Being against evil doesn't make you good

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"On n'est jamais excusable d'être méchant,
mais il y a quelque mérite à savoir qu'on l'est;
et le plus irréparable des vices est de faire le mal par bêtise."
- Charles Baudelaire



Era cominciata.
La battaglia per la seconda pietra era cominciata ed Hermione non aveva nessun'intenzione di battere in ritirata né tanto meno di perdere.
Édouard aveva l'esperienza, l'astuzia e la forza derivante da sei secoli alle spalle, ma Hermione era una strega, aveva una bacchetta ed era molto agile e veloce, per non parlare della sua scaltrezza ed intelligenza.
La velocità delle due creature non permise a nessuno dei cinque Auror di vedere molto del loro combattimento; riuscivano ad udirne solo i rumori e vederne la natura circostante cadere sotto ai loro colpi.
Ancora scioccati dalla sconvolgente notizia appresa dai loro stessi occhi, gli Auror non notarono che l'effetto della pozione era ormai terminato.
Esposti al centro della radura che vedeva una battaglia senza esclusione di colpi da parte dei due vampiri, i giovani Auror furono velocemente accerchiati da una massa informa di corpi scheletrici, dall'odore nauseabondo e dalle iridi velate, pronti a cibarsi di quei giovani umani dal sangue caldo.
I loro cuori iniziarono a battere frenetici.
Quelle creature erano a centinaia, il corpo che camminava quasi strisciando, gli occhi vacui, l'odore pungente. In pochi istanti li avevano accerchiati, osservando le loro prede come carne fresca pronta ad essere assaggiata dal loro palato.
Nessuna coscienza, nessuna emozione, solo la fame.
Gli Inferi li avevano in pugno.

Hermione si stava trovando davvero in difficoltà.
I colpi non mancavano di andare a segno, ma riuscire a prendere la pietra si stava rivelando davvero complicato.
Édouard era un abile combattente, agile e veloce, e non aveva intenzione di perdere quello scontro.
Un taglio profondo spiccava sulla guancia nivea della giovane ed un lembo di camicia mancava dall'elegante francese. Dal punto di vista fisico non poteva nulla la giovane vampira; fu per questo che decise di impugnare la bacchetta, unica arma a sua disposizione che la metteva ad un gradino superiore rispetto al nemico, ma un attimo prima che il famigerato pezzetto di legno producesse un incantesimo senza via di scampo per il francese, questi riuscì a fermarla con poche e semplici parole.
«Gli Inferi hanno finalmente trovato la loro cena.»
Ad Hermione si gelò il sangue nelle vene.
Si voltò nella direzione in cui lo sguardo di Édouard era fisso e quello che vide ebbe la capacità di farla barcollare.
Inferi.
Centinaia di Inferi accerchiavano degli umani... Quegli umani.
Hermione li vide combattere, cercare di fermare la loro avanzata senza molto successo; si voltò verso il francese e ringhiò, pronta a staccargli la testa con un balzo.
L'uomo rise crudelmente, per nulla turbato dalle iridi minacciose della giovane vampira.
«Cosa credevi, mia giovane Hermione, che mi fossi bevuto la storiella di prima? La vampira senza cuore che manipola i propri amici e poi li getta in pasto al loro amaro destino? – e scoppiò nuovamente a ridere, una risata tetra e cruda – Hermione, Hermione, Hermione - continuò quasi cantilenando, mentre una pallida mano si avvicinava alla giovane e ne sfiorava la lunga chioma amarantina – Davvero pensavi di fregarmi in questo modo? Io conosco il tuo cuore, sciocca ragazzina» e strinse forte i capelli che tratteneva nella mano piegandole la testa ed andandole a pochi centimetri dal viso, quasi a soffiarle sulle labbra le ultime, cattive parole.
«E ora cosa farai? Tenterai di prendere la pietra da me, mentre loro moriranno uno ad uno, oppure andrai a salvarli, mia impavida ed intrepida Grifondoro?» ed in una frazione di secondo l'umo scomparì, lasciando il posto a decine di occhi rossi ed avvelenati che dalle fronde degli alberi marciavano veloci verso di lei.
Le aveva teso una trappola e lei ci era cascata con tutte le scarpe.
In quel momento, però, non c'era tempo per riflettere sul modo in cui si era fatta fregare da quel maledetto Édouard. Ora doveva aiutarli, o sarebbero morti tutti.

Mentre Hermione era impegnata a fronteggiare l'avanzata dei vampiri di Édouard, gli Inferi stavano decisamente tenendo tra le scheletriche mani le redini del gioco.
Quegli esseri erano carni putrefatte che camminavano. Non avevano mente né raziocinio. Si muovevano solo a causa della forte magia oscura che li legava al proprio padrone, colui che aveva affidato loro il compito... Presumibilmente quello di uccidere i cinque Auror.
Harry riuscì a schiantarne una decina, Draco ne bruciò molti con l'incantesimo Incendio, Ron, Blaise e Neville cercarono di respingerne il più possibile con un incantesimo scudo multiplo, che però non avrebbe retto per molto.
«Stupeficium!» gridò il biondo, un lungo taglio sanguinante ad imporporargli il braccio e la candida uniforme.
«Diffindo, Incendio!» fu subito dietro Harry, gli occhiali rotti a causa delle colluttazioni con quei mostri senz'anima
«Griffendo!» riprese Draco, il fiato corto ed un dolore pulsante al braccio ferito.
«Protego horribilis!» urlò alla fine Neville, mentre quei mostri senz'anima cercavano d'avanzare e mentre altri cadevano a terra colpiti dagli incantesimi dei compagni.
Il protego, però, risucchiava moltissime energie e presto Neville non riuscì più a tenere lo scudo alto, lasciando Blaise e Ron da soli, anche loro allo stremo delle forze. Ci vollero pochi minuti prima che lo scudo cadesse e gli Inferi s'avvicinassero pronti a completare la loro opera.
A nulla valevano gli incantesimi, ormai: erano totalmente accerchiati.
Entro pochi istanti sarebbero stati il pasto di quelle orribili creature e la loro vita sarebbe finita nel giro di pochi dilanianti morsi.
Il terrore li sorprese così, senza forze né strumenti per continuare a combattere, sudati, sporchi e feriti.
Gli ultimi minuti...
«Ardemonium!»
Fu un grido, un grido di donna l'ultima cosa che sentirono prima di vedere un enorme lingua di fuoco avvolgere completamente quelle immonde creature.
Come anni prima aveva fatto Silente, il fuoco scaturì da una bacchetta non molto lontana e ne seguiva ogni ordine preciso, andando ad investire completamente quelle orrende figure.
Come un getto di lava, denso e pericoloso, esso si abbatté sulle creature che accerchiavano gli Auror e li polverizzò, facendo divenire cenere quelle ossa che alla cenere erano destinate.
Una nube nera di fumo s'alzò da quei corpi ormai in polvere, nuvola che si diradò lentamente e lasciò scoprire il volto della salvatrice dei cinque Auror, un volto che mai avrebbero pensato di vedere dalla loro parte.

Hermione, i lunghi capelli tornati ricci e castani ad incorniciarle il volto grazie al potere della pietra, brandiva la propria bacchetta alta nel cielo, mentre le fiamme docilmente si ritiravano all'interno di essa. Era scarmigliata, pallida e sudata, i vestiti erano strappati e perdeva sangue da molte ferite ma era riuscita a liberare i cinque dall'attacco degli Inferi.
Dietro di lei, una valle di creature a terra, sanguinanti e morenti, facevano da sfondo, segno della sua vittoria contro gli uomini di Édouard.
Era ormai senza forze, tanto che il suo corpo non riuscì a restare in quelle sembianze per molto e la ragazza riprese le fattezze della creatura che ormai risiedeva nel suo animo da tre anni, i capelli rossi, lunghi e lucenti e svolazzarle attorno.
Piano, Hermione abbassò la bacchetta.
Si manteneva in piedi a fatica a causa della stanchezza e dei sensi intorpiditi dalle lotte furiose di poco prima. Aveva perso molto sangue e molto ne continuava a perdere a causa di profonde ferite ed il suo equilibrio cominciava a diventare pressoché nullo.
La stanchezza della battaglia, i sensi attutiti dallo stremo delle forze usate per evocare l'Ardemonio, Hermione non riuscì a sentire in tempo il rumore di un arma che fendeva l'aria e si avvicinava veloce.
Anche gli Auror videro tutto senza nemmeno rendersene conto.
Hermione era lì, a pochi metri da loro, quando qualcosa era volato dritto sulla sua gola.
Prima vi fu un solo scintillio, un unico bagliore argentato, poi il buio.
Gli Auror sentirono le gambe tremare quando la testa di Hermione si piegò totalmente all'indietro ed ella cadde a terra, senza vita.
Un'ascia le aveva tagliato la testa.


Nulla.
Draco non riusciva a sentire nulla. Non la voce di Potter gridare, nemmeno quella di Weasley.
Non vide Neville correre verso la ragazza, né capì l'orrore al quale aveva appena assistito.
Quella non era Hermione, non poteva esserlo.
"Ho sedotto, manipolato ed usato Draco Malfoy per i segreti sul casato dei Black e dei Malfoy, per i segreti dei mangiamorte e per i segreti di Voldemort. Mi è stato molto utile, oltre che un discreto passatempo. Gli esseri umani sono molto fragili. Prendi il loro cuore ed avrai tutto il loro essere."
Lui stava solo avendo un incubo. Un semplice incubo.
Ora si sarebbe svegliato, sarebbe andato al lavoro e lì l'avrebbe rivista, la sua Hermione. Si sarebbero punzecchiati un po', poi quei suoi occhi grandi l'avrebbero guardato dolcemente e lui avrebbe capito che era capitolata, come lui aveva fatto mesi prima.
Però, se tutto quello era solo un incubo... Perché non si svegliava? Perché sentiva l'umidore dell'erba sotto le sue gambe, cadute ormai a terra? Perché sentiva il dolore al braccio? Perché sentiva il proprio cuore sanguinare?
Forza, Draco, svegliati... Svegliati!
Nessun cambiamento, nessun risveglio.
Solo sangue, odore di bruciato e dolore, tanto dolore.
Poi, fu solo buio.


La stanza era completamente bianca.
Asettica, avrebbe preferito utilizzare come termine.
Non v'era nulla al suo interno che emanasse calore o colore.
Ospedale fu la prima parola che le venne in mente.
Doveva trovarsi in un ospedale.
Si sentiva completamente paralizzata, indolenzita e non riusciva a muovere un muscolo, come se il corpo fosse scollegato.
Continuava a ripiombare nella semi incoscienza ogni pochi minuti, poi si svegliava, tentava di capire dove fosse e ripiombava nel buio.
Delle voci concitate iniziavano a farsi strada nella sua mente.
Erano voci maschili ed una femminile. Sembravano tutti piuttosto alterati.
Che diavolo stava succedendo?
E dove diavolo si trovava?
Aprire gli occhi si stava rilevando un'impresa titanica, quella di muoversi ormai l'aveva abbandonata.
La sua mente ancora non riusciva a connettere, aveva solo compreso poche e saltuarie parole.
"Vampira" era stata la prima parola, poi vi era seguito un "assassina" ed infine un "Azkaban", poi aveva perso coscienza per qualche altro istante e si era risvegliata solo il tempo di sentire due parole che la fecero risvegliare completamente: Hermione, morta.
«Sempre i soliti idioti.» fu la prima frase che pensò e che capì d'aver pronunciato a voce alta.
Sei paia d'occhi si voltarono verso di lei. Sembravano piuttosto ostili, dedusse la riccia.
E poi... Perché diavolo faceva così fatica a parlare e muoversi? Sembrava non avesse più potere sul proprio corpo.
Cercò di rialzarsi e questa volta sentì le braccia risponderle.
"Mi sa che stavo meglio prima" pensò la riccia al dolore lancinante seguito dalla sua performance.
Non fece in tempo ad alzarsi di un millimetro, che una lunga chioma bionda entrò nel suo campo visivo.
«Ferma, Hermione! Non muoverti, non alzarti.» disse concitata la voce di Hannah.
"Dunque sono al San mungo?" pensò la riccia.
Hermione aprì bene gli occhi e guardò la giovane Medimaga.
«Hannah, posso sapere perché sono costretta a letto come un'invalida? E, soprattutto – mosse il collo senza risultato – per quale motivo non posso muovere la testa?»
Hannah si guardò intorno, ed Hermione capì che la ragazza fosse in difficoltà.
Si sentiva completamente sfinita ed annebbiata, come se fosse sotto anestesia ed antidolorifici.
«Perché non sento niente? Quante persone ci sono in questa stanza? Chi sono? – cominciò a sciorinare la riccia mentre il nervosismo saliva ad ondate – non sento i loro cuori, né il loro respiro – poi, come un veloce flash, la giovane capì. Si voltò verso la medimaga, gli occhi che iniziavano a cambiare colore – Hannah, cosa mi hai dato?» chiese gelida e furente.
La bionda impallidì, ma non fu la sua voce a rispondere alla mora.
«Ti ha sedata, Granger, e noi ti abbiamo legata. Felice?» rispose la voce di Draco Malfoy, mentre il suddetto entrava nel campo visivo di Hermione.
Sedata e legata come un animale in gabbia.
Hermione non ci vide più dalla rabbia.
I suoi capelli cominciarono a cambiare colore, mentre gli occhi divenivano rossi come il tramonto.
«È inutile che ti trasformi, ti abbiamo legata con la magia e la dose di sedativo era quella di un cavallo.» ma il giovane Malfoy non aveva fatto i conti con il motore scatenante di molte azioni: la rabbia.
La bacchetta di Hermione si ritrovò con un veloce accio nella mani della giovane che si liberò prontamente dei lacci magici, ma proprio quando la sua liberazione sembrava ultimata ed il suo corpo si stava rialzando dal lettino, la sua prospettiva visiva cambiò ed un dolore lancinante le attraversò la gola.
Hannah le fu subito accanto, mentre un grido lasciava la gola della riccia.
Era dolore puro quello, come se mille aghi le si conficcassero nella carne, una lama la lacerasse e del fuoco completasse l'opera.
Le sue mani corsero alla gola ma non vi trovarono il candido collo come erano solite: un profondo taglio le divideva quella porzione di carne che teneva attaccata la sua testa al resto del corpo.
Le mani le si insanguinarono e la testa prese a vorticarle velocemente.
Le avevano tagliato la testa!
Hermione si tasto il retro del collo, scoprendo che ciò che le teneva attaccata la testa era una minuscola porzione di pelle che si sarebbe potuto lacerare da un momento all'altro rendendo il resto del corpo semplice cenere.
Un ringhio le partì dalla gola dolorante.
«Gli strapperò il cuore con le mie mani!» furono le gelide e furiose parole che la donna pronunciò, poi guardò Hannah e le pose la domanda più ovvia di tutte.
«Per quale diavolo di motivo non guarisco?» disse sprezzante, la rabbia in ogni sillaba.
La giovane Medimaga scosse la testa.
«Non lo so, Herm.» rispose mesta e triste.
A nessuno dei presenti sfuggì il nome col quale la Medimaga aveva chiamato Hermione.
Herm. Che fossero amiche?
I cinque Auror, presenti seppur in disparte, si guardarono l'un l'altro.
Quella era stata una lunga notte ed ancora nessuno di loro era riuscito a capire veramente cosa fosse successo.
«Chi mi ha fatto questo? Eravate anche voi nella radura, avrete visto.» disse la voce roca della riccia. Gli Auror si guardarono, ma Hermione li anticipò.
«So che siete qui al gran completo. Non sia mai che il piccolo Malfoy non riceva il supporto della ciurma al completo.» continuò cattiva.
I ragazzi non sapevano che rispondere.
Come faceva lei a sapere-?
Anche in quel caso, Hermione anticipò la loro domanda mentale.
«Inizio a riprendere le mie facoltà – disse soltanto, per poi continuare sbuffando – Un Infero ti ha graffiato, giusto, Malfoy? Sento l'odore di quelle immonde creature nel sangue incrostato sulla divisa accanto alla ferita.» concluse storcendo il naso.
Fu Harry, questa volta, ad intervenire.
«Buffo come tu descriva quelle creature della tua stessa pasta. Immonde, eh?» le disse crudele ed Hermione odiò non poterlo vedere in faccia.
«Come ho detto prima, Potter sei il solito deficiente.» rispose stanca la riccia.
«Non chiamarmi per cognome!» gridò il moro entrando nel campo visivo di Hermione, gli occhi dilatati dalla rabbia.
«E come dovrei chiamarti? Ah, sì... Harry.» disse, calcando sarcasticamente sul suo nome di battesimo.
Harry rimase interdetto. Quelli non erano gli occhi della sua Hermione, quella non era la sua Hermione.
La rabbia lo invase completamente e le parole che disse in quell'occasione lo avrebbero tormentato per molto, molto tempo.
«Sei morta per me.»
Un sorriso amaro si dipinse sul volto della giovane all'udire quelle parole.
«Lo sono, in effetti. Da più di tre anni. Sono morta» e quelle parole amare ebbero il potere di far cedere il cuore del Grifondoro nel più tetro degli abissi.
Lo era, per davvero, e lui non lo aveva impedito.
«Ora – continuò Hermione, di nuovo la vena sarcastica nella voce – appurate le cose ovvie come la mia morte, qualcuno mi vuole rimettere in sesto il collo, cortesemente?»
Fu Hannah a parlare, dicendole che non sapevano come fare, purtroppo.
Hermione sbuffò, la solita aria saccente prese colore sul suo viso.
«Sono piena di Repellum.» disse soltanto facendo girare tutte le teste.
Avendo sentito il frusciò, Hermione capì d'essere osservata.
«Già, la lama di ciò che mi ha ferito era imbevuta di Repellum. Ora, qualcuno può impugnare la sua maledetta bacchetta, pronunciare un Lux Aeterna e bruciare la pelle attorno alla ferita? In maniera circoscritta, grazie.» concluse con uno sbuffo.
Hannah si rianimò.
«Come ho fatto a non capirlo prima! È la tua modifica, vero?» chiese con gli occhi pieni d'animo la bionda ed Hermione rispose un flebile "sì" che suonò più come un ringhio.
«Modifica?» chiese Neville, parlando per la prima volta.
Hannah, a quel punto, si voltò verso il giovane e spiegò la modifica che Hermione aveva apportato alla pozione anti-vampiro, gli occhi brillanti di nuova speranza.
«In sostanza, la modifica apportata da Hermione permette a questa pozione di essere usata come arma sui vampiri in modo diverso dalla sua funzione originaria. La Repellum Sanguine mette fuori gioco i vampiri per circa dodici ore se ingerita, pura o tramite sangue. Cambiando alcuni ingredienti, Hermione è riuscita a renderla un veleno che non fa ricostruire la pelle o gli organi con essa feriti. Ti spiego meglio: imbevendo, ad esempio, la lama di un coltello con questa particolare Repellum, anziché bruciare e stordire il vampiro, la lama provocherà una ferita che il vampiro non sarà in grado di richiudere. La Repellum non entra in circolo, ma rimane circoscritto. La ferita infetta non si richiuderà, il potere di guarigione dei vampiri non può nulla sulla pozione. L'unico modo per richiudere la ferita è eliminare la carne che ne è venuta a contatto, per dare la possibilità alla pelle di auto-rigenerarsi.» concluse trillante la Medimaga.
Hermione sbuffò nuovamente. «Ora che hai raccontato per bene... La mia testa, grazie.» le disse soltanto, ma prima che Hannah potesse fare qualcosa, Harry si frappose fra le due.
«Perché?» gridò.
Hermione lo guardò stralunata.
«Non posso avere risposta ad ogni tua domanda, stupido Potter. Perché, cosa? Un fottuto soggetto lo saprai anche mettere!» gridò in risposta la riccia esausta di tutte quelle chiacchiere.
Harry strinse i pungi. «Perché creare una pozione in grado di nuocerti?» chiese sempre con voce alta.
Hermione roteò gli occhi.
«Perché metterti al mondo?» gli domandò, invece, la Grifona.
Harry corse alla bacchetta, ma Ron gli prese il polso e scosse la testa.
Il moro si allontanò, il viso scuro e le mani che tremavano.
A quel punto – finalmente – Hannah si avvicinò al lettino sul quale era distesa Hermione.
«Hermione, io non posso usare la bacchetta per nuocere all'interno dell'ospedale. Essendo il Lux Aeterna un incanto per far del male, io non posso usarlo, la bacchetta tra queste mura non mi risponderebbe.»
Hermione sbuffò. «Perfetto.» rispose ringhiando.
Fu Neville ad avvicinarsi.
«Lo farò io.» disse soltanto, ma poco prima che la bacchetta s'alzasse, Draco lo fermò parandosi davanti alla ragazza.
«No – la voce era bassa e fredda – lo farò io.»
Hermione lo guardò negli occhi, ora due lame fredde, poi sorrise amaramente.
«Forza, Malfoy, prenditi la rivincita. Fammi grida-» ma la ragazza non riuscì a finire la frase che un grido acuto si liberò dalla sua gola, mentre il corpo veniva nuovamente legato per evitare che si alzasse e facesse del male a qualcuno.
Draco aveva pronunciato l'incanto non verbale, ed Hermione era stata trafitta da un raggio di luce che bruciava come l'Inferno.
L'incantesimo durò un paio di secondi, poi Draco abbassò la bacchetta ed Hermione abbassò il busto che aveva alzato nell'atto di liberarsi da quel dolore assurdo.
Aveva il fiatone, gli occhi le erano divenuti subito rossi così come i capelli.
Si era trasformata a causa del dolore.
Non fece in tempo a riprendere fiato che Draco pronunciò nuovamente l'incanto.
Il dolore era qualcosa di estremamente straziante.
Le grida di Hermione erano acute e doloranti.
«Degno... nipote di Be-Bellatrix...» riuscì a pronunciare Hermione, il petto che si alzava ed abbassava velocemente, il dolore a riverberarsi nelle ossa.
«Lux Aeterna»
Ormai sentiva così tanto dolore che non si rese nemmeno conto che, pochi minuti dopo, il supplizio era finito e la sua gola era tornata... Intera.
Draco era ancora lì, in piedi davanti al lettino, il fiato corto e lo sguardo allucinato.
Non si sentiva meglio, per nulla.
Quelle grida le ricordava fin troppo bene seppur fossero passati anni da quella notte a Malfoy Manor.
E lei l'aveva paragonato a sua zia.
Passarono circa dieci minuti, prima che Hermione riaprisse gli occhi.
Si tastò la gola e sentì la pelle proprio dove doveva essere.
I lacci magici vennero sciolti e la ragazza si mise a sedere, le gambe che cadevano giù dal letto e le mani poggiate al lettino, di fianco alle gambe.
Si sentiva meglio, ma era ancora senza forze e la fame iniziava a bruciare.
Aveva perso molto sangue e non si nutriva come si doveva da un bel po'.
Hannah, rientrata proprio in quell'istante, le passò una piccola sacca in plastica.
Il contenuto era scuro, denso ed ancora caldo.
Hermione alzò lo sguardo ed Hannah ne lesse la muta domanda.
«Sì» le rispose soltanto ed Hermione sospirò.
Poi, i suoi denti bucarono l'involucro ed il sangue caldo e dolce scivolò giù lungo la sua gola, denso e fruttato come solo quel nettare sapeva essere.
Tutti in quella stanza erano completamente assorbiti da quella vista.
Hermione succhiava avida, mentre il sangue diminuiva ogni secondo di più fino a quando non ne rimase una goccia.
Aprì di scatto gli occhi, finito il pasto, affascinando tutti i presenti.
Erano rossi come un rubino, lucidi come una pietra di diamante, splendidi nella loro terrificante bellezza.
Erano ipnotici.
Hannah le si avvicinò.
«So che non è molto, ma non sono riuscita ad averne altro. Se fossimo stati in un ospedale babbano-» ma Hermione non la lasciò continuare alzando una mano.
«Va bene così, Hannah. Stanotte andrò a caccia, ma per ora questo mi farà restare in piedi» disse tranquilla, come se quelle parole fossero normali.
Gli Auror, infatti, s'irrigidirono subito.
«Tu non te ne vai proprio da nessuna parte» le disse Harry, ora a fianco della giovane, bacchetta alla mano.
«Ora verrai portata ad Azkaban per aver ucciso tutti quegli innocenti-» ma anche lui non completò la frase.
«Ma sei stupido?» le chiese la riccia volgendogli uno sguardo scocciato.
Harry sbatté le palpebre.
Hermione era esasperata.
«Ora spiegami, Harry, per quale motivo avrei dovuto salvarvi le chiappe se davvero sono la vampira assassina che cercate. Ti sembro scema?» disse esausta.
Harry la guardò un attimo.
«Non cercare di fregarmi. Non so perché ci hai salvati, ma questo non cambia ciò che abbiamo visto e quello che abbiamo visto sei tu sopra il corpo di quell'uomo, le labbra sporche di sangue. Questo mi basta» concluse il ragazzo risoluto.
«L'ho sempre detto che se sei sopravvissuto a Voldemort è stato solo merito mio. Da solo non avresti resistito un giorno. E sei un Auror!» rispose la riccia saltando giù dal lettino.
«Io non ho ucciso nessun essere umano da quando sono qui, non ho a che fare con gli omicidi ed ormai penso di sapere chi ci sia dietro e vi ho salvato la vita perché, nonostante tutto, una parte di me vi considera ancora suoi amici. Non mi chiedere perché, ma la tua Hermione ha un bel caratterino del cazzo!» concluse lasciando sbalorditi tutti i presenti.
«Ora, se non vi dispiace, avrei degli affari da sbrigare» e, conclusa la frase, s'incamminò verso la porta della stanza; peccato che non sempre l'amicizia riesca a mettere toppe dove dovrebbe o ad avere la fiducia necessaria per superare dubbi e perplessità.
Un paletto – un grosso paletto di legno – le venne conficcato tra i reni, mentre due braccia una volta amiche la stringevano senza affetto.
«Tu non vai da nessuna parte»


Quando Hermione si risvegliò, la prima cosa che percepì fu un dolore alla schiena e l'umidità delle pareti tra le quali si trovava e del pavimento sul quale poggiava.
La sua mente era lucida e la rabbia montò in lei in pochi secondi.
Il ricordo del paletto che entrava prepotentemente tra le sue carni, il grido di Hannah e le braccia di Harry che la tenevano ferma era ciò che la sua mente veloce proiettava senza sosta.
Si alzò a sedere, non senza difficoltà, ed allungò una mano dietro la sua schiena dove il paletto della discordia ancora giaceva incastonato nel suo corpo.
Con un veloce strattone lo strappò via e la ferita si richiuse velocemente.
" Ecco cosa si guadagna a salvare la vita a qualcuno. Un pugnalata, o meglio palettata, dietro la schiena." Pensò sarcastica la riccia, mentre notava che i capelli tanto ricci non erano.
Ebbe un brutto presentimento e sperò con tutta se stessa di essere in errore; ma quando la sua piccola mano bianca non trovò la pietra tra i suoi seni, il presentimento divenne tetra realtà e la sua ira divenne furia.
Le avevano preso la pietra, l'avrebbero pagata cara.


Mentre la riccia rifletteva sul modo più doloroso di farla pagare a quello che una volta era il suo amico più caro, il ragazzo in questione camminava teso all'interno dello studio dove tutta la squadra era riunita.
Gli avvenimenti della notte ancora incombevano prepotenti su di loro e tutti, chi più e chi meno, ne erano distrutti.
In particolare, Draco non si dava pace.
Le parole di Hermione nella foresta lo tormentavano.
Molte cose in quegli istanti gli sovvennero.
I frequenti mal di testa, quelle strane immagini che vedeva spesso, la figura che aveva intravisto in ospedale, gli scherzi che la mente gli aveva giocato, il muro mentale della Granger...
Merlino, era sempre stata lei.
Ancora non riusciva a ricordare ma presto ne sarebbe venuto a capo.
Se aveva usato il suo sangue per la pozione, allora il sangue della riccia era la chiave per far sì che i ricordi tornassero.
Lei... L'aveva usato. Usato, preso in giro e manipolato.
Aveva finto sentimenti che non provava per sottrargli delle informazioni, aveva sviato le indagini per non essere rintracciata... Aveva preso il suo cuore e l'aveva straziato.
Se in un primo momento lo sconforto fu il sentimento predominante nel cuore di Draco Malfoy, l'ira, poi, ne divenne padrona.
«Ragazzi, dobbiamo parlare.»
Era stato Neville ad interrompere il silenzio nel quale si crogiolavano tutti tetramente.
Harry alzò il viso. «Di cosa, Neville? Di come la donna che reputavo una sorella sia in realtà una schifosa vampira assassina? Di come, sempre questa donna, ci abbia preso in giro fin dal principio? Di quanto siamo stati stupidi?» parlò il moro, la rabbia in ogni sillaba.
Neville sospirò.
«Harry, ho bisogno che mi ascolti senza interrompermi, va bene?» chiese conciliante mentre il moro gli riservava un'occhiataccia.
«Ho bisogno che tutti mi ascoltiate» cominciò Neville voltando lo sguardo ai presenti. «Ci sono troppe cose che non mi tornano, Harry – il moro fece subito per fermare l'amico, ma questi procedette spedito – Lasciami parlare. Dunque, Hermione è la vampira, questo è appurato. Ora, se lei fosse davvero l'assassina, non- e fammi finire, Harry! – il moro Grifondoro cominciava ad innervosirsi ed Harry ebbe, finalmente, il buongusto di tacere – Dicevo, se lei fosse davvero l'assassina, certi suoi comportamenti non tornerebbero. Partiamo dal principio. Hermione torna, dopo tre anni di assenza e da quella notte cominciano gli omicidi. Lei, inizialmente, non voleva averci niente a che fare con le indagini, ricordate? Noi abbiamo chiesto il suo-» ma non concluse poiché Blaise lo fermò.
Il ragazzo era il più convinto sulla colpevolezza della Grifondoro.
«E chi ti dice non sia stata una tattica? Fare finta di non essere interessata, anzi impaurita, per poi essere pregata di darci una mano?» obiettò il Serpeverde.
Neville soppesò le sue parole.
«Va bene, ipotizziamo abbia programmato il tutto. Lei programma di infiltrarsi nelle nostre indagini, il motivo? Se fosse l'assassina lo farebbe per sviarle e per controllarci, giusto? Ma lei non le svia, anzi, ci aiuta molto. Io ero con lei alla vista di ogni foto e vi assicuro che il corpo non mente. Le pupille non ti si dilatano per l'orrore a comando. Comunque, sin da subito Hermione ci aiuta, vi aiuta – e si volta verso Harry e Draco – ascoltandovi alla fine di una brutta serata, ci lascia la materializzazione libera nella sua casa, questo non vi dice nulla? No, va bene. Allora andiamo avanti. I capelli trovati sul secondo corpo erano castani, non rossi.»
Fu di nuovo Blaise ad interromperlo.
«Potrebbe aver avvicinato la vittima sotto le sue sembianze umane e solo dopo attaccarlo.» obiettò il ragazzo.
«Vero, ma è più facile che i capelli cadano e vengano strappati durante una colluttazione che durante una conversazione, non trovi? Comunque, andiamo avanti. Passiamo direttamente ai fatti di questa notte, tanto il nostro Blaise ha un'obiezione per tutto – e sorrise amaro verso il collega. Hermione s'incontra con tale Édouard per la pietra, questo lo abbiamo capito. A quanto pare entrambi vogliono raccogliere le tre Pietre del Sangue, una delle quali è questa, che appartiene ad Hermione – ed alza la mano nella quale tiene un sottile catena che termina con un ciondolo a forma di rosa, la collana di Hermione. - Si incontrano per sfidarsi e prendere all'altro la pietra. Questo Édouard ci avverte, ci dà una pozione, il tutto per farci assistere alla trasformazione di Hermione. Però, se avete ascoltato bene, Hermione fa capire di conoscere molto bene il vampiro. Le sue parole sono state "Perché cambiare metodo quando con questo sono riuscita a fregare persino il grande Édouard Yves de Lancourt? Colui che è riuscito a sterminare gli ultimi eredi del casato dei Bourgeois"? Colui che ha sterminato i Bourgeois. Ora torniamo alle lettere. Ecco perché utilizza quella particolare pergamena, perché lui ne ha accesso. Lui ha ucciso la famiglia Bourgeois, lui è l'amante di Laetitia. Lui ha ucciso la donna e finito il casato, lui è in possesso dei loro beni da seicento anni, lui è divenuto vampiro grazie al morso di un diretto discendente di Dracula. Capite? Ci sono loro dietro tutto questo e stanno usando Hermione come capro espiatorio. Lui ha chiamato gli Inferi e gli altri vampiri ed Hermione ha preferito salvare noi piuttosto che correre al suo inseguimento per la pietra. Ha scelto noi e ci ha quasi rimesso la vita. Anche su questo hai da obiettare, Blaise?»
Il ragazzo in questione era rimasto in silenzio, nessuna parola ad uscire dalle sue labbra.
Fu Harry a parlare.
«Io non capisco. L'abbiamo trovata su un cadavere con le labbra sporche di sangue, hai sentito cosa ha detto di Malfoy? È stata a-a letto con lui per i segreti del suo casato, per i segreti di Voldemort! No, è lei l'assassina, è lei. Non può essere diversamente, non può-»
«Harry, smettila!» un potente scossone arrivò dall'unica persona che non aveva ancora aperto bocca, Ron.
«Ora tu mi ascolti e la smetti di comportarti da squilibrato. Quella è Hermione, Hermione! La mia ex ragazza, la tua migliore amica! Lei, quella che ci ha salvato il culo così tante volte che è impossibile contarle, quella che non ti ha abbandonato nemmeno un minuto, quella che durante l'ultimo scontro è andata incontro a Voldemort a bacchetta spianata quando credeva tu fossi morto, quella che avrebbe preferito seguirti all'inferno piuttosto che vivere senza di te! Quella ragazza è Hermione! Non importa che ora sia una vampira, dietro quei capelli rossi c'è sempre la nostra Hermione!» gridò il rosso, mentre il bambino sopravvissuto scuoteva la testa.
«No, no, no! Non è lei! Hermione è morta, tre anni fa. È morta! Quell'essere ha solo il suo aspetto, nient'altro!» continuò il moro scrollandosi di dosso le mani dell'amico.
«Quella non è Hermione, è un'assassina e verrà condannata come tale» furono le sue ultime parole prima di uscire dalla porta e smaterializzarsi a casa.
La sua Hermione era morta e lui l'avrebbe vendicata togliendo di mezzo quell'essere immondo che aveva preso il suo corpo e la sua vita.
Dopotutto, si sa: la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni.



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NdA

Titolo:"Combattere il male, non fa di te una persona buona" - Islands in the Stream, Ernest Hemingway
Citazione:"Non c'è scusa all'essere cattivi, ma v'è un certo merito nel sapersi tali; fare il male per stupidità è il più irrimediabile dei vizi." - La moneta falsa, Lo spleen di Parigi - Charles Baudelaire

Piccola postilla: Hermione, durante parte dell'arco che si sviluppa nell'ospedale, ha la testa tagliata quasi completamente. Capisco che, realisticamente parlando, non sarebbe possibile per lei parlare con le corde vocali recise... ma siamo in un mondo fittizio fatto di maghi e vampiri, quindi mi prendo questa licenza poetica che farà accapponare la pelle a tutte le persone di medicina. #sorry

Come sangue nelle veneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora