CAPITOLO 2- UNA GIORNATA TIPO

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Maggio2019

Silenzio. Il mare è profondo e tu sei sott'acqua. Guardi in alto, vorresti arrivare in superfice per poter respirare. Ci credi, ci provi, dai tutta te stessa. Vorresti ossigeno, ma non c'è. È come se la tua meta si allontanasse, mentre tu ti avvicini. Stai perdendo le forze. Hai paura. Niente più ha senso. Non respiri. Ti senti morire dentro. Pensi di esserlo davvero. Diventi un macigno freddo. Stai cadendo negli abissi del mare dove nessuno più potrà mai ritrovarti. Pensi di essere finita.
Poi ti "svegli".

"Ah era solo l'ennessimo attacco di panico" pensa Katy.
Sono le 02:00 di una notte di maggio 2019. La ragazza è chiusa nel bagno, a casa di sua sorella maggiore, Jenny. Vi chiederete il motivo per il quale si trovi lì, ma questa è tutt'altra storia che magari un giorno saprete. Katy ormai convive con gli attacchi di panico, ne soffre da qualche mese. Non ne parla con nessuno, vuole farcela da sola.. Ancora una volta.

Appena si sente meglio va a coricarsi nel suo letto e cerca di addormentarsi. Con difficoltà, ma ci riesce.

Sono le 06:30 e la sveglia impostata suona. Katy si alza con molto rammarico dal suo letto e si mette alla ricerca della sua voglia di vivere, sperando di trovarla almeno oggi.
Prende i suoi vestiti poggiati sulla sedia accanto al letto e si reca in bagno per vestirsi.
Indossa un comodissimo leggins nero e una felpona bordeaux in cui ci si può nasconde dentro. Raccoglie i suoi capelli biondi in uno chignon abbastanza disordinato e indossa le sue scarpe preferite, le Nike Force 1.
In cucina si prepara un buon caffè e controlla di avere tutto nello zaino per andare a scuola.
Nel frattempo Jenny si sveglia e va dritta in cucina a prepare il latte ai suoi due figli, Jo e Fefè.
"Anche stamattina ti sei svegliata prima di me" afferma rivolgendosi a Katy.
"Forse sei tu che ti svegli tardi" controbbatte la ragazzina.
"Come sei nervosetta stammatina" l'accusa la sorella maggiore.
"Solo stamattina?" sottolinea Katy con una risata amara e si dirige in bagno per lavarsi i denti.
Jenny la segue, e come ogni mattina, con l'intento di accompagnarla a scuola le dice: "Dopo siediti sul divano e aspettami che ti accompagno io, non andare a piedi, arrivi stanca a scuola". Jenny conosce già la risposta, ma non si capacita della testardaggine della sorellina e insiste ogni mattina. "Prima o poi dirà di si" pensa. Inoltre, Jenny è di strada, non è un sacrificio per lei, deve comunque accompagnare il proprio figlio nei ditorni dell'istituto di Katy.
Come immaginava persino la muffa negli angoli scuri della casa, Katy esordisce con un grandissimo "NO, NO, COME TE LO DEVO DIRE? IN INGLESE?".
Jenny con tutto l'autocontrollo di cui ha a disposizione la prende sul ridere rispondendole: "Preferisco in Arabo".
Katy, infastidita, non le risponde, prende il suo zaino, saluta tutti e se ne va.

La ragazzina indossa, come al suo solito, le cuffiette e ascolta la sua musica preferita. Nel mentre pensa che questo sarà un'altro giorno da dimenticare e attende la notte per poter dare libero sfogo alle sue emozioni.
Non accetta il passaggio della sorella, non perché non vuole recarle fastidio. Anzi, è il contrario. È la sorella che sbaglia ad insistere, almeno secondo Katy. Quest'ultima scende prima di casa ed è cocciuta nel voler andare a piedi perché ha un obbiettivo: consumare Kcal. Infatti, percorre il tratto più lungo per andare a scuola.

Arrivata a scuola si siede al suo banco. Nel frattempo la classe si riempie di persone che lei non riesce neanche a reputare tali. Arrivano le sue amiche: Lila, Nana e Cally. Nomi un po' bizzarri, infatti, non sono i loro veri nomi, ma Katy ama dare soprannomi alla gente e questa è la conseguenza. Le lezioni cominciano e tra un professore e l'altro Katy riveste la sua mansione giornaliera, quella di "Psicologa". Si, avete capito bene. Le sue amiche parlano, raccontano e si sfogano, e Katy ascolta, consiglia e le conforta. Le chiamano vere e proprie "sedute" quelle che fanno. Per Katy non è un problema, ma vorrebbe tanto poter parlare anche della propria persona, cacciare fuori tutto quello che pensa e prova, ma no. Katy si limita a risolvere i problemi degli altri per non pensare ai propri.

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