Quella serata era passata serena, senza altri incontri spiacevoli per Cesare.
Il piccoletto si era limitato a fissarlo mentre lui giocava a ping-pong con i ragazzi e gli amici di Nelson, tutti simpatici, o sorseggiava una birra.
Non aveva più cercato di parlargli, ne si era avvicinato, e andava bene così.
Eppure, pensò Cesare mentre finalmente si metteva a letto, la sensazione degli occhi di quel ragazzo, fissi su di lui per tutta la sera, lo rendeva felice.
Ovviamente non si era mai azzardato a ricambiare lo sguardo, mai avrebbe permesso di farsi vedere, soprattutto perché Beatrice, la ragazza di Nelson, sua cara amica, guardava curiosa sia lui che il piccoletto e non aveva intenzione di darle alcune pretesto per aprire bocca: era la prima a individuare le sue debolezze.
Di solito avrebbe disprezzato quella ricerca silenziosa continua da parte del più piccolo, ma la sua vulnerabilità e ingenuità, caratteristiche che odiava nella sua solita vita, erano in lui belle e genuine e le apprezzava.
Quei pensieri lo turbarono così tanto che si mise il cuscino sopra la faccia e cerco di addormentarsi il più velocemente possibile, per evitare di ripercorrere quei momenti e quelle sensazioni.
Il mattino seguente, quando andò in terrazzo, pronto per la colazione, mentre aspettavano Nelson, il solito ritardatario che ancora dormiva, decise di accendersi una sigaretta.
Si affacciò al parapetto e guardò davanti a se, il mare, il cielo blu.
Buttò fuori il fumo grigio, un po' come il suo cuore, guardò la strada, sotto di lui, e la vide.L'auto che aveva noleggiato era lì, sotto casa di Nelson, un bigliettino bianco attaccato ai tergicristalli.
Spense la sigaretta, dopo un solo tiro, cosa mai fatta nella sua lunga vita da fumatore, e scese di corsa.Sentì a malapena Tonno urlare qualcosa, ma non si fermò.
"Perché? Perché corro così?"
Si chiese, mentre scendeva le scale di corsa, il cuore a mille.Era solo una stupida auto, con uno stupido foglietto sopra, scritto da un ragazzo altrettanto stupido per quello che aveva potuto vedere.
Eppure era scattato.
Arrivò giù e corse a prendere quel bigliettino e davvero, odiò sé stesso per il sorriso che gli spuntò sul volto.
"Come hai visto, nessun ritardo, sia mai che tu torni a Milano e inizi con i soliti stereotipi di noi del Sud che non lavoriamo.
La macchina è perfetta ora, vedi di non romperla ancora in questi giorni.
Ah, non mi devi niente, faccio un piacere a Nelson, però magari posso sempre decidere di farti pagare qualcosa se continui a fare lo stronzo. Che dici, un caffè ogni volta che alzi gli occhi al cielo con me ci sta come pagamento?Nicolas"
Si mise in tasca il bigliettino, deciso a tenerlo per sé e capire magari quella notte perché si sentisse così caldo dentro, a livello del cuore e così felice.
Un caffè, dopotutto, era un giusto pagamento. E tornato su in terrazzo non riaccese nessuna sigaretta, fece solo colazione con i suoi amici.
*
"Ma per quale motivo hai preso una alfa romeo Giulia, ma quanto ti costa il noleggio al giorno?" Chiese Federico un ragazzo di Bologna che, come Nelson, aveva i parenti lì in Sicilia e ogni estate scendeva per le vacanze. Lui e Nelson erano amici fin dall'infanzia e il ragazzo, ormai da qualche anno, si era trasferito a Londra per lavoro. Cesare aveva incredibilmente legato subito la sera prima con lui, probabilmente per la comicità molto simile dei due.
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Ai confini del mondo
FanfictionIn cui Cesare è un architetto di successo, annoiato dalla sua vita apparentemente perfetta e monotona, e Nicolas un giovane studente universitario di relazioni internazionali ma anche un eccellente meccanico nel tempo libero.