Capitolo 10

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Krist quella notte non rientrò nel suo appartamento, voleva evitare di incrociare Singto. Si sentiva uno stronzo per quello che aveva detto, non era sua intenzione ferirlo ma quelle parole gli uscirono senza volerlo.
Mike arrivò al ponte Rama VIII e vide Krist seduto sul bordo che guardava il cielo. Sospirò avvicinandosi all’amico e gli diede una pacca sulla spalla prima di sedersi accanto a lui.
<< Che succede? >> gli chiese guardandolo. Il viso di Krist era rosso e gli occhi gonfi gli fecero capire che aveva pianto. Aveva intuito che fosse successo qualcosa dal tono di voce quando lo aveva chiamato ma non gli disse il motivo anche se aveva immaginato che c’entrasse Singto.
Krist continuò a guardare il cielo nero e iniziò nuovamente a piangere silenzioso.
<< Sono un idiota. Ho rovinato tutto >> ammise senza riuscire a guardare Mike.
Gli diede nuovamente una pacca sulla spalla, invitandolo a parlare e Krist sospirò guardandolo finalmente negli occhi.
Sapeva che poteva fidarsi di Mike, come di Bank, così iniziò a raccontargli tutto partendo dal principio anche se era difficile per lui ammettere di provare del sentimento per un uomo.
<< Gli ho detto che non ero un suo cliente, che mi faceva schifo solo l'idea di esserlo. Capisci? Gli ho detto la cosa più velenosa che potessi dirgli. Sapevo, e so, che lui odia essere giudicato… ma gliel’ho detto, con tutta la rabbia e il disgusto che provavo in quel momento >> Krist parlò con tutta la rabbia che aveva verso sé stesso mentre continuava a piangere ininterrottamente.
Mike ascoltava attentamente, lasciando sfogare il suo amico, poi vide che Krist non riusciva più a parlare a causa dei singhiozzi. Stava male per lui, vedeva chiaramente quanto soffriva.
<< Oi, oi, adesso calmati. Kit è ovvio che non pensavi una cosa del genere e l’hai detta solo per rabbia >>
<< No Mike, io l’ho detto perché in quel momento pensavo davvero quello. Mi sono sentito rifiutato perché lui ha detto che quando qualcuno gli faceva quelle cose lui provava disgusto e quindi è per quello che non ha voluto. Mi sono sentito come se lui lo stesse facendo solo perché lo pagavo >> ammise Krist tra un singhiozzo e l’altro.
<< Non pensi che se fosse così te lo avrebbe lasciato fare senza obbiettare? Krist, ascoltami... >> Krist guardò il suo amico << Sono sicuro che lui ti ha detto di fermarti per non farti fare qualcosa che non volevi realmente. Io penso che… >> Mike si bloccò, non poteva andare oltre.
<< Tu pensi che? >> gli chiede guardandolo confuso.
Mike ci pensò su, << Krist, devo farti una domanda. Ma devi essere super sincero con me >> ormai non aveva più senso rinviare l’argomento. Da quello che gli aveva raccontato Krist capiva che da parte di entrambi c’era un forte sentimento.
Krist annuì e attese che Mike parlasse.
<< Ti sei innamorato di P’Singto, vero? >>
Krist sentì quella domanda e rimase di stucco. Era pronto a negare, a dire che quello che era successo era dovuto all’alcol, ma il suo cuore aveva iniziato a battere incontrollato. Pensò a tutti i momenti passati con Singto, a quanto gli piaceva la presenza del suo Phi nella sua vita immaginò la sua voce calda parlargli e svegliarlo la mattina, la dolcezza che metteva nelle cose che lo riguardavano. Pensò alle sue labbra che l’avevano baciato e si sentì avvampare.
Si arrese all’evidenza, lui amava Singto.
Annuì, abbassando lo sguardo, << ma ho rovinato tutto >> ammise sentendo le lacrime rigargli nuovamente il viso.
<< Cosa ci fai ancora qua? >> Mike lo guardò contrariato nel vedere Krist guardarlo confuso << Cazzo Krist! Vai da lui. Imploralo di perdonarti e digli chiaramente quello che provi >> cercò di spronarlo.
<< Non posso Mike… e se lui mi rifiutasse? Se lui non mi amasse ma stesse solo con me perché è un mio dipendente? Non posso >>
<< Ma allora sei scemo! Singto ti ricambia! Krist è palese che ricambia i tuoi sentimenti. L’abbiamo capito tutti, solo tu non non ci sei ancora arrivato! >> affermò Mike dandogli poi uno schiaffo sulla nuca.
<< Ti accompagno da lui >> affermò alzandosi di scatto.
___

Rimase davanti alla porta del suo appartamento per alcuni istanti, non trovava ancora le parole da dire per far capire a Singto quanto gli dispiaceva e quanto lo amava ma sapeva che appena lo avrebbe visto quelle parole sarebbero arrivate.
Prese un respiro profondo, inserì la chiave magnetica e aprì.
Il silenzio e il buio di quella casa silenziosa lo avvolsero incutendogli un po’ di timore.
Accese le luci salutando Muffin e Pluto che gli vennero in contro felici.
Si guardò intorno e chiamò varie volte Singto senza avere risposta; notò sul tavolo una busta bianca insieme al doppione della chiave elettronica, la prese tra le mani e rimase pietrificato nel vedere che al suo interno c’erano dei soldi. Era l’intero stipendio di Singto, non mancava neanche un bath.
Corse nella sua stanza e constatò, dall’armadio aperto, che i vestiti di Singto non c’erano più.
Prese velocemente il cellulare per chiamarlo ma ogni volta che riprovava scattava la segreteria. Sentì le gambe crollargli e si accasciò sul letto, esausto.
“Il telefono da lei chiamato è al momento spento o irraggiungibile”  era tutto quello che riusciva a sentire in quel silenzio che lo circondava.
“se n’è andato” pensò abbassando la testa e tenendola tra le mani. Strinse talmente forte la presa che quasi si strappò i capelli dal nervoso.
Pianse in silenzio, sdraiandosi sul letto.
Prese il cuscino tra le mani e lo strinse, annusando il profumo di Singto impregnato in quei cuscini facendo diventare quel pianto silenzioso in una vero e proprio sfogo di dolore. Sprofondò la testa sul cuscino e pianse, pianse come mai aveva fatto in vita sua cercando di placare il rumore di quel pianto con quello stesso cuscino.
Ora che finalmente aveva capito di amarlo, ora che era pronto per affrontare la realtà Singto se n’era andato e sapeva benissimo che la colpa era solo sua, Singto non c’entrava nulla. Era arrabbiato con sé stesso.

Mi hai salvato [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora