Capitolo 3 - Emma

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I giorni avanzavano, il tempo volava.
Sembrava andare tutto per il verso giusto, tranne con Federico.
Il "ragazzo strambo", così soprannominato da me, non ci calcolavamo ancora, nemmeno un ciao al mattino. Ci evitavamo come la peste.
Durante quelle settimane avevo sentito per i corridoi che lui era il ragazzo più popolare della scuola, tutto ciò che aveva il dono di respirare era suo, per farla semplice? un poco di buono.

Odio.

A interrompere i miei pensieri fu Ari:
"Annalisa! Ti hanno affidato anche a te un lavoro in coppia? Sono così emozionata, finalmente potrò socializzare con altre persone della classe!".

"Emh, non che io sappia per ora" affermai dubbiosa.
"Beh ma perché tanto entusiasmo?"

"Mi hanno messo con un ragazzo, che è la fine del mondo. Lo avevo già adocchiato i primi giorni ma non ho ancora avuto l'occasione di parlarci perciò...".

"Perciò perché non sprecarla!" la interruppi continuando la sua frase.

"Esattamente!" mi abbracciò e se ne andrò verso la sua aula.

Sospirai.
A volte vorrei avere il suo stesso entusiasmo per ogni piccola cosa.

Entrai nell'aula e sbuffando ritornai al mio posto assegnato.
Federico dormiva.
Me no male, pensai.
Tirai fuori un quaderno e una penna...solita routine.

"Buongiorno ragazzi, oggi vi darò un esercizietto per casa" annunciò la professoressa di italiano sfregando il gessetto bianco che teneva fra le dita contro la lavagna.

"Il lavoro sarà svolto a coppie, che ovviamente ho già fatto."

Ci fu uno sbuffo di gruppo, quasi coordinato.

"Bene ragazzi, tirate fuori carta e penna e segnatevi il vostro compagno di lavoro.
Le coppie saranno formate da:
..... e .....
..... e .....
.....
Annalisa ed Emma
Tutto chiaro?" concluse l'insegnante.

Emma.
Emma veniva nella mia stessa classe, era una ragazza molto bella, riservata e timidissima, un po' come me.

"Ciao, io sono Emma" disse porgendomi la mano destra, facendomi sobbalzare dai miei pensieri.

"Annalisa" afferrai la sua mano.

Mi sorrise.

"Ascolta, dato che dovremo svolgere questo lavoro insieme mi chiedevo se ti andava di vederci dopo la scuola per parlarne. Sai, nel bar qui accanto" propose, ma qualcosa o meglio, qualcuno ci interruppe.

"Oh, ma guarda che carine! Adesso non ci sarà più una sola mocciosa ma ben due!"

Avrei riconosciuto quella voce irritante tra mille.

Prima di aprire bocca, Emma con tono irritato mi precedette: "Federico farai meglio a stare zitto"

Il mio compagno di banco a quella frase non rispose. Si rannicchiò nuovamente per continuare il suo riposino mattutino.

"Ci vediamo dopo" dissi accennandole un sorriso, che contraccambio all'istante.

—————

Finalmente quella pesante e straziate mattinata giunse al termine. La campanella suonò.

Tirai su lo zaino da terra, riposi al suo interno tutte le mie cose e sotto lo sguardo attento di Federico avvicinai la sedia al banco, non curante del suo rumore fastidioso.

"Ei tu, bella ragazza!"

"Ari sono di fretta, ti raggiungo più tardi a casa, promesso" dissi accelerando il passo.

"Dove scappi?" chiese dubbiosa la mia amica.

"Lavoro di coppia, bar con una mia compagna di classe".

"Divertiti!" esclamò prima di lanciarmi uno dei suoi sorrisi incoraggianti.

———

Scovai immediatamente il bar, era veramente a pochi metri di distanza dalla scuola.

Bello, piccolo e con un'atmosfera molto intima.

Entrai e notai subito un braccio vagante in aria: "Annalisa sono qui"

Preparai uno dei miei sorrisi migliori e mi sedetti al tavolo.

——-

Il pomeriggio passò velocemente, tanto da non accorgersi quante ore erano passate.

Emma era una persona molto dolce e per niente timida da come risultava a primo impatto. Parlammo molto...mi rivelò di essere la sorella di Federico, un particolare che pochi sapevano, ci confrontammo e capì quante cose avevamo in comune.

Tante quante bastava per stringere un bel legame.


Quella sera tornai a casa e inevitabilmente fui assalita da mille domande da parte della mia amica: "Quindi? E' simpatica? Ti trovi bene?"

Tutte domande a cui risposi semplicemente "Si".

Esausta dalla giornata senza sosta, mi buttai nel letto a peso morto prima di crollare in un sonno profondo.

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