Capitolo 18.

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Il cielo sopra di lui era grigio e triste: non il cielo che si aspettava di trovare a New York.
Era più un cielo da Milano, quella Milano che tanto avrebbe voluto dimenticare, quella Milano in cui aveva lasciato un orsacchiotto di peluche e il suo cuore infranto.

Sospirò, stringendo forte il manico della sua grande valigia rossa, contenente una marea di vestiti visto che per sei lunghi mesi non sarebbe tornato a casa.

Il contratto, firmato lo stesso giorno in cui era arrivata la mail che gli aveva cambiato la vita, prevedeva un periodo di prova di sei mesi dopo il quale il consiglio avrebbe deciso se passare ad un contratto indeterminato o meno.

Nicolas si posizionò meglio lo zaino sulle spalle e, tirandosi dietro la valigia, si diresse verso il luogo in cui Nelson gli aveva dato appuntamento.

Si era studiato la posizione prima di uscire dall'aeroporto, sfruttando fino all'ultimo il Wi-Fi.

Quante cose c'erano da fare in quella giornata per lui già infinita date le dodici ore di volo.
Lui, Nelson e Dario, venuti a prenderlo all'aeroporto, sarebbero poi andati a ritirare la sua nuova SIM, a fare una piccola spesa veloce, e poi l'avrebbero portato al suo appartamento.

Nic era estremamente curioso di vedere quella che sarebbe stata la sua nuova casa per quei sei mesi e chissà, forse se le cose sarebbero andate come previsto, anche per molto più tempo.

Quando finalmente vide gli amici in lontananza sentì come un piccolo peso che lasciava il suo cuore.
Nonostante fosse passato quasi un mese da quel tragico giorno, il dolore non aveva mai lasciato il suo petto.

Sentiva la necessità di cambiare, di fare qualcosa di nuovo, di stare lontano da casa.

Inoltre, vedere Nelson e Dario lo faceva stare più tranquillo: entrambi conoscevano  le due versioni dell'accaduto.
Non ci sarebbe stata la necessità di spiegare, di dire come era andata: non sarebbero servite parole, sarebbe potuto andare avanti.

Non appena salutò i due, stringendosi forte a Nelson, che gli era così tanto mancato in quei momenti di sconforto e solitudine, il telefono di quest'ultimo squillò.

"Mi sa che sbrigheremo le nostre faccende più tardi".
Disse, mettendo il telefono in tasca e salendo su un'auto nera.

Nic rimase sorpreso quando dalla portiera del guidatore uscì un uomo sulla cinquantina in abito che gli prese i bagagli riponendoli con cura nel baule.

Tendeva spesso a dimenticare la portata dell'azienda per cui avrebbe lavorato.

"Come mai?" Chiese sedendosi nei sedili posteriori con Nelson, mentre Dario si sedeva davanti affianco all'autista di nome Benson.

"Hanno anticipato la riunione di questo pomeriggio: abbiamo giusto il tempo di arrivare in ufficio"
Rispose, sistemandosi la cravatta nera sopra la camicia azzurra.

Nicolas guardò la schermata del suo iPhone.

25 Novembre 8;32 am.

"Come mai?" Chiese, cercando di capire per quale motivo la riunione indetta per la sua assunzione di prova doveva essere anticipata di ben otto ore.
Probabilmente era per qualcosa di più urgente.

Dario, dal sedile davanti, mosse leggermente la gamba, nervoso.

Nelson ruppe il silenzio ma non lo guardò negli occhi.

"Ci sono stati degli imprevisti con altre riunioni dei prossimi giorni: sono state anticipate ad oggi pomeriggio, perciò per esserci tutti anticipiamo questa ad ora."

Nic guardò preoccupato l'amico: quanta gente doveva essere presente alla riunione della sua presentazione al personale?
Pensava fosse più una formalità che qualcosa di ufficiale: una rapida presentazione ai suoi colleghi stretti e via al tour degli uffici inclusa spiegazione delle sue mansioni.

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