Capitolo 17.

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POV JORGE.
Le giornate con Martina passano in fretta, vorrei che restasse qui con me per sempre, non voglio che vada via.
Mercoledì mattina, mi tocca accompagnarla in aeroporto.
Sto con lei fino a quando posso, poi deve proseguire per i controlli.

<< è ora di andare...>> mi dice lei triste e dandomi un bacio.
<< vorrei dirti di restare ancora un po'...>> le dico mentre le accarezzo i capelli.
<< Ci vediamo per il mio diploma, vero?>>
<< certamente, non potrei perdermelo per nessun motivo al mondo.>>  mi abbracia, forte.
<< ora vado Jorge, mi mancherai. Ti amo.>>
<< vai Tinita o mi viene voglia di trattenerti qui. Ti amo anche io.>> solo un ultimo bacio e va via.

Ritorno a casa e prenoto già i biglietti per il 15 luglio. Esattamente due mesi e ci rivedremo.

Questi due mesi passano in fretta, tra due giorni finalmente torno a Buenos Aires e rivedo la mia piccola.
La sera torno a casa per preparare i bagagli, starò via qualche mese e devo portare un po' di cose. Mentre preparo la mia roba,mio padre entra in camera mia. Era da tanto che non lo faceva.
<< Jorge, ah vedo che stai facendo la valigia, perfetto.>>
<< perché?>>
<< devi andare al mio posto in Spagna per firmare un accordo.>>
<< che? Non ci penso proprio. Sto tornando in Argentina per il diploma di Martina.>>
< AHAHAHAHAHAHAH ancora quella Martina, ma pensa a lavorare che una da sbatterti la trovi sempre. Domani si va in Spagna non si discute...intesi?>>
<< intesi proprio per un cazzo. Intanto Martina non è una qualunque e ti prego di rispettarla e poi io a differenza tua ci tengo alla felicità delle persone, quindi scordatelo che vado in Spagna. >>
<< bene, allora non mi lasci altra scelta...>>
<< che vuoi fare papà? Penso di fare di nuovo del male alla mamma? Sei un viscido, orribile. La mamma viene via con me. Tu vediti i cazzi tuoi, tanto di noi non ti è mai importato.>>

Mio padre mi tira un pugno in un occhio, io sono pronto a reagire, ma ecco che mi squilla il telefono. Martina. Mi trattengo.
Rispondo e faccio segno a mio padre di andarsene.
- hola Geoooorge que tal?
- ciao.
- amore, va tutto bene?
- proprio per nulla. Mio padre mi è venuto a dire che domani dovrei andare in Spagna al posto suo e...
- va bene, non preoccuparti.

Chiude la telefonata senza nemmeno darmi il tempo di spiegare. Non capisco, sicuramente sarà delusa e avrà pensato che non andrò visti i precedenti. Che coglione sono stato. Sono venuto in Messico pensando che mio padre fosse cambiato e invece è il solito stronzo di sempre. Provo a richiamare Martina un paio di volte, ma nessuna risposta. Niente di niente. Il vuoto più totale.

Scendo giù per la cena e per controllare che mia madre stia bene. È da sola in cucina, mio padre sarà sicuramente uscito, al suo solito.
<< mamma devo parlarti di una cosa. Ma ora dimmi, dov'è papà?>>
<< è andato a bere con i suoi amici, come sempre. Che devi dirmi?>>
<< prepara i bagagli perché partiamo. Torniamo in Argentina.>>
<< ma figlio mio, sei impazzito? Non possiamo...>>
<< ancora ti preoccupi per papà? Non vedi che quello si fa i fatti suoi e di noi non gli importa?>>

Come finisco di dire questo, mio padre ritorna a casa ubriaco fradicio e una donna entra con lui. Mia mamma è scioccata.
Io vado verso di lui deciso e gli tiro un ceffone.
<< papà, si può sapere cosa stai facendo? Ritorni a casa ubriaco e con una donna e non ti preoccupi che ci siamo noi in casa.>>
<< ma va, Jorge...sai quante volte l'ho fatto?>> dice ridacchiando e giuro che vorrei spaccargli la testa. Sento mia madre piangere e scappare di sopra. La seguo e la trovo rannicchiata in un angolo.

<< hai ragione tu figlio mio, andiamo via. Sono più di trent'anni che sopporto questa storia. Andiamocene.>> si alza e prepara le sue cose e intanto trovo papà con quella.

Se ci sei tu. [Jortini]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora