43. Il tuo casino, Newt

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La bomba aveva colpito solo una parte dell'edificio che, crollando, stava portando giù a mano a mano anche l'altra parte, cioè quella in cui Eve correva più veloce che poteva per mettersi in salvo.

Non aveva una meta precisa perché non conosceva a fondo l'edificio, doveva solo uscire di lì. Si guardava attorno senza smettere di correre e teneva stretta la boccetta con il siero.

Dopo un bel po' di tempo sentì le gambe cedere, era esausta. Ma una luce di speranza le si accese negli occhi quando vide una porta alla sua destra. La scritta "Uscita d'emergenza" risaltava in bella vista e la ragazza aprì la porta.

Era su un attico, all'ultimo piano dell'edificio. Ma come avrebbe fatto ad andare via? Imprecò mentalmente e si accasciò sul pavimento troppo stanca per poter reggere altra fatica.

Attorno a lei la città bruciava, le persone gridavano e gli edifici crollavano, ma lei riusciva a sentire solo il suo respiro che le arrivava ovattato alle orecchie.

Pensò a Newt. Al fatto che l'aveva lasciato andare, semplicemente. Respirando affannosamente le tornarono alla mente tutti i loro momenti insieme.

L'arrivo alla radura, l'astio iniziale, la corsa improvvisa nel labirinto, la festa attorno al falò dove lui pendeva praticamente dalle sue labbra, l'arrivo alla Wicked, il sesso poco dopo essersi detti di odiarsi, la fuga, finalmente il fare l'amore, la crisi prima dell'ultima città, gli ultimi momenti insieme e poi...

Newt era andato. E Eve non poteva che pensare a lui. Quei ricordi sembravano andare troppo veloci, la opprimevano. Ma un rumore fin troppo vicino la fece ritornare alla realtà.

Si voltò lentamente e fu incredibilmente felice di vedere Brenda, Minho e Gally incitarla a salire su un elicottero di Janson. La ragazza sorrise e si alzò facendo appello a tutte le forze che aveva in corpo.

Con non poca fatica e con l'aiuto dei suoi amici riuscì a salire sull'elicottero poco prima che anche l'attico crollasse. Si stese lì sopra, troppo stanca per fare qualsiasi cosa.

E poi chiuse gli occhi.

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Eve aprì gli occhi tirandosi a sedere spaventata non riconoscendo nulla di ciò che aveva attorno. Sembrava essere in una baracca di legno. Guardò il letto dove pochi secondi prima dormiva beata e poi continuò a guardarsi intorno.

Si alzò ignorando il mal di testa persistente che aveva e scostò una tenda all'estremità della struttura. Davanti a sé vide solo una spiaggia.

Uscì dalla baracca e si guardò attorno. Vide molte persone, anche bambini, e si avviò verso di loro cercando di riconoscere qualche viso.

Poi vide Minho e Brenda parlare in lontananza. Ben presto, quest'ultima si accorse della presenza di Eve e si avvicinò di poco.

Le due si guardarono per qualche istante, poi la ragazza la abbracciò. Se solo ci fosse stato anche Newt...

B: Mi dispiace. - sussurrò -

E: Va tutto bene. - la rassicurò poggiando lo sguardo anche su Minho, Gally e Frypan -

Quando le ragazze si staccarono, Eve si avvicinò ai ragazzi.

M: Questo è Porto Sicuro. Il nostro Porto Sicuro. - esclamò soddisfatto -

Eve fece un sorriso del tutto forzato di rimando.

G: Dai, vieni, stavamo giusto per iniziare i festeggiamenti. - la incitò -

Tutti andarono a sedersi attorno al fuoco, insieme agli altri sopravvissuti. E Vice, al centro, iniziò a parlare.

V: Compagni, è finita. Janson è stato sconfitto, la cura è stata trovata e siamo finalmente al sicuro dal virus. Per arrivare a ciò abbiamo perso tutti qualcuno, qualcuno a cui tenevamo. Ma è bene non dimenticare quelle persone, perché se siamo qui oggi è anche grazie a loro.

Eve abbassò lo sguardo.

V: E così, questo è per loro. - indicò una struttura di pietra allungata dietro di lui - Quando sarete pronti, potrete scrivere il loro nome qui sopra per onorarli. Ma intanto, posso darvi ufficialmente il benvenuto a Porto Sicuro! - affermò emozionato -

La folla brindò, applaudì e gridò per la gioia. Eve, invece, se ne stava sulle sue e il massimo che poteva fare era un piccolo sorriso ogni tanto ai suoi amici.

Minho guardò Brenda e poi le disse una cosa nell'orecchio. Dopodiché, quest'ultima si avvicinò alla ragazza per prenderla per mano e portarla in un luogo più appartato.

B: Senti, Eve, quando ti abbiamo portato via dalla Wicked avevi questo al collo. - le diede la collana di Newt -

Eve perse un battito e la prese con mani tremanti. Brenda si alzò e le sorrise per poi allontanarsi e lasciarle un po' di privacy.

La ragazza rigirò la boccetta legata alla collana tra le mani guardandola attentamente. Senza neanche accorgersene sganciò un pezzetto e fece una faccia stranita.

Guardò all'interno e tirò fuori quello che sembrava un foglio di carta ingiallito e rovinato. Lo aprì rivelando la calligrafia di Newt, per fortuna ancora leggibile.

Era una lettera. Newt le aveva scritto una lettera. Iniziò a leggerla, lentamente.

Cara Eve,
non so nemmeno come ci sono arrivato a scriverti questa lettera. Probabilmente è la prima che scrivo, ma anche se non lo fosse, sono sicuro sia l'ultima.

Una lacrima le rigò la guancia, la prima di tante.

Voglio che tu sappia alcune cose. Alcune cose che non ti ho detto, forse per paura, o forse semplicemente perché certe volte preferivo stare zitto e baciarti piuttosto che parlare. Tu mi hai salvato. Mi hai salvato in ogni modo in cui una persona può essere salvata.

La ragazza lasciò uscire un singhiozzo.

So che non ho molto tempo ma non ho paura di morire. E non ho paura perché so che accadrà solo per portarti in un luogo che potrai chiamare casa. Rimpiango solo una cosa: non esserti riuscito a dire ciò che provo. Però, lo faccio ora. Senza maschere o barriere. Io ti amo, Eve. Dio, se ti amo.

Lei portò gli occhi al cielo per qualche attimo, poi ritornò alla lettera tirando su col naso.

Chi avrebbe mai pensato che proprio la novellina spaventata della radura sarebbe diventata l'unica persona a cui ho veramente tenuto da quando ho memoria? Penso di averti amato anche quando non facevamo altro che gridarci contro.

Eve sospirò ricordando tutti quei momenti.

Ora il futuro è nelle tue mani. E so che saprai fare la cosa giusta. Prenditi cura di tutti per me. E prenditi cura di te stessa. Meriti di essere felice. Grazie per avermi fatto capire cosa significa amare.
Addio, novellina
                                             Il tuo casino, Newt

La ragazza concluse sospirando e sforzando un piccolo sorriso nascosto tra le lacrime. Quanto avrebbe voluto dirgli che lo amava anche lei...

Sentì un rumore che la fece sobbalzare improvvisamente. Guardò davanti a sé vedendo una bambina che prendeva un pallone lanciato proprio accanto a lei.

La piccola, camminò verso di lei facendo agitare i suoi riccioli biondi e la guardò attentamente.

X: Perché piangi? - le chiese -

E: Solo... dei ricordi di una persona. - rispose -

X: Qualcuno che ti ha reso triste? - spostò una ciocca di capelli dal viso -

E: No. Qualcuno che mi ha reso davvero davvero felice. - sorrise portando gli occhi in cielo -

                                    Fine

Angolo autrice
Eh si, siamo giunti alla fine di questa storia. Non voglio dilungarmi in un semplice angolo autrice quindi tra poco pubblicherò i ringraziamenti della storia.

Your mess, Newt || Maze RunnerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora