Hey ragazze (e anche voi insulsi maschietti, vi tengo d' occhio < . < ) tra i miei vari momenti é schizzato fuori un capitolo horror ma voglio chiarire che NON CENTRA ASSOLUTAMENTE CON LA STORIA.
Allora perché l' hai pubblicato visto anche il genere? Chiederete giustamente voi.
Perché (sono fuori di testa forse?) dato che questo libro é un po' (commentate e vi fucilo) femminista tocca un po' l' argomento per cui la killer che ho creato uccide i maschi.
Non l' avreste mai pensato vero, che avrei potuto fare una storia simile? Soprattutto con una trama simile...
Specifico che a me intratteressa principalmente la storia di Disaster Me (osate dire che per voi non é così e vi mando la killer a casa.) quindi Extra ve ne saranno pochi oppure non ce ne saranno proprio oltre questo. Inoltre non mi intendo di questo genere ma ero curiosa di provare dato che non ho mai scritto nulla di simile.
•Il contenuto di questo testo é violento. Invito i minori di 13 anni a non leggere se non accompagnati da un adulto•
Quindi iniziamo...
Tremava come una foglia nel buio che lo ingoiava. Ingurgitava di continuo saliva per bagnare la gola secca e sciogliere quel nodo che si era formato all’interno del suo collo. Finalmente i suoi occhi, spalancati, per percepire meglio lo spazio attorno, scorsero una porta. Non aveva idea di dove fosse finito, figuriamoci sapere cosa ci fosse dietro ad essa, in più l’unica sua fonte di luce era lo schermo del suo cellulare, che, però, con la batteria a 3% non risultava essere un enorme aiuto, ma per lo meno l’unico. La maniglia scura, in platica, era tiepida ma le sue mani sudate le trasmisero subito calore. Abbassò e tirò rapidamente, quella però non si aprì al ché il suo cuore accelerò ancora di più il suo battito, ormai rimbombava in ogni singola parte del suo corpo accrescendo lo stato di panico e angoscia. Sarebbe morto. Avvertì il respiro affaticato alle spalle, l' aveva raggiunto, seguito dal rumore che fece la chiave ruotando nella maniglia, erano chiusi dietro, non aveva via di scampo ormai. Puntò rapidamente lo sguardo sul cellulare ma nulla non prendeva, non c’era campo in quella casa in periferia. Sollevò, dunque, gli occhi su lei. Le sue pupille dilatate si avvicinavano sempre più, portandolo a chiedersi come lei facesse a muoversi così velocemente al buio.
‘Ti ho trovato’ pronunciò la ragazza in maniera stolta e malata.
Non rispose, era occupato a usare i suoi sensi, più attivi del solito, per cercare una via d’uscita. Quando i suoi calcoli li rivelarono che non aveva scampo iniziò, quasi, a mancargli il respiro e l’autocontrollo che aveva tentato di mantenere, come gli aveva sempre detto di fare il padre in situazioni difficili, lo abbandonò imminente.
‘Sei in trappola lo sai?’ continuò soddisfatta, inclinando la testa verso destra.
'Piccola volevo solo...' tentò di giustificarsi.
'Solo usarmi e gettarmi come se nulla fosse.' Lo interruppe sicura.
'No, non è vero!' Si difese raschiando la gola.
'Allora dimmi, come mi chiamo?' Gli domandò sapendo che lui non avrebbe potuto rispondere. Ed infatti accadde così.
‘Vuoi che ti rinfreschi la memoria? Davide?’ suggerì.
‘No’ asserì secco. Il padre gli aveva detto di non farsi mai trovare impreparato ma in questo caso chissà se aveva fatto la scelta giusta. In quel momento nella mente gli comparirono tante cose e tante domande. Se sarebbe morto non avrebbe più potuto realizzare i suoi sogni, comprare un auto nuova, trovare una brava ragazza e farsi una famiglia, e più ci pensava più l’agitazione e il panico si avventavano su di lui divorandolo nella paura.