Tick Tock, Tick Tock. Il movimento delle lancette dell' orologio occupava il silenzio di Emanuele. Il quale era stato lanciato dalla sua mente in un ricordo del passato, ad un volto del passato, alla prima ed ultima volta che aveva avuto intenzione di chiedere di uscire ad una ragazza. Cosa che però non era riuscito a fare, Perché? Per timidezza, paura di essere respinto e per l' imbarazzo.
"Il pianeta terra richiama Emanuele cfcf, terzo tentativo fallito cfcf"
Annunciò Anna.
Quest' ultima frase risvegliò il ragazzo dall' apparente stato assente in cui si trovava ed abbassò le sue iridi marroni verso la bambina. Lei si accorse imminente del suo 'risveglio' ed intervenì
"Qual' é il problema?"
"Hai fatto tutto senza nemmeno chiedermelo. Vedi tu." Esclamò lui nervosamente.
"La stavi stalkerando con lo sguardo tutto il tempo. Ero convinta ti piacesse."
"Non é vero, l' ho guardata a mala pena."
'Tipico dei maschi, negare l' evidenza.'
"Okay, se non ti interessa ridammi il numero." Disse lei pronta a scrutare la prossima espressione dell' autista.
Lui, in apparenza, mostrò indifferenza ed uno sguardo disconnesso. 'Dentro instigava il criceto nella sua testa a correre per sviluppare una scelta considerevole.'
"Non mi sembra una soluzione equa."
'Ah?'
"Equa?" Domandò la bambina.
"Be' ci farei una pessima figura. Mando una bambina a richiederle un appuntamento e poi annullo tutto?"
La piccola anarcò il sopracciglio destro ed il labbro manifestando la sua soddisfazione. Nel frattempo il ragazzo si complimentava e adulava il criceto per avergli fatto rispondere così.
"In questo caso.." pronunciò Anna avvicinandosi alla pancia del ragazzo e tirandogli un pugno nello stomaco per farlo abbassare "Trattala bene o ti uccido.". Furono le sue parole sussurate all' orecchio del morente giovane. Dopodiché si girò come che il volto rosso e le mani sulla pancia che esprimevano la sofferenza di lui non avessero importanza e iniziò a ristudiare l'ambiente in cui si trovava. Dopo il ripasso marciò in direzione del gioco che aveva prima adocchiato.
Ma una mano sulla spalla bloccò il suo cammino.
"Ho bisogno di te" bisbigliò una sottilissima voce alle sue spalle.
"É ci sono voluti 4 minuti per capirlo?"
"Sono un sciocco maschio non ricordi?"
"Purtroppo si, ricordo." Ammise lei sbuffando.
Presero posto in due delle sedie presenti nell' angolo a sud-est del locale.
"Sei mai uscito con una ragazza?"
"Si, ma non sono stato io a chiederle di uscire."
"Aspetta..hai mai chiesto ad una ragazza di uscire?"
"......N......o..." asserì rivolgendo gli occhi verso il pavimento e fissando la mattonella bianca.
'Non ridere..non ridere..non..troppo tardi' pensò la piccola cedendo in una risata.
"Perché mai?" Chiese cercando di ricomporsi invano.
"Scusa mi vedi? Sono un obbrobrio chi vorrebbe mai uscire con me? Se io gli lo avrei chiesto lei avrebbe riso esattamente come te e io sarei passato per un idiota."