Non sapeva come si fosse ritrovato lì. Aveva girato per tutta la notte senza una meta eppure si era ritrovato nuovamente In quel posto. L’insegna al neon continuava a lampeggiare come ore prima, tutto sembrava uguale se non fosse per l’alba che iniziava ad illuminare le strade strette di quel quartiere. Qualcosa di differente, oltre all’alba, era anche lo stato d’animo di Krist che, se prima era spaventato all’idea di entrare, ora non provava nulla se non la voglia di scusarsi con Singto. L’aveva allontanato così bruscamente e aveva paura che potesse pensare male. Il disgusto che aveva provato e la voglia di scappare non derivava da Singto o per la professione che svolgeva, era rivolto più a sé stesso.
Sentì delle voci avvicinarsi dall’interno del locale quindi decise di nascondersi. Vide Singto uscire poco dopo, il capo era chino e due occhiaie gli incorniciavano gli occhi, con una mano si tirò all’indietro i capelli lisci che gli ricadevano sul viso e sospirò stanco.
Krist fece qualche passo ma non riuscì a chiamarlo. Le parole erano bloccate nel profondo e non c’era verso di tirarle fuori. Sconsolato lo guardò allontanarsi senza provare neanche a stargli dietro, neanche le sue gambe rispondevano ai suoi comandi.
Diede un pugno al muro, odiava questa parte di lui. Odiava non riuscire a muoversi dalla paura.
___
I giorni passarono, molte volte i due interessati si incontrarono in facoltà ma, come sempre, finsero di non conoscersi. Krist, però, non perdeva occasione di girarsi per osservare Singto. Più volte era stato sul punto di fermarlo e parlargli ma come sempre si bloccava. Forse era la presenza dei suoi amici a fermarlo, o almeno era quello che pensava lui. Ma la verità era che non aveva il coraggio in quanto tutte le notti, si presentava davanti alla porta del locale ma puntualmente rimaneva fermo senza entrare.
Ormai metteva la sveglia presto, quando il sole non era ancora sorto, e attendeva fuori dal locale, solo per poter vedere Singto uscire. Aveva anche pensato di seguirlo ma desistette per paura di essere visto.
Una mattina però non lo vide uscire, attese fino al vedere il sole completamente sorto, il crepuscolo mattutino era passato da un pezzo ma, ancora, di Singto nessuna traccia. E così accadde nei giorni a seguire.
“Ha deciso di non lavorare più qui? O forse sta male?” si domandò notando che non lo aveva visto neanche all’università.
Doveva ammetterlo, era preoccupato, ma neanche lui riusciva a capire il perché.
Decise di entrare, non sapeva neppure lui come avesse trovato quel coraggio.
<< Buongiorno… sto cercando… P’S- >> tossì leggermente << Ken… sto cercando Ken >>
La ragazza dietro al bancone, differente da quella dell’altra volta, lo guardò in po’ stranita, non era raro che un uomo cercasse una persona in particolare, ma era la prima volta che vedeva un ragazzo di quell’età. Lo trovò strano, non sembrava un cliente e dall’atteggiamento si capiva che fosse in difficoltà.
<< Mi spiace, Ken non c’è >> disse semplicemente.
<< Sa quando lo posso trovare? >>
<< Non so >>
<< Sa se sta bene? >> chiese con ancora più ansioso, preoccupazione che non passò inosservata alla ragazza che trovò ancora più strana questa domanda, così rispose semplicemente “non so” cercando di mostrarsi il più indifferente possibile.
<< Le sto chiedendo solo una piccola informazione! >> disse Krist alzando la voce e ancorandosi al bancone in mogano << la prego… >> mormorò.
Una regola del locale era ben chiara, se la ragazza avesse visto un atteggiamento assillante, o fuori dal normale, nei clienti lei doveva chiamare le guardie e farli buttare fuori. Ma quel ragazzo le faceva tenerezza, lei aveva un fratello più o meno della sua età e vedere quella preoccupazione nei suoi occhi le scioglieva il cuore.
Sospirò, << sì è preso qualche giorno di permesso per motivi famigliari, questa sera riprenderà il turno >> bisbigliò avvicinandosi a Krist. Aveva appena infranto la seconda regola del locale ovvero non dare informazioni sui ragazzi e le ragazze che lavoravano in quel locale, avrebbe rischiato il licenziamento ma in quel momento le sembrò la cosa più consona da fare.
Krist la ringraziò e la salutò con un Wai prima di uscire da quel locale.
Iniziò a camminare lentamente, si sentiva terribilmente stanco.
<< Cosa ci fai qua? >>
Quella voce l’avrebbe riconosciuta tra tutte, si bloccò e si girò lentamente. Singto lo osservava con austerità, era vestito semplicemente e teneva una borsa dietro la spalla. I suoi capelli erano tirati all’indietro da un paio di occhiali da sole e la sua pelle ambrata risplendeva illuminata dal sole caldo.
<< Cosa ci fai tu qui… >> rispose senza rendersene conto. Era giunto qui per lui ma non si aspettava di vederselo davanti cosi all’improvviso.
<< Ci lavoro forse? >> chiese sarcastico, inarcando un sopracciglio.
<< Questo lo so, ma mancano parecchie ore al tuo turno >>.
<< Sono venuto a prendere le mie cose. Ho deciso di tornare a casa. Mio padre ha intuito che mi guadagno i soldi in un modo poco dignitoso e, prima che scopra la verità preferisco mollare >>.
Krist strabuzzò gli occhi, non si aspettava una cosa del genere. Tornare a casa significava che avrebbe abbandonato l’università, avrebbe buttato all’aria tutti gli sforzi che aveva fatto fin’ora. “No, non può farlo” urlò dentro di sé. Sapeva che non erano affari suoi ma ormai conosceva la situazione e non riusciva a darsi pace.
Singto osservò Krist, come sempre non sembrava a suo agio a stare in quel posto, sembrava non stare a suo agio con lui. Spostava lo sguardo da una parte all’altra della strada ma non lo guardava mai negli occhi. All’università gli era passato accanto senza neppure fermarsi e questo aveva fatto terribilmente male a Singto. Da quella notte, in cui era scappato, avrebbe voluto parlargli ma percepiva che Krist non volesse stargli vicino. Percepiva che provava imbarazzo e, sì, anche ribrezzo. E questo dava terribilmente fastidio a Singto. Odiava quando veniva giudicato.
<< Vabbè, io vado >> affermò andando verso il locale. Il solo stare vicino a Krist gli faceva male.
Krist lo guardò incamminarsi verso il locale, non sapeva bene cosa fare. Una parte di lui voleva fermarlo ma dall’altra parte non trovava il coraggio. Non sapeva neanche cosa volesse dirgli.
<< ALLORA LAVORA PER ME >> disse con troppa enfasi. Non sapeva neanche lui cosa avesse appena detto ma vide che Singto si bloccò e lo guardò confuso.
<< In che senso? >> chiese.
<< Ti assumerò, come autista e aiuto domestico. Avrai anche vitto e alloggio oltre ad uno stipendio. Ma, ti prego, non mollare l’università! >>
Per la prima volta qualcuno riuscì a far zittire Singto. Lui e le sue frasi spigolose erano completamente assenti. Cercava ancora di metabolizzare quello che Krist gli aveva appena proposto.
<< Sei serio? >> chiese avvicinandosi di qualche passo.
Krist annuì semplicemente non sapeva bene cosa dire in quella situazione.
<< Accetto >> disse porgendogli la mano che Krist strinse saldamente.
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Mi hai salvato [COMPLETA]
RomanceKrist riceve una sorpresa insolita dai suoi amici per il suo compleanno che gli farà scoprire una realtà sul suo senior Singto. Singto, in crisi economica, lavora come Host in un locale e verrà scoperto proprio da Krist. inizieranno a frequentarsi...