Prologo

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Gennaio 1892, Los Angeles

Stavo attraversando tranquillamente la mia grande villa e nell'aria si sentivano solo i miei passi attutiti dalla pantofole che indossavo.

Ricordo ancora quando, un po' di anni fa, l'avevo comprata.

Mi avevano attratto fin dall'inizio le numerose e spaziose stanze, sparse per tutta la casa, e il grande giardino, in questo periodo con lo stagno ghiacciato, ma in primavera e estate fiorito e verdeggiante.

L'avevo adornata con vari oggetti sfarzosi, come il lampadario appeso all'ingresso, pieno di goccioline di diamante che mandavano piccoli riflessi in tutto l'ambiente circostante, o i vari dipinti preziosi appesi in punti strategici dell'abitazione.

Mi stavo dirigendo in cucina per prepararmi qualcosa da mangiare, quando ad un tratto sentii un rumore venire dal piano di sopra.

Era un rumore secco, improvviso. Sobbalzai e mi girai istintivamente nella direzione del tonfo.

Pensai subito all'irruzione di un ladro; cose di questo genere erano successe poco tempo fa alle case vicine.

Incominciai ad avviarmi verso le scale, per salire e controllare che non ci fosse nessuno.

La mia casa si può definire una specie di labirinto, tanto è grande. Le persone che ci entrano la prima volta quasi sicuramente si perdono.

Arrivato al piano di sopra afferro un vaso, nel caso potesse servirmi, e incomincio ad avanzare lentamente per il corridoio alla mia destra.

Dopo aver ispezionato quella parte, sarei passato a quello alla mia sinistra, relativamente più lungo rispetto a quello che stavo percorrendo adesso.

Incominciai ad aprire le porte che mi si presentavano davanti, quasi di colpo, per togliermi il pensiero.

Come si suol dire, via il dente via il dolore!

Dopo aver aperto l'ennesima porta, sentii un altro rumore, questa volta proveniente dal piano terra. Ripercorsi il corridoio velocemente e scesi le scale di corsa, sempre con il mio vaso in mano, credendo sarebbe servito a proteggermi.

Arrivai sull'uscio della porta della cucina.

Mi affacciai ma non vidi nessuno. Strano, ero quasi sicuro che provenisse da qui.

Un altro rumore più forte di quelli di prima provenne, sempre a piano terra, dall'altro lato della casa. Era sicuramente la caduta di un libro o di un portapenne. Probabilmente, nel tentativo di scappare, il ladro aveva urtato la libreria o la scrivania, nel mio studio.

Mi diressi velocemente dall'altro lato della villa, sicuro di averlo individuato. Finii di aprire la porta socchiusa, tenendo stretto il vaso, pronto ad usarlo.

Nei pochi secondi che passarono prima di entrare, mi soffermai per un attimo sulla porta chiusa a chiave, alla fine di quel corridoio.

Quella camera era appartenuta a mio figlio Jack, morto circa 2 anni fa, all'età di 8 anni. Da quando ci fu l'incidente, non sono stato più capace di aprirla, così decisi di chiuderla con un lucchetto. La stessa cosa valeva per la camera da letto che condividevo con mia moglie, anche lei morta nello stesso incidente.

Quando mi decisi finalmente ad entrare, vidi dei libri caduti a terra. Entrai lentamente, sempre in guardia nel caso mi apparisse davanti il ladro, ma visto che non c'era nessuno mi rilassai e misi apposto i libri nella libreria.

Dato che non era neanche di qua, non sapevo dove potesse essere andato.

Stavo per girarmi e tornare in cucina, quando ad un certo punto sento un altro rumore, questa volta forte e chiaro, provenire da dietro di me. La voglia di tornare di là mi era passata. Strinsi forte il vaso, temendo quasi si potesse rompere da un momento all'altro. La verità è che avevo paura.

Mi girai lentamente, attento a non fare nessun passo falso e continuando a sperare non fosse niente, ricredendomi appena vidi chi prima mi stava alle spalle.

Non poteva essere vero.

Un'alta creatura nera, che puzzava di decomposizione e sangue, stava dritta in piedi di fronte a me, spandendo per la stanza un'aura nera. Tirò fuori dal mantello la mano in putrefazione e mi colpì al braccio. Mi scivolò di mano il vaso che, schiantandosi al suolo, si ruppe in mille pezzi.

Un dolore lancinante mi invase. Cercai di non urlare e cominciai lentamente a indietreggiare. Mi premo la mano opposta al braccio che era stato colpito sulla ferita. Stavo perdendo molto sangue.

Come aveva potuto in un colpo solo, senza un'apparente arma, ridurmi in questo stato?

Arrivai a toccare il muro opposto con la schiena e capii che ormai ero in trappola.

Quando il mostro mi fu vicino, troppo vicino, chiusi gli occhi, e prima di non sentire più niente, udii una risata glaciale, da far gelare il sangue nelle vene.

Mark Peeterson morì quella stessa notte e il corpo non fu mai più ritrovato.

//nota autore//

Allora...Ho deciso di riscrivere il libro e correggerlo :)

Spero di essere migliorata eh... niente ora man mano aggiorno tutti i capitoli

Un bacio e buona lettura

La casa misteriosa (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora