I giorni passarono.
Le ricerche continuavano a non dare frutti ed i cadaveri aumentavano.
Ogni notte un nuovo omicidio.
Ogni notte nessun nuovo indizio.
Ogni giorno ricerche e frustrazione.
Erano passate tre settimane, cinque dal ritorno di Hermione, quando una lettera venne recapitata nell'ufficio dei tre Auror.
Era indirizzata ad Harry Potter.Egregio Signor Potter,
So che sta cercando l'assassino delle numerose vittime trovate nel bosco nei pressi di Oxblood Lane.
Io so chi si cela dietro questi omicidi.
Mi raggiunga nel bosco incriminato, nella radura al centro, questa sera alle dieci in punto.
Porti pure i suoi Auror di fiducia con lei, se volesse esser più cauto.Un fidato amico
Quella lettera lasciò i presenti di stucco.
Harry guardò i tre Auror ed Hermione.
Forse avevano una pista.
Le dieci arrivarono in fretta.
Harry, Draco, Ron e Neville, richiamato d'urgenza, vennero affiancati dall'ultima recluta, Blaise Zabini – amico d'infanzia del biondo Auror – nuovo ingresso nella squadra di Potter dopo due anni al servizio della squadra speciale.
I cinque, redarguiti dal Ministro in persona, si materializzarono nella radura dopo aver messo a punto un piano ed aver spedito Hermione a casa sua, con la promessa di barricarsi e non uscire per nessuna ragione al mondo.
Arrivati sul luogo trovarono il nulla.
C'era tensione nell'aria.
C'era preoccupazione.
C'era anche ansia e speranza. Speranza di aver trovato la giusta pista che li portasse alla risoluzione di quel caso che continuava a mietere vittime.
Si guardarono intorno, controllarono con un Homenum Revelio la presenza di persone nel raggio di venti metri, ma nulla.
Si divisero e perlustrarono tutta la zona senza trovare anima viva.
Mancavano ancora un paio di minuti alle dieci, così gli Auror, dopo aver piazzato incantesimi di protezione attorno a loro, si accinsero ad aspettare il loro fidato amico.
Il campanile di Oxblood Lane suonò i rintocchi delle dieci.
Un rintocco, cupo e metallico.
Due rintocchi, tetri e malinconici.
Tre rintocchi, bui e angosciosi.
Quattro rintocchi, oscuri e tenebrosi.
Cinque rintocchi, profondi ed inquietanti.
Sei rintocchi, lugubri e foschi.
Sette rintocchi, gelidi e sferzanti.
Otto rintocchi, densi e luttuosi.
Nove rintocchi, funebri e ansiosi.
Dieci rintocchi, il rumore di rami spezzati da passi profondi.
Un uomo di nero vestito uscì dai fitti alberi alle sue spalle ed ora si trovava proprio lì, di fronte a loro, ad una ventina di metri.
Dietro di lui il buio del bosco ed il rumore di foglie calpestate.
Non era solo.
Occhi rossi sferzavano il buio della foresta.
Era una trappola.
Gli Auror, resisi conto d'essere circondati da vampiri, si accinsero a combattere, ma vennero fermati dalla voce cavernosa dell'uomo a loro di fronte.
«Miei cari Auror, buona sera. Vedo che avete seguito il mio consiglio e non siete venuti da soli. Non era— Oh...» l'uomo si bloccò, guardando in alto verso gli alberi che coprivano le spalle dei cinque Auror.
«Avete portato anche il cane da guardia, vedo.» concluse con un sorriso diabolico ed il leggero accento straniero che rendeva le sue parole ancora più sinistre.
Dalla loro distanza, gli Auror potevano vedere poco ma di sicuro potevano vedere quanto quell'uomo fosse inumano.
No, non era un uomo, era un mostro.
Pelle diafana, occhi cremisi.
Dei ringhi arrivarono dalle fronde dietro l'uomo a loro di fronte.
Gli Auror scattarono pronti a fronteggiarli.
«Fermi, fermi, fermi.» disse la voce lugubre dell'uomo ammantato di nero. «Non siamo venuti per combattere, assolutamente. Posate pure le vostre bacchette, non vi faremo alcun male.»
Gli Auror rimasero di gesso, ma l'uomo continuò.
«Nemmeno un capello vi sarà torto. Non sono qui per voi, ma sono qui per lei.» e così dicendo indicò con un lungo dito diafano una fronda dell'albero dietro gli Auror, molto indietro.
I cinque Auror si voltarono non vedendo alcunché, poi tornarono all'uomo sconosciuto.
Fu Harry a rompere il silenzio.
«Non sappiamo di quale lei tu stia parlando. Ora, perché ci hai fatto venire qua? Chi si cela dietro queste uccisioni?» ringhiò il moro pieno di rabbia e frustrazione.
L'uomo rise, una risata cupa e tetra, diabolica; poi si accinse a parlare.
«Come non sa di quale lei vi sto parlando, Signor Potter?» e scoppiò nuovamente a ridere «Caspita, per essere una novellina ci sa davvero fare, anche se credo che parte della sua riuscita sia dovuta anche alla Pietra del Sangue ed alla sua magia. Sì, una combinazione davvero fatale, la sua. Una vampira così potente non si era mai vista.» rispose l'uomo pensieroso e stranamente ironico, di un'ironia malsana e cupa. Poi riprese. «Vi ha raggirati per bene, vedo» poi si voltò verso Draco e sorrise in modo bieco e crudele «Lei soprattutto, Signor Malfoy.» e tornò a ridere nuovamente.
Draco sobbalzò, una scia di gelo nelle ossa.
Di cosa stava parlando?
Harry, stufo di quel suo prenderli in giro, prese la bacchetta e la puntò verso l'uomo ma questo continuò a ridere.
«Quella non può farmi molto, Signor Potter.» disse cattivo, ma Harry non si fece intimorire.
«Ma questo sì!» e scagliò in aria una boccetta contenente della Repellum Sanguine che fece scoppiare grazie ad un Reducto!
Il liquido bagnò il volto dell'uomo che subito gridò e si contorse. Purtroppo, la quantità che gli arrivò fu minima, ma diede agli Auror il tempo di scappare da quella radura.
Cercarono di smaterializzarsi al ministero, ma qualcosa andò storto.
Blaise venne atterrato da un vampiro e Draco tornò subito indietro per aiutarlo.
Scagliò uno Stupeficium! Sulla creatura ed aiutò l'amico a risollevarsi.
Cercarono di smaterializzarsi, ma vennero accerchiati da altri vampiri.
Harry, Ron e Neville corsero in aiuto degli amici con la sola conseguenza di rimanere imprigionati da una cerchia di vampiri assetati di sangue.
In un attimo sarebbero morti tutti.
Harry tentò di lanciare un Lux Aeterna, ma la sua bacchetta venne fatta volar via dai pronti riflessi di un vampiro del gruppo.
Erano lì, fermi, pronti a scattare ad un cenno... Ad un cenno dell'uomo che li aveva costretti ad una completa obbedienza.
L'uomo in questione rise.
«Signor Potter, sempre troppo malfidato. Le avevo detto che nessuno si sarebbe fatto male, ma lei ha cercato di uccidermi. Ora, come vede, mi toccherà uccidere lei ed i suoi ami—» ma non fece in tempo a parlare che una figura saltò giù da un ramo ed atterrò proprio davanti all'uomo.
«Non credo proprio.» rispose la figura misteriosa, la voce melodiosa di una donna.
Fu un attimo. Il corpo dell'uomo cadde a terra, mentre la nuova arrivata teneva tra le mani un cuore grondante sangue.
I vampiri si voltarono velocemente annusando l'odore metallico del liquido scarlatto.
La ragazza buttò a terra il cuore e si voltò lentamente.
Era dannatamente bella.
Indossava degli abiti semplici, un pantalone scuro ed una camicia chiara, ora macchiata di sangue.
Gli occhi, rossi come il sangue, erano il colore della morte. I capelli cremisi come una colata di lava, lunghi e lisci come spighe intinte nel sangue stesso, il viso pallido come la luna che splendeva alta in cielo.
Un sorriso maledetto ed i canini ben in mostra.
Era il diavolo nel corpo di una Dea.
Draco si sentì mancare.
Migliaia d'immagini gli solcarono la mente tutte insieme.
Stava ricordando qualcosa che la sua mente aveva dimenticato. Qualcosa che la sua mente aveva nascosto.
Vacillò e fu tenuto da Blaise, prima che potesse cadere a terra.
Si prese la testa con le mani e gridò.
Un grido di dolore.
La memoria cominciava a tornargli, un incantesimo, però, gli teneva nascosti quei ricordi maledetti, lottando contro i recessi della sua anima e della sua coscienza.
Nel frattempo, la ragazza rimase immobile, davanti a quel corpo ormai senza vita – completamente senza vita.
In pochi istanti, i vampiri si scagliarono contro di lei.
Erano circa una decina, ma lei li uccise in pochi secondi, ridendo.
Una risata cristallina ed inquietante, macabra ed ipnotizzante.
Gli Auror sentirono la pelle divenire di ghiaccio.
Era splendida, altera ed elegante in ogni movimento.
Una Dea.
Una Dea vendicatrice.
Veloce, strappò i cuori di ogni vampiro, arrivando pericolosamente vicina ai cinque Auror.
Era a pochi metri da loro, forse un paio, massimo tre, quando un vampiro rimasto in vita le si scagliò addosso.
Fu questione di un battito di ciglia.
Non si voltò nemmeno.
La mano della ragazza affondò nel torace della creatura e quest'ultima cadde a terra, ormai priva di vita.
Tolse la mano veloce, la giovane, e se la portò alle labbra.
Puntò gli occhi in quelli degli Auror, si leccò seducente il sangue sulla mano e sorrise loro.
Il sorriso più inquietante che avessero mai visto sulle labbra più splendide che avessero mai avuto modo di vedere.
Un sorriso coperto di sangue.
Un sorriso maledetto.
In un istante scomparve, lasciando una scia di profumo intenso che si mischiava a quello metallico e ferroso dei corpi mutilati lì a terra e la sua immagine stampata a fuoco nella mente dei cinque uomini fermi in mezzo a quella radura che, ora, sapeva di morte e mistero.
L'unica cosa che riuscirono a pensare fu che quella creatura fosse la personificazione della morte.
Quella creatura era dolore e distruzione.
L'unica cosa che venne loro in mente fu il rosso dei suoi occhi, il rosso del sangue vivo e denso.
L'unica cosa che pensarono fu...
"Verrà la morte ed avrà i tuoi occhi."*
Note dell'Autrice
"Death will come and will have your eyes" - 1950, Cesare Pavese, traduzione
*Baudelaire, "La Beauté" - 1857, Les Fleurs du malPurtroppo, Wattpad mi sta dando alcuni problemi con la formattazione. Spesso, quando i capitoli sono piuttosto lunghi, il capitolo mi viene spezzato a metà, e la seconda parte non mostrata.
Per evitare disguidi, ho diviso il capitolo "Death will come and will have your eyes" in due parti, così da non rischiare la perdita di intere sezioni.Se siete venuti qui direttamente dall'ultimo aggiornamento - quello di Luglio - allora dovrete tornare indietro e leggere la Part I, così da non perdervi, poiché queste ultime due parti - Part I e Part II - sono state postate a differenza di pochi minuti l'una dall'altra.
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Come sangue nelle vene
FanfictionDramione|| Draco Malfoy/Hermione Granger «Hermione...» Tre anni. Erano trascorsi tre anni. Millenovantacinque lunghi giorni senza di lei. Senza un suo gufo, senza una sua telefonata, senza una notizia. La credevano morta. Tutti. Tutti la credevano m...