – disse sorridendo.

– Si...Tommaso mi ha detto che hai puntato su Cavallino Marino, lo ha detto anche ridendo, per la cronaca.

– Grazie per l'informazione, alla prossima serata Magic se ne pentirà amaramente – rispose sogghignando.

Mentre Livia guardava fuori dalla finestra del suo ufficio pensava al traffico, c'era lo stesso traffico fitto il suo primo giorno di lavoro. Luca andò a prenderla e parcheggiò il motorino davanti all'edicola all'angolo, si ricordò di averlo guardato dalla finestra del secondo piano, era felicissima ed elettrizzata, non vedeva l'ora di raccontargli tutto.

– Livia ci sono, ti aspetto qui? – disse Luca dall'altra parte del telefono

– Si, finisco una cosa e scendo.

– Va bene.

Luca si tolse il casco, lo sistemò nel bauletto e si appoggiò al motorino guardandosi intorno. Livia spinse la porta girevole dell'uscita e fu un tuffo, pochi secondi in cui si sentì come Margot che andava verso Richie mentre lui la guardava fisso attraverso le lenti scure, Nico cantava impietosa These days e il suo cuore si sciolse, un secondo interminabile.

Respira, respira, respira, vuoi che ti veda così, come una donnina? Un loop automotivazionale.

Un attimo e Livia arrivò dall'altra parte della strada, lui alzò il braccio per farsi vedere, aveva parcheggiato vicino a quell'edicola, un colpo al cuore, deciso, affilato, profondo.

Pensò a quanto fosse stupido e poco realistico pensare di poter dimenticare.

– Ei!

– Ciao.

– Ti va di sederci qui o preferisci fare due passi?

– Facciamo due passi, per oggi ho preso troppi caffè.

– Ok.

– Ti trovo bene- aggiunse Luca in evidente imbarazzo.

– Non credo si possa cambiare molto in due giorni – rispose Livia guardando a terra e inclinando la testa con un sorrisino forzato.

– Ho trovato un tuo foulard nel bauletto, volevo ridartelo.

– Meriteresti un premio per la prontezza, grazie – rispose ironica.

Luca restò in silenzio, a disagio.

– Oh guarda, ti ricordi questa pasticceria? E' rimasta identica – disse cercando di tagliare l'aria gelida.

– Oddio, mettono ancora le campane alla crema e cioccolato in vetrina – rispose Livia spalancando gli occhi.

– Alcune cose non cambiano – aggiunse Luca.

Fu Livia questa volta a restare in silenzio.

– Mio padre mi ha detto della separazione, lo so che lo sai, vi ho visti parlare alla festa e ho controllato le bottiglie di scotch e Martini.

– Ok... lo sapevo, però per favore non cominciare con la storia che avrei dovuto dirtelo –

– No, non eri tenuta a dirmelo.

– Bene.

– Non riesco a capire cosa sia potuto succedere – continuò.

– Succede, non sempre le cose cambiano per un motivo preciso, spesso sono tante piccole cose.

– Non sono due ragazzini.

– E quindi? Hai paura che resteranno soli e invece potevano stare insieme? – rispose Livia

– Si, non voglio vederli soli, saranno soli.

– Non vorrei essere ovvia ma credo che ci abbiano pensato parecchio prima di arrivare a questa conclusione. Da' loro la possibilità di essere felici o di sbagliare, sono abbastanza grandi da poter decidere liberamente della propria vita...e fare scelte, cambiare, sbagliare...capire. Solo loro possono sapere quello che è.

– Non credo sia così importante che tu sappia il perché, lo sanno loro, ed è la LORO vita – continuò Livia.

Luca non disse nulla per qualche minuto finché, arrivati all'entrata del parco, aggiunse:

– Mi manchi anche tu.

E poi un silenzio di dieci minuti buoni.

ma allora  proprio   Frank?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora