Darkness which may be felt

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"«Oh, don't talk of love» the shadows purr, murmuring me away from you.
«Don't talk of worlds that never were, the end is all that's ever true.
There's nothing you can ever say, nothing you can ever do.»
Still every night I burn, every night I scream your name.
Every night I burn, every night the dream's the same.
Every night I burn, waiting for my only friend.
Every night I burn, waiting for the world to end..."

- Burn – The Cure, 1994


Si rigirava tra le coperte pigramente. Assorto in un sonno leggero, Draco Malfoy cercava di riemergere dalle tenebre di Morfeo a causa di una voce fastidiosa che chiamava il suo nome. Aveva un'inflessione particolare... Fastidio.
«Malfoy! Ti muovi ad alzare quel tuo culo pigro dal letto o devo fare entrare la squadra speciale?»
Qualcuno lo chiamava, intimandogli di alzarsi, ma lui stava così bene sotto quelle lenzuola leggere e tiepide...
Un boato fortissimo esplose nella camera del biondo Auror. Draco saettò seduto sul letto in mezzo secondo, gli occhi sgranati e la bacchetta alla mano.
«Che diavolo...?» non fece nemmeno in tempo a finire la frase che nel suo campo visivo comparve un sorrisetto soddisfatto. Sulla faccia dello Sfregiato.
Maledetto Potter. Prima o poi, giuro che ti ammazzo.
«Finalmente il principe si è svegliato!» gli rispose, gettandogli addosso la divisa il moro. «Muoviti, vestiti. Ieri sera c'è stato un nuovo attacco.»
A quelle parole, Draco si buttò giù dal letto e si vestì in fretta.
«Che ore sono?» chiese ancora mezzo frastornato ma ben attento.
Harry si guardò l'orologio. Amava tenere qualcosa di babbano con sé e quell'orologio era un regalo di Remus. «Le cinque.» rispose veloce.
«È tardi. Come ha fatto ad arrivare così tardi la notizia? Chi c'era di pattuglia stanotte?» riprese il biondo stizzito dall'incompetenza dei due uomini – sicuramente Grifondoro – che avevano il compito di fare il pattugliamento la notte precedente.
«Thomas e MacMillan. Il corpo è stato trovato solo mezz'ora fa. Era nella parte più vicina agli isolati abitati, per questo è stato visto tardi. Hanno seguito il nostro stesso percorso partendo dai luoghi già scene di omicidi.» rispose professionale il moro.
Nel frattempo, Draco era pronto. Non aveva tempo nemmeno di lavarsi i denti, la questione era urgente.
Prese il braccio di Harry e si smaterializzarono.
La prima cosa che Draco percepì, fu un fortissimo odore di sangue.
Era acido e metallico, sapeva come di... ferro.
Il corpo era riverso a terra, ormai privo di vita, immerso in una pozza di sangue che, sicuramente, non era fuoriuscita da due semplici fori nel collo.
Si avvicinò velocemente al corpo, dal lato opposto nel quale era arrivato.
Sul collo della vittima vi era un vero e proprio squarcio causato da un morso che sembrava più quello di un animale che quello di un vampiro. Purtroppo, però, il corpo era integro, solo il sangue era completamente mancante.
Con dei guanti, il biondo controllò la ferita con più attenzione.
Proprio sopra la linea di taglio, vi si potevano vedere i due fori iniziali degenerati, poi, in un vero e proprio squarcio.
La vittima doveva essersi ribellata ed il vampiro l'aveva morso con foga. Muovendosi, era stato tagliato in modo più profondo e lungamente su buona parte del collo.
Era morto in pochi minuti, forse due, massimo tre. Ed il dolore doveva essere stato lancinante vista la smorfia che si era fossilizzata sul suo viso.
Draco era ancora intento in un'analisi approfondita del morso, quando Neville si materializzò di fianco ad Harry, davanti al corpo.
Salutò il moro con un cenno, poi osservò il cadavere.
«Mmmh, strano.» disse quasi in un sussurro.
Sia Harry che Draco alzarono il viso verso di lui. Fu il moro a parlare.
«Che intendi, Neville?» chiese curioso.
L'Auror dal passato impacciato, fece un passo verso Draco e girò il collo della vittima.
«Vedete? – ed indicò I due fori iniziali dai quali era partito il morso – è stato morso normalmente, se così si può dire. Poi, però, qualcosa è mutato: o la vittima si è mossa o il vampiro è davvero un macellaio.» disse Neville, tastando la carne tagliata del collo.
«È davvero strano. Le femmine vampire non compiono questi scempi, di solito.» concluse perplesso.
«Femmine? Perché credi sia una vampira?» chiese Draco, infastidito da quell'intromissione.
Neville si alzò, pulendosi le mani e riprese a parlare.
«Vedete, i vampiri si nutrono del sangue, solitamente, di umani del sesso opposto. Spesso, le vittime vengono "abbordate" con veri e propri giochi di seduzione. I vampiri sono seduttori per natura, la loro presenza, il loro sguardo, il loro odore... tutto di loro è seduzione e sensualità. Utilizzano queste armi per avvicinare le loro prede.»
Nella mente del biondo passò un'immagine.
Fu un lampo, seguito subito dopo da una strana sensazione di... eccitazione.
Un vestito in pizzo nero. Pelle bianca...
Draco scosse la testa. Dovevano essere i postumi di un sogno fatto quella notte.
Neville, nel frattempo , continuò a spiegare.
«Avvicinano le loro vittime seducendole, poi le soggiogano con il loro fascino e si nutrono di loro senza che questi, quasi, se ne accorgano. Ovviamente, il dolore per il morso schiarisce loro la mente e, in quel momento, capiscono di avere i secondi contati. Comunque, le femmine, solitamente, non lasciano tracce né amano sporcarsi, diciamo così. Il loro è un lavoro pulito. Restano solo i fori dei canini sul collo. In più...» si fermò, osservando di nuovo il cadavere.
«In più, nel novantacinque per cento dei casi, le femmine mordono a destra mentre i maschi a sinistra. Questo morso è a destra ma è troppo... "sporco". C'è qualcosa che non torna. Credo che siamo in presenza di una vampira davvero pericolosa e letale. Ho letto qualcosa su questi casi, ma sono molto rari. I vampiri sono rari.» concluse il moro Paciock, quasi in un sussurro, lasciando Harry e Draco ad occhi sgranati.
«Ma come conosci tutte queste cose sui vampiri, Neville?» chiese Harry, sorpreso nel sentire tutte quelle informazioni.
Neville arrossì leggermente.
«Beh, ecco... Nelle estati che trascorrevo da mia nonna, durante le vacanze da Hogwarts, c'era poco da fare... e, quando mi annoiavo, andavo in biblioteca a leggere un po'. Lì ho trovato dei libri davvero molto antichi che parlavano di vampiri ed altre creature. Libri davvero interessanti. Nemmeno la biblioteca di Hogwarts li possiede. Sono volumi antichi e preziosi e raccontano molto su queste creature. Vi sono anche esempi di vampiri nell'antichità, studi medici... Beh, ho letto un po' e mi sono incuriosito, così ho divorato tutti i libri sull'argomento che mia nonna possedeva.» concluse sempre più imbarazzato.
Per fortuna, certe persone non cambiano mai. Ti stupiscono, ma, sostanzialmente, restano sempre le stesse... - pensò Harry con un sorriso vedendo il rossore sulle guance del moro Neville.
«Bene, Paciock – disse Draco dopo aver studiato le informazioni ricevute – finalmente puoi essere utile alla comunità. Ho bisogno di quei libri, subito.» il tono arrogante, le parole strascicate e la superbia in ogni lettera.
Neville annuì. «Certo, non c'è nessun problema, Malfoy. Ah, prego.»
Ecco, certe cose cambiano. Neville che non si fa più mettere i piedi in testa da Malfoy, ad esempio.
Draco sollevò un sopracciglio, poi si voltò facendo svolazzare il mantello argentato da Auror, dirigendosi verso un'altra squadra di Auror ai quali dare direttive su ciò che dovevano fare col corpo.


Harry era preoccupato. L'ultima vittima del vampiro era stata trovata pochi metri al di fuori di un quartiere abitato, all'interno di un bosco nei pressi di Oxblood Lane.
Oxblood Lane.
Proprio dove vive Hermione – pensò Harry.
C'era meno di un chilometro tra l'abitazione di Hermione ed il bosco nel quale era stato trovato il cadavere. Sempre lo stesso bosco, solo che, questa volta, l'omicidio era avvenuto a poche centinaia di metri dalle case del quartiere.
Era preoccupato. Non poteva pensare che Hermione vivesse proprio nel quartiere accanto a quel bosco maledetto.
Se dovesse succederle qualcosa...
I suoi pensieri vennero interrotti dall'entrata in ufficio di Draco Malfoy.
Il biondo sbatté la porta e si sedette alla sua scrivania, arrabbiato più del solito e con un'espressione arcigna in viso.
Dopo tutto questo tempo in cui avevano lavorato insieme, Harry sapeva quando evitare di rivolgere la parola al serpeverde.
Quella era una di quelle volte.
Sbuffando come un drago, però, il biondo fece perdere la pazienza al bambino Sopravvissuto.
«Malfoy, se hai qualcosa da dire, dilla. E smettila di sbuffare. Sei fastidioso» gli disse il moro senza nemmeno alzare il viso dai documenti che stava revisionando.
Draco, dal canto suo, era davvero stizzito a causa di quella vecchia maledetta. La nonna di Paciock.
«Quella megera non vuole darci I libri. Dice che non le sembriamo abbastanza affidabili.» disse sputando le parole come se fossero avvelenate.
Harry lo guardò. «Come?» chiese perplesso.
Malfoy alzò un sopracciglio con fare infastidito. «Hai capito benissimo.»
«Proverò a parlarci io.» rispose, allora, il moro, alzandosi dalla sua scrivania.
«Tsk, sarebbe inutile. Ha detto che non li avrebbe dati nemmeno a Silente, figurati se li dà a te.» rispose beffardo Draco.
Harry, a questo punto, sbuffò ma decise di fare un tentativo ugualmente.
Venne, però, fermato dall'ingresso di Neville.
«È inutile che tu vada, Harry. Mia nonna, con l'età, è diventata più indisponente del solito.» disse subito, facendo , così, risedere il moro con un tonfo.
Si avvicinò alla scrivania del biondo. «Ecco. Questi sono gli appunti che avevo preso. Non c'è tutto, ma buona parte. Il resto lo posso aggiungere io. Conosco quei libri quasi a memoria.» disse sorridendo, poi riprese. «A proposito, ci sarebbe una persona che può aiutarci. L'ultimo anno di scuola anche lei aveva letto molto sull'argomento.» concluse tranquillo.
Harry, al sentire la parola "lei" aveva drizzato le orecchie. Era sicuro si riferisse ad Hermione.
Voltò il viso verso il Neville che gli sorrise conciliante.
«Ok, chiamala. Usa pure il mio gufo.» rispose Harry pensando che avrebbe usato quell'occasione per mettere in guardia l'amica sul pericolo che circondava il suo quartiere.
Avrei dovuto dirglielo subito, maledizione! – pensò, arrabbiandosi per il comportamento tenuto con l'amica la prima volta che l'aveva fatta chiamare per chiederle aiuto sulla vicenda dei vampiri.
Neville sorrise e prese subito in mano pergamena e piuma. Scrisse qualche riga e diede il messaggio ad Edvige II, che subito s'alzò nel cielo, diretta verso una ricciolina di loro conoscenza.
Draco osservò il tutto con la coda dell'occhio.
La Granger... Si sentiva ansioso di rivederla e non capiva perché.
Sentiva un vero e proprio rimescolio nel suo stomaco.
Era agitato.


La luce del sole arrivava prepotente nel salotto di casa di Hermione.
Fastidiosa – pensò la padrona di casa tirando i pesanti tendaggi in velluto nero e quelli in velluto bordeaux.
Buio, finalmente.
Si sdraiò sul divano, ripensando a quanto le fosse dispiaciuto non aver "usufruito" di Malfoy.
Dopotutto, è un gran bel bocconcino. – pensò la riccia, sfiorandosi le labbra sulle quali c'era ancora il sapore del biondo.
Peccato sia un Auror, altrimenti mi ci sarei divertita un po'.
La scomparsa di un Auror, però, le avrebbe causato problemi.
Meglio di no, Hermione – si disse tra sé e sé.
Proprio in quell'istante, un picchiettare inconsueto la risvegliò dai suoi pensieri peccaminosi.
S'alzò con grazia dal divano e si diresse verso la finestra dal quale proveniva il rumore; scostò i tendaggi, stando attenta a non farsi toccare dalla luce giallastra del sole mattutino ed aprì i battenti.
Una civetta bianca e dal bellissimo piumaggio candido, entrò nella stanza, andandosi a poggiare sul tavolino nel centro del salotto.
Hermione si avvicinò.
Edvige? – pensò.
La civetta, non appena la mano della ragazza si sporse per prendere la pergamena che portava, si scostò velocemente e spaventata.
Hermione sorrise di un sorriso bieco e crudele.
«Hai paura, piccola civetta?» le chiese beffarda. L'uccello si scostò ancora più indietro.
Hermione rise. Una risata cristallina, seducente, ammaliante ma tremendamente disumana.
«Tranquilla, non sei il mio genere di cibo preferito. E poi ho già mangiato abbondantemente.» e con uno scatto prese la pergamena che la civetta portava.
In pochi istanti, l'animale s'alzò in volo e scappò completamente da quella casa, l'eco della risata della ragazza che si espandeva nell'aria.
Hermione lesse la missiva ed un ghigno per nulla rassicurante le si disegnò sulle belle labbra tentatrici.
La lasciò cadere per terra e si smaterializzò.



I tre Auror lavoravano sugli appunti portati prima da Neville.
Ron aveva chiesto un permesso e quel giorno non ci sarebbe stato.
Harry e Draco leggevano le informazioni riportate su quelle pergamene ingiallite, scritte con una grafia tremolante e disordinata, mentre Neville ne completava altre con le informazioni che ricordava e che non aveva messo su carta.
Erano tutti presi da quell'analisi, che quasi non si resero conto di una ragazza che li osservava poggiata allo stipite della porta d'ingresso.
Fu Draco ad accorgersi di lei per primo.
Aveva sentito un brivido strano percorrergli la schiena e la sensazione di due occhi ammaliatori su di sé.
Alzò lo sguardo e rimase incantato.
Harry guardò il compagno imbambolato e seguì, assieme a Neville, la traiettoria del suo sguardo.
Semplice ma splendida.
Hermione, poggiata alla porta, li guardava con un magnifico sorriso sulle labbra.
Indossava una semplice maglietta nera a maniche lunghe sopra un paio di jeans chiari ed aderenti. Ai piedi le sue immancabile All Star, le scarpe babbane che amava sin dall'infanzia.
I capelli erano sciolti e ricadevano leggiadri sulle spalle.
Gli occhi luminosi le davano un aria sognante.
«Mi avete fatta chiamare?» chiese sorridente, avvicinandosi alla scrivania su cui lavoravano I tre ragazzi.
Neville s'alzò subito, andandole incontro ed abbracciandola.
«Hermione!» le disse, stringendola a sé. «Sono così felice di vederti, come stai?» chiese gentile come sempre.
Hermione gli sorrise, staccandosi gentilmente da quell'abbraccio. «Neville, è bello vederti anche per me. Caspita, sei cambiato molto!» ed il sorriso che gli fece, fece perdere un battito a tutti i presenti.
«Me la passo bene, grazie. E tu? Sei un'Auror!» le disse la giovane affabile.
Neville s'imbarazzò un po'.
Dolce, dolce Neville. – pensò ironica la ragazza.
Il sangue gli colorò le guance di un rosa tenue che fece sorridere Hermione. E non solo.
«Già, chi l'avrebbe mai detto, eh? L'impacciato Neville un Auror... Ma ce l'ho fatta.» le rispose gentile ed un po' imbarazzato.
«Allora, è richiesta una mia consulenza, giusto? In cosa posso esservi utili?» disse la riccia, guardando tutti e tre gli Auror.
Fu Neville a parlare. Senza dar tempo a nessuno di far alcunché, prese Hermione per mano e la fece sedere tra Harry e Draco, dove prima era seduto lui e le si parò davanti, facendole vedere tutti i fogli a cui stavano lavorando.
Draco s'irrigidì subito, non appena la riccia gli si avvicinò.
Si sentiva strano.
Era attratto... da lei. Ne era attratto ma, allo stesso tempo, ne era spaventato.
Sì, si sentiva come se lei fosse... pericolosa. Non capiva perché.
Poi, ancora quella strana sensazione di gelo.
Che diavolo stava succedendo? Che diavolo gli stava succedendo!
Non capiva più nulla!
Scossa la testa per schiarirsi le idee, quando un profumo gli arrivò dritto all'anima.
Era... intenso. Intenso, sensuale, seducente. Profondo.
Il suo cuore aumentò i battiti e la sua mente gli rimandò l'immagine di un bacio e una sensazione di sconvolgimento. Si sentiva fluttuare...
Si riprese poiché scosso da Harry.
«Malfoy, stai dormendo seduto? Forza, dobbiamo lavorare.»
Draco non rispose, ancora impigliato tra i meandri di quelle sensazioni.
Si alzò.
«Ho bisogno di un po' d'aria.» ed uscì dalla stanza.
I tre rimasti all'interno dell'ufficio si guardarono straniti, poi Neville fece cadere il caffè sugli appunti e da lì cominciarono a ridere ed a ricordare tutte le figuracce del moro amante della natura ad Hogwarts. Hermione li ascoltò ricordare un passato che a lei sembrava lontano più che mai.
Non se ne sentiva parte. Non sentiva più nulla.
Né l'affetto, né la nostalgia.
Tutto era uno sfondo, sfocato.
Le parole inutili le scivolavano addosso su quel sorriso conciliante.
Nulla di tutto ciò più mi appartiene... - pensò la riccia.


Che diavolo gli stava succedendo?
Cos'erano quelle strane immagini? E quelle sensazioni?
Draco si sentiva sottosopra, rimescolato. Completamente.
Non capiva perché quella ragazza gli facesse quell'effetto.
Poi, tornò indietro nel tempo alla prima volta che aveva incontrato quegli occhi profondi.

Era sul treno per Hogwarts, quella che sarebbe divenuta la sua scuola per i prossimi sette anni. Lui sarebbe stato il migliore, come suo padre voleva.
Il miglior studente, il miglior giocatore di Quidditch, il miglior Serpeverde.
Perché lui doveva andare a Serpeverde, come suo padre.
Stava pensando proprio a tutto questo, quando una chioma riccia e selvaggia fece capolino nello scompartimento che divideva con tali Tiger e Goyle.
«Scusatemi, avete per caso visto un rospo?» chiese una vocina leggera ma sicura di sé.
Draco alzò lo sguardo incontrando due occhi ambrati e profondi, un viso dolce e carino ed un sorriso leggero.
Fu lui a rispondere per primo.
«No, perché? L'hai perso?» chiese curioso a quella ragazzina tanto bella.
Lei voltò il viso verso di lui e gli sorrise.
Draco sentì il cuore aumentare i battiti. Solo un po'.
«Non io, un mio amico. Grazie lo stesso. Arrivederci.» e chiuse la porta dello scompartimento.
Il biondo undicenne passò l'ora seguente a pensare a quella ragazzina tanto carina e gentile.
Sperava diventasse una Serpeverde come lui. Avrebbe voluto averla anche lui come amica. Gli piaceva.
Poi, però, tutto crollò come un castello di carte.
Scoprì che la ragazzina che l'aveva tanto affascinato era una Nata Babbana.
Hermione Granger. Granger. Un cognome babbano. Il cappello parlante, tra l'altro, l'aveva smistata a Grifondoro.
Ed era una Nata Babbana.
Per la prima volta in vita sua, Draco Malfoy sentì il suo cuore soffrire...

«Malfoy? Malfoy?»
Draco si voltò verso la voce che lo chiamava.
Harry era affacciato alla porta dell'ufficio.
«Dai, entra. Stiamo aspettando te.» e, così dicendo, ritornò all'interno dell'ufficio.
Draco chiuse quei ricordi nuovamente in un cassetto della sua memoria e tornò nell'ufficio, indossando sul suo viso la solita maschera dell'algido ed imperturbabile Draco Malfoy.
Il biondo non sapeva, però, che quel cassetto non era solo un semplice cassettino della memoria. Era anche un cassetto del cuore...




Note dell'Autrice

Darkness which may be felt - Esodo, 10:21
New American Standard Bible, 1995: «Then the Lord said to Moses, "Stretch out your hand toward the sky, that there may be darkness over the land of Egypt, even a darkness which may be felt."»
 «E il Signore disse a Mosè: "Stendi la tua mano verso il cielo, e verranno le tenebre sopra il paese d'Egitto, tali che si potranno tastar con le mani."»

"Darkness which may be felt" può essere quindi tradotto semplicemente con "L'oscurità può essere sentita, percepita".

Come sangue nelle veneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora