Prologo

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Quando quella mattina mi svegliai, mi resi conto che è il giorno della mia audizione. Avrei provato ad entrare a X Factor. Avevo 16 anni, anche se non fossi stato accettato, la mia vita non sarebbe caduta. Era solo uno sfizio che volevo togliermi, un rimpianto che non volevo avere. Se fosse stato destino, sarebbe accaduto, no?

Cercai di pettinarmi la chioma riccia, ma, come in ogni giornata importante, non volle sentire ragioni. Mi vestii con vestiti dai toni soft, non ho mai amato i colori sgargianti.

Salii in macchina con mia mamma, che mi disse che mi accetteranno di sicuro, che la mia voce ha qualcosa di speciale. Le sorrisi e lei mi disse che ero bellissimo, magari mamma lo fossi!

Quando arrivai mi attaccarono al cardigan un cartellino con su scritto un numero, che sarebbe diventato il mio numero. Mi presentai, iniziai a cantare. Credo di aver fatto bene.

Restai a vedere le altre audizioni e mi colpì un ragazzo 18enne, con una folta chioma castana, due occhi azzurri e una voce da bambino. Si chiamava Louis Tomlinson, da quel che mi ricordo.

Non voglio sminuirlo, ma aveva veramente una voce da bambino. Ed è una cosa bella, perché a 18 anni una voce così è speciale, altroché la mia!

Dopo un po' mi diressi verso il bagno e prima ancora di aprire la porta, essa si aprì da sola, come per magia, centrandomi in pieno il naso.

-Oops!- disse un ragazzo con la chioma castana e gli occhi azzurri.

-Ciao- gli risposi, sorridendogli.

-Ti ho fatto male?- mi chiese preoccupato.

-No, mi hai solo centrato il naso-

-Solo?!- mi domandò con gli occhi strabuzzati.

-Ho preso tante pallonate in faccia!-

Lui rise e mi disse che dovevo permettergli di mettermi dell'acqua fredda sul naso.

Accettai, ridendo e lui recuperò della carta igienica e la inzuppò d'acqua, che poi finì sul mio naso.

-Sono Louis Tomlinson, comunque e scusa per la portata- Si presentò.

-Ho guardato la tua audizione- mi sentii uno stalker -Hai una voce bellissima!-

Arrossì e piegò la testa. -Grazie-

-E comunque sono Harry Styles-

-Piacere- disse tendendomi la mano e togliendola dal mio naso.

Gliela strinsi e borbottai un grazie per l' "impacco".

-È stato un piacere anche quello- sorrise.

E mi lasciò da solo in quel bagno.

Che strano tipo, pensai. Affascinante, però.

Feci quello che ero venuto a fare prima di prendere una "portata", come l'ha chiamata lui, in faccia e poi uscii.

Stavamo dicendo chi era passato!

We were born sickDove le storie prendono vita. Scoprilo ora