Sweet Horn (parte 2)

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“Non fare caso a Daryl, è tutto fumo e niente arrosto, bambina mia. Sembra un ragazzaccio ma ha un cuore enorme, anche se non sembra.”

Rivela Harmony mentre mi porge una tazza di caffè. Sono in cucina con lei dopo che il signor Johnson, o meglio Daryl, mi ha abbandonata sotto il portico perché impegnato ad urlare al telefono con una certa Sabrina.

“Non penso nulla di lui, è un cliente come tutti gli altri. E poi non lo conosco così bene da poter fare commenti”, rivelo mentre lo osservo camminare avanti e indietro, sembra sempre più arrabbiato.

“Puoi accompagnarmi a visitare l’agnellino? Fra tre ore ho un impegno.” Harmony si asciuga le mani nel grembiule stropicciandolo.

“L’accompagno io.” Dice Daryl entrando in cucina come una furia. Scendo dallo sgabello, faccio un cenno di saluto ad Harmony e lo seguo in religioso silenzio, cosa assai strana per me. Io solitamente sono una chiacchierona, a volte talmente logorroica che vorrei scappare da me stessa, ma questa volta devo ammettere che quest’uomo imponente mi incute soggezione.

Dopo aver visitato Nutella che è in perfetta salute scambio poche parole con Daryl che si dimostra un uomo estremamente taciturno e musone.

Mi chiedo se abbia mai sorriso a qualcuno.

Gli dico che tornerò a visitare Nutella fra tre giorni, lui acconsente e poi dopo averlo salutato mi dirigo verso il cancello a passo veloce. Ho voglia di rincasare visto che sono a piedi e tra poco sarà buio, non pensavo di fare così tardi.

A quest’ora è pericoloso attraversare il bosco, ma non ho voglia di chiedere un passaggio. “Potrei chiamare Sonny”, mi dico. Estraggo il cellulare dai jeans e non c’è segnale. Sbuffo, mi giro e torno di nuovo verso la fattoria, lui è ancora lì ad osservarmi.

“Che c’è, già ti mancavo?” “Assolutamente no! Ho bisogno di un telefono, si sta facendo buio e ho bisogno di un passaggio per tornare a casa.“

“La signora vuole chiamare un taxi? Ti avviso che qui non siamo a New York… Ti accompagno io.”
“Non ce n’è bisogno…” dico.

“Posso farlo. Stasera sarei dovuto andare in città, ho un impegno. Quindi sono di strada.”

“Beh, allora grazie.”
Entro nel pick-up sgangherato e l’abitacolo sembra restringersi quando entra anche lui e si siede al posto del conducente.

Non appena svoltiamo nella strada oltre la collina un cervo attraversa proprio davanti a noi e Daryl è costretto a frenare bruscamente. Urlo ed esco di corsa dall’auto, cado a terra in ginocchio e riaffiorano nella mia testa i ricordi di quella notte …

 Urlo ed esco di corsa dall’auto, cado a terra in ginocchio e riaffiorano nella mia testa i ricordi di quella notte …

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Vi presento Nutella. Si è messa in posa per la foto. Non è carina?

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