2.18 Un Premio per Dobby

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|26 Novembre 1977|

Remus: Pad, hey sveglia

Sirius grugnì ma non si svegliò

Remus gli accarezzò dolcemente i capelli: amore, su è ora di alzarci

Ecco, se Sirius amava alla follia l'auto ironia e la lussuria del Remus pre-luna, amava ancora di più la dolcezza e la premure del Remus post-luna l'unica cosa che non cambiava era la possessività ma quella c'era sempre a prescindere da dove fosse la luna

Sirius continuando a non alzare la testa dalle braccia rispose

Sirius: dormi Rem, è presto

Remus: Sir è giorno

Sirius: è stata una nottataccia Rem, riposa

Remus: non dobbiamo andare a lezione?

Sirius: no, è sabato Rem e poi abbiamo il permesso del preside per stare qui, ci hanno portato la colazione se hai fame e dopo ci portano il pranzo, ah James ha detto che lo scherzo è andato bene, i Serpeverde stamattina avevano tutti i capelli verdi

Mentre Sirius ridacchiava Remus ripensò a ciò che aveva detto il ragazzo e iniziò a preoccuparsi: perché abbiamo il permesso? Sei ferito? Sirius fatti vedere

Sirius alzò la testa e mostrò a Remus un sorriso stanco: sto bene Rem ma stamattina tu non eri conciato benissimo e ho convinto Poppy a lasciarti curare da me, non mi sono allontanato un attimo dal tuo fianco e Silente ha detto che potevo rimanere con te, probabilmente ha notato che ero preoccupato e che comunque non mi sarei mosso da qui. Che è successo stanotte Rem? Sei pieno di tagli dalla testa ai piedi, il più marcato all'altezza del cuore, tutti auto inflitti. C'entro io? Ho fatto qualcosa che ti sta facendo soffrire?

Il mannaro abbassò lo sguardo: no Sir, non hai fatto niente, anche perché se no me la sarei presa con te

Sirius: e allora perché il cuore?

Remus: ho detto che non hai fatto nulla non che non c'entri con ciò che è successo

Sirius: Rem...

Remus: sono solo pensieri Sir, che a volte mi affollano la testa e che mi fanno ancora pensare che non dovremmo stare insieme ma ti giuro che li sto combattendo, te lo giuro su ciò che ho di più caro, ti amo Sirius e VOGLIO stare con te

Sirius sospirò: e allora qual'è il problema?

Remus: a volte ho ancora paura di farti soffrire, di non meritarti

Sirius percepì perfettamente la menzogna nelle parole di Remus, riusciva a leggere nei suoi occhi che non era quello il problema, ma la verità faceva troppa paura e decise di credergli

Il corvino si riaccucciò sulla poltrona: torna a dormire dai che stasera dobbiamo leggere l'ultimo capitolo

Il mannaro sospirò passandogli ancora le dita tra i capelli: vieni a dormire qui sul lettino con me? Quella poltrona sembra davvero scomoda e voglio un abbraccio

Sirius sorrise e si andò a stendere al fianco del suo ragazzo, il peso che aveva sullo stomaco per quella conversazione però non lo lasciò

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Cassiopea: ultimo capitolooo, leggo io

Regulus, che aveva già aperto la pagina giusta, le passò il libro

CAPITOLO 18

Un premio per Dobby

Per un attimo regnò il silenzio, mentre Harry, Ron, Ginny e Allock restarono sulla soglia, tutti sporchi e infangati e (come nel caso di Harry) insanguinati. Si udì un grido.
«Ginny! »
Era mamma Weasley, che per tutto quel tempo era rimasta seduta, in lacrime, davanti al camino. Balzò in piedi, seguita dal marito, e insieme si precipitarono verso la figlia.
Ma Harry guardava oltre. Silente era in piedi accanto al camino, chino sulla professoressa McGranitt che ansimava premendosi il petto. Fanny si alzò in volo sfiorando l'orecchio di Harry e andò ad appollaiarsi sulla spalla di Silente; in quello stesso istante, Harry e Ron si ritrovarono tra le braccia di mamma Weasley.
« Tu me l'hai salvata! Tu me l'hai salvata! Come hai fatto? »
« Credo che tutti noi vorremmo saperlo » disse la McGranitt con un filo di voce.
Mamma Weasley lasciò andare Harry, che per un attimo esitò, poi si avvicinò alla scrivania, dove posò il Cappello Parlante, la spada ornata di rubini e quel che rimaneva del diario di Riddle.
Poi cominciò a raccontare. Per circa un quarto d'ora parlò, circondato da un silenzio assorto: raccontò della voce incorporea, di come alla fine Hermione avesse capito che si trattava della voce di un Basilisco, di come lui e Ron avessero seguito i ragni nella foresta; raccontò di Aragog, che gli aveva detto dove era morta l'ultima vittima del Basilisco; di come lui aveva indovinato che la vittima era Mirtilla Malcontenta e che l'ingresso della Camera dei Segreti avrebbe potuto essere nel suo gabinetto...
« Va bene » lo incalzò la McGranitt quando lui si interruppe. «Hai scoperto dove era l'ingresso... dovrei aggiungere, infrangendo almeno un centinaio di regole della scuola! Ma come diavolo siete riusciti a venirne fuori vivi, Potter? »
Fu così che Harry, con la voce rauca per il gran parlare, raccontò del tempestivo arrivo di Fanny e del Cappello Parlante, che gli aveva consegnato la spada. Ma poi esitò. Fino a quel momento aveva evitato di parlare del diario di Riddle... o di Ginny. La ragazzina stava in piedi, con la testa appoggiata alla spalla di mamma Weasley e con le guance ancora rigate di lacrime. E se l'avessero espulsa? pensò Harry in preda al panico.

𝑻𝒉𝒆 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒚 𝒐𝒇 ~ 𝑳𝒂 𝑪𝒂𝒎𝒆𝒓𝒂 𝑫𝒆𝒊 𝑺𝒆𝒈𝒓𝒆𝒕𝒊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora