"Nelle cave dell'insondabile tristezza
dove il Destino già mi ha relegato,
dove mai entra raggio roseo e gaio,
dove solo con quell'aspetto rude ch'è la Notte,
sto come un pittore condannato
da un beffardo Dio a dipingere sulle tenebre,
dove, cuoco di funebri appetiti,
faccio bollire e mangio questo cuore,
a tratti brilla, s'allunga e si distende
uno spettro fatto di grazia e di splendore.
Ma quando assume la sua massima estensione,
con quell'orientale sognante andatura,
allora sì che riconosco chi mi viene incontro:
è Lei, la mia bella, nera ma sempre luminosa!"- Le tenebre, Charles Baudelaire
«Sono stata attaccata da un vampiro, Harry. Sono viva per miracolo.»
I tre Auror trattennero il fiato.
Non poteva essere. Non poteva essere vero.
Era stata attaccata da un vampiro. Hermione, la sua Hermione – pensò Harry – era stata attaccata da un vampiro ed aveva rischiato di morire.
Il moro si resse al muro dietro di lui.
Neville spalancò la bocca incredulo.
Draco s'immobilizzò.
Ecco perché ne era così terrorizzata... - pensò il biondo ricordando gli atteggiamenti della riccia al solo udire la parola vampiro.
Hermione era ancora girata verso la finestra, la postura rigira e leggermente tremante.
Guardava ancora fuori dal vetro, il viso rivolto al cielo e la mente a ricordi terribili.
«Quella sera, la sera in cui venni attaccata, avevo discusso con i miei genitori. Faticavano a comprendere il mio gesto, l'aver tolto loro la memoria per proteggerli, e dover spiegare quello che era realmente successo durante la guerra li aveva turbati... E non solo a loro.» Prese fiato, Hermione, e continuò il suo racconto, immergendosi in un ricordo lontano e tremendamente doloroso.
«Uscii per prendere un po' d'aria, quella sera maledetta. Non riuscivo più a dormire, le grida strazianti della guerra, i volti di tutti i morti mi tenevano sveglia e mi terrorizzavano. Ero a pezzi. Decisi di fare una passeggiata. I miei abitavano in un quartiere babbano, che cosa mai sarebbe potuto succedermi lì? Invece, quella notte, rischiai di morire.»
Era visibilmente scossa, Hermione, mentre i tre ragazzi l'ascoltavano attentamente, il cuore in tumulto.
«Non mi accorsi di lui, sapete?» disse girandosi, un sorriso amaro ad incresparle le labbra «Non mi accorsi di lui fino a quando non mi fu addosso.» gli occhi le si erano fatti lucidi ed il cuore dei tre Auror a lei di fronte si spezzò.
«Ricordo solo il dolore, nient'altro. Mi accorsi di quel vampiro solo nel momento in cui mi si parò davanti ed affondò i denti nel mio collo.» due lacrime le rigarono le guance ed il dolore si espresse da quegli profondi.
«Sentivo come la mia vita veniva strappata. La sentivo scivolarmi via dalle dita. Il mio sangue che scorreva a fiotti e mi bagnava il viso ed il corpo.» le lacrime che scorrevano imperterrite erano uno strazio, la voce spezzata una stilettata al cuore.
«Non ricordo molto altro. Solo il dolore, tanto dolore, e la sensazione che fosse tutto finito. L'ultima cosa che pensai fu che non ti avrei più riabbracciato, Harry. Mi diedi della stupida per non averti abbracciato di più, quel giorno al treno. L'ultima immagine furono i tuoi occhi che mi sorridevano.» concluse, la voce che le mancò ed il Bambino Sopravvissuto, che in due falcate l'aveva raggiunta, stretto a sé.
«Mi dispiace, Harry. Mi dispiace così tanto!» disse la ragazza, stringendo l'amico convulsamente.
Harry non riuscì a parlare, le lacrime che gli solcavano le guance e la voce incastrata in gola.
Riuscì solo ad abbracciarla stretta a sé per un tempo che parve infinito.
Quando si staccarono, le asciugò le lacrime e le baciò la fronte.
«Sei qui, con me, ora. Questo è ciò che conta.»
Hermione tentò un sorriso e si sedette sulla poltrona che aveva occupato poco prima. Avrebbe raccontato loro tutto.
Harry, Draco e Neville le si sedettero attorno.
Draco aveva voglia di abbracciarla, di stringerla, di dirle che non doveva più avere paura perché lui l'avrebbe protetta, a costo della sua stessa vita.
Vederla lì, così indifesa e spaventata, era un colpo all'anima.
Lui stesso si meravigliò di quei pensieri così... sentimentali.
Hermione riprese a narrare.
«Mi svegliai in una stanza d'ospedale. Due anni e mezzo dopo.»
Harry represse un brivido.
«Cosa?» chiese tremante.
Hermione alzò lo sguardo, gli occhi pieni di dolore, ed un accenno di sorriso amaro.
«Rimasi in coma per due anni e mezzo, Harry. Quando mi svegliai, non avevo documenti, non avevo più memoria. Ero la paziente Jane Bloggs*, portata in ospedale in fin di vita dopo l'attacco di un "animale".» disse la ragazza, gli occhi vacui.
«La dottoressa che mi prese in cura la notte del mio arrivo mi raccontò che la mia sopravvivenza ed il mio risveglio erano un miracolo.» riprese, la voce che le si spezzava e la gola che ardeva.
Harry le strinse forte la mano che teneva tra le sue per donarle la forza di continuare quel racconto doloroso.
Continuò.
«Mi disse che, quando arrivai in ospedale, stavo esalando gli ultimi respiri. Non avevo più sangue in circolo, Harry. Nemmeno una goccia.» concluse, gli occhi ancora pieni di lacrime ed il corpo tremante.
Fu Neville, questa volta, a porle una domanda.
«Come-Come sei...» non riusciva a terminare la frase.
Hermione gli sorrise. «Come sono sopravvissuta?» chiese, mentre Neville annuì.
Hermione tirò fuori dalla tasca la sua bacchetta. Era uno splendido esemplare di bacchetta in legno di vite, splendidamente intagliata in motivi floreali, con un nucleo di corda di cuore di drago.
La passò da una mano all'altra, poi alzò lo sguardo.
«Sono viva grazie a lei.» disse in un sussurro, tornando a guardare la propria bacchetta.
I tre ragazzi rimasero in silenzio. Non avevano il coraggio di parlare né di muoversi.
Passarono alcuni instanti che parvero interminabili, poi Hermione riprese a parlare.
«La dottoressa che mi curò è una strega. Vive tra i babbani e pratica la sua professione in un ospedale babbano perché ha sposato un uomo senza magia. Si accorse subito che quella ferita non era stata provocata da un animale. Quando mi raccontò cos'era probabilmente successo, mi disse che, appena arrivata in ospedale, tenevo la mia bacchetta stretta nella mano destra, così stretta che faticarono a togliermela. Secondo lei è stata la mia natura di strega a salvarmi. Se fossi stata una semplice babbana ora sarei morta.» disse con la voce bassa, perdendosi in ricordi non lontani ed ancora dolorosi.
Harry la guardò. Avrebbe voluto chiederle in quale modo la bacchetta l'aveva salvata ma non aveva voce.
Hermione intuì la domanda dell'amico e riprese a parlare.
«Il mio corpo stava morendo, era stato dissanguato, così ha iniziato a prendere energia dalla fonte magica più vicina: la mia bacchetta. Il suo nucleo è in corda di cuore di drago. È stato il nucleo stesso a mantenermi in vita donandomi la sua energia. Il mio corpo è sopravvissuto grazie alla magia incanalata dalla mia bacchetta nei miei vasi sanguigni.» concluse la riccia lasciando i tre a bocca aperta.
«Ma-ma... Come è possibile? Non ho mai sentito di un caso del genere...» disse Neville stralunato e stupito.
Hermione gli sorrise.
«Lo so, è un evento molto raro. Quando la bacchetta ed il suo padrone sono così uniti da fondere il proprio nucleo col cuore e l'animo del possessore, la bacchetta diventa una parte del proprietario stesso. Come un horcrux, con la differenza che questa è magia bianca, non oscura. Se la mia bacchetta dovesse morire, io proverei dolore. Se si spezzasse, io lo sentirei sulla mia pelle. Se morisse il suo nucleo, io soffrirei. Viceversa, se morissi io, morirebbe anche la bacchetta.»
I tre Auror guardarono la ragazza stupiti. Questa magia era incredibile e potentissima.
«Quando mi ripresi completamente dal punto di vista fisico, ero ancora priva di memoria. Successe sei mesi fa. Nessuna pozione riusciva a ridarmi indietro i ricordi. Rimasi in ospedale. Sapevo d'essere stata attaccata da un vampiro e ne ero terrorizzata. Non sapevo chi fossi, né se avessi parenti od amici, così mi nascosi in ospedale e studiai. Studiai tecniche di combattimento contro i vampiri, studiai pozioni ed incantesimi. Mi allenai, cercando di migliorare riflessi e velocità. Purtroppo, però, la paura mi bloccava. Nemmeno la rabbia riusciva a smuovermi. Fino a quando...»
«Fino a quando?» chiese Neville.
Hermione puntò gli occhi nei suoi. «Fino a quando il vampiro che pensava d'avermi uccisa non tornò a completare il lavoro.»
Neville sbarrò gli occhi. Harry deglutì e Draco sentì il sangue affluirgli più velocemente.
Si sentiva protettivo nei suoi confronti e sentiva una rabbia cieca salirgli su per le viscere. Avrebbe voluto aver davanti quel vampiro, farlo a pezzi con le sue stesse mani. Sentiva un'onda di furia e gelo pervadergli le ossa.
Hermione continuò il racconto.
«Mi attaccò. In ospedale, nella mia camera. Mi morse nuovamente. Ne ero terrorizzata. Cercai di scappare. Mi chiusi in bagno e sbarrai la porta. Fu tutto inutile. Mi dimenticai persino d'avere una bacchetta tanto ne ero spaventata. – prese un sospiro – Alla fine, buttò giù la porta del bagno e mi raggiunse. Mi prese per il collo, determinato ad uccidermi una volta per tutte. Pensai che, quella volta, fosse davvero la fine.»
Draco strinse i pugni, la rabbia sempre maggiore.
«Non so come feci, non ricordo nemmeno. So solo che un paletto mi si materializzò tra le mani ed io lo infilzai nel cuore del vampiro a me di fronte. Divenne polvere in pochi secondi ed io caddi a terra. Poi, svenni. Mi ricordo solo di essermi risvegliata nel letto dell'ospedale, col collo fasciato e tutti i ricordi al loro posto. Il terrore, però, non era scomparso.» concluse in un soffio.
Fu Harry a parlare subito dopo.
«Era per questo che non volevi aiutarci?» chiese apprensivo. Hermione annuì.
«Avevo paura. Paura che lui tornasse, che altri mi cercassero. Ed ora...»
«Non puoi stare a casa tua, Granger. Sei troppo vulnerabile.» disse Draco tutto d'un fiato spezzando il discorso della riccia.
Hermione si voltò verso di lui e fissò gli occhi nei suoi.
«Malfoy, devo superare questa paura. Posso sconfiggerli, sono una strega. Ne ho appena ucciso uno, come hai potuto vedere.» disse orgogliosa, la voce sicura di sé e gli occhi decisi.
Merlino, ecco la grifona che conosceva. C'era sfida nei suoi occhi, c'era orgoglio.
Draco sorrise, felice di aver riacceso quel fuoco negli occhi di Hermione.
Harry, però, concordava con lui e tornò alla carica.
«Hermione, hai già rischiato di essere uccisa due volte, non puoi stare da sola.» ma la riccia non lo fece continuare.
«Ho combattuto contro schiere di Mangiamorte, contro Troll, Giganti, Dissennatori e strane creature che avevano l'intento di uccidermi. Ho combattuto contro Voldemort, quando ti credevamo morto. Gli ho tenuto testa, al mago oscuro più potente al mondo. Dei vampiri non sono nulla a confronto. Non mi farò rovinare il resto della mia vita a causa loro. Ho già perso tre anni. Combatterò.»
Harry, in quel momento, comprese che niente e nessuno avrebbe potuto farle cambiare idea.
Hermione Granger era tornata.
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Come sangue nelle vene
FanfictionDramione|| Draco Malfoy/Hermione Granger «Hermione...» Tre anni. Erano trascorsi tre anni. Millenovantacinque lunghi giorni senza di lei. Senza un suo gufo, senza una sua telefonata, senza una notizia. La credevano morta. Tutti. Tutti la credevano m...