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La sua mano sinistra era slittata sulle corde per poi finire il movimento, con lintento di far vibrare il sottile filo, sul quale, aveva esercitato la stessa pressione per tutto il tempo con il dito indice.Lasciò riecheggiare il suono per pochi secondi i quali, anche se pochi, gli erano serviti per far riposare le mani.
I polpastrelli gli dolevano e le braccia iniziavano a provare una certa attrazione per il suolo, stanche dei continui movimenti verso l’alto ed il basso. Era questo a cui aveva fatto l’abitudine. Le prime volte riusciva a tenere la giusta posizione per pochi minuti.
Ovviamente, con gli anni e le dure prove, gli si erano formati dei calli sui polpastrelli, i quali, rendevano più dura la sua pelle nei punti che venivano in contatto con le corde e, dopo svariate riprese dei suoi professori i quali commentavano la sua postura inadeguata, la sua schiena riusciva a rimanere ben dritta e rigida come le braccia le quali erano diventate quasi instancabili.
Ma, era solo un essere umano. Si odiava per questo. Voleva rintanarsi per tutta la durata della sua vita nella musica e in tutti i suoni che, per le sue orecchie, potevano essere definiti anche solo belli. Voleva essere cullato dalla dolcezza di quest’ultimi senza preoccuparsi di tutto quello che non lo riguardava. Era egoista, lo sapeva, ma tutte le persone facevano così. No?
Gli animali badavano prima a loro stessi e non ad altri. Per questo li ammirava. Loro non lo nascondevano per lo meno, mentre, gli esseri umani lo davano a vedere solo in una situazione di pericolo, nel momento del bisogno.
Forse era il primo ad averlo notato.
Continuò a suonare con movimenti fluidi mantenendo salda la presa sull’archetto con la mano destra, la quale, era quasi paragonabile alla pietra. Si sentiva tutti i tendini tesi ed in fiamme per la postura mantenuta per troppo tempo.
Gli dispiaceva smettere di toccare quei fili tesi e duri sul suo violino. Gli bastavano solo quest’ultimi e dei crini di cavallo per dimenticarsi e ricordarsi di tutto. Una volta finito il pezzo gli sarebbe mancato tutto quello. Di questo, Vincent, ne era più a conoscenza di chiunque altro.
Si sentiva ancora osservato ma, questo, lo spronava a dare il meglio di se stesso in tutti i giorni. Grazie a questa sensazione sapeva di avere sempre un pubblico che, anche se non fisicamente presente sul luogo, riusciva a sentirlo.
Quest’idea gli riscaldava il cuore. Sapeva che, oltre ad essere osservato, quei due occhi non gli potevano rubare niente. Era come se la sua testa, mentre suonava, si liberasse lasciando spazio al suo vuoto creato volontariamente.
Spinse l’archetto sulle corde fino a farlo arrivare al suo culmine alzando il braccio destro.
Aveva chiuso gli occhi godendosi gli ultimi istanti di pace e tranquillità per poi alzare le palpebre in modo annoiato.
Il suo sorriso si piegò lasciando lo spazio ad un’espressione indifferente sul suo volto.
Il collo, sempre più dolorante, ritornò dritto sulle sue spalle portando con sé la testa mentre, quest’ultime, con lentezza, presero ad afflosciarsi verso il basso chiudendo così il torace dell’uomo.
Si ritrovò ad appoggiare pigramente il violino per terra dopo aver abbassato le braccia divenute imploranti per il dolore.
Era rimasto per qualche secondo nella stessa posizione, la quale, gli consentiva il riposo dei muscoli sovraccaricati dallo sforzo, per poi dirigersi a passo rallentato e pigro verso il letto, sul quale si era seduto abbandonandoci il suo peso, dove, con mani esperte e molto delicate, aveva portato il violino sulle ginocchia iniziando ad ispezionarlo con molta cura.
Il legno d’acero della tavola armonica con delle striature fiammate formate dall’andatura del materiale usato per il componente.
Lo trovava bellissimo. Nonostante gli anni e tutti i piccoli tagli e graffi a causa del tempo, lo strumento, era ancora lucido e liscio al tatto. Riuscì, per l’ennesima volta, a complimentarsi per il lavoro minuzioso svolto dal liutaio della città, il quale, per lui, poteva essere anche definito un’artista per le decorazioni che lo percorrevano sui lati.
Ci mise interi minuti per ammirare la forma del suo strumento che, ormai, aveva impressa nella mente come un marchio.
Aveva alzato la mano destra chiudendo tutte le dita a pugno, fatta eccezione per il dito indice, il quale, andò a percorrere tutte le corde.
Dopo vari secondi, Vincent, sempre più annoiato per la monotonia della sua giornata, mise accuratamente il violino nella custodia rigida e imbottita per non danneggiarlo ulteriormente. Aveva sempre avuto paura di romperlo e, se fosse successo, non avrebbe saputo che fare.
Solo dopo essersi seduto ed aver guardato le mani, si accorse dei piccoli solchi lasciati dalle corde sui polpastrelli della mano sinistra, stupendosi di quanto erano marcati. Forse...Avrebbe dovuto fare più attenzione.
Annoiato per il nulla formatosi nella testa e la mancanza di compiti da svolgere, Vincent, decise di uscire per la prima volta dalla sua stanza.
Sapeva di essere su una nave, questo, lo sentiva a causa del pavimento instabile che continuava ad ondeggiare sotto i suoi piedi.
Era arrivato davanti alla porta dopo aver percorso di pochi metri della sua cabina.
Aveva appoggiato la mano sulla maniglia per poi svingera verso il basso.
Bastò un solo secondo e tutto in lui tremò.
Aveva aperto di poco uno spiraglio dal quale filtrava la luce delle lanterne esterne. Lanterne sconosciute. Luce sconosciuta e luogo sconosciuto.
Era in svantaggio. Sí. Lui era in svantaggio. Chi lo stava guardando si prendeva gioco di lui. Lo senti. Lo sentiva ridere mentre lo guardava come se fosse ad uno spettacolo di marionette.
Gli bastó poco per chiudere con uno scatto improvviso la lastra di legno.
No. Non ce la poteva fare. Sentiva che gli avrebbero sottratto altri ricordi. Glieli vrebbero rubati.
Sentiva che c'era qualcosa fuori dalla porta o qualcuno.
Lo avrebbe aggredito. Lo avrebbero aggredito.
Ma che cosa volevano?
I soldi? Oh se potesse glieli avrebbe dati tutti. Volevano la sua vita? E per farne cosa? A chi poteva importare di un comune e semplice uomo, o meglio… un ragazzo?
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Madness - Il canto della Morte
Fantasy|| ATTENZIONE: copertina a cura di @Heroon_S|| Quattro menti contorte e malsane che collaborano tra loro. Due uomini e due donne, tutti con del sangue sulle mani e fantasmi oscuri del passato, tutti con le loro terribili colpe e le loro disgrazie. U...