"All the writers keep writing what they write,
somewhere another pretty vein just dies.
I've got the scars from tomorrow and I wish you could see
that you're the antidote to everything except for me
A constellation of tears on your lashes,
burn everything you love then burn the ashes.
In the end everything collides [...]"- My songs know what you did in the dark, Fall Out Boy
Erano trascorsi due giorni. Draco era stato costretto alle ferie forzate per riprendersi dall'accaduto.
Blaise era andato a trovarlo spesso e gli aveva raccontato quello che era successo nel bosco.
Il biondo non ricordava molto, solo due occhi rossi.
Il moro gli spiegò la teoria della medimaga: qualcosa che aveva visto durante il soggiorno di Voldemort in casa sua doveva essersi manifestato.
Probabilmente aveva visto qualcosa che doveva rimanere segreto e gli era stata bloccata la memoria da qualche Mangiamorte.
«Quindi è probabile che io conosca quella vampira?» chiese il biondo Auror mentre si versata due dita di Whisky Incendiario e ne porgeva un bicchiere pieno all'amico lì accanto, sul divano.
Blaise sorseggiò il liquido ambrato, poi si accinse a rispondere.
«Può essere. Non lo sappiamo nemmeno noi. Ti ripeto, questa è la teoria di Hannah, non abbiamo altri indizi.» concluse il moro lasciando l'amico perplesso.
«Quindi, la vista dei suoi occhi mi ha fatto scattare dei ricordi che sono stati bloccati da un incantesimo che mi è stato lanciato e che ha fatto da barriera, facendo scontrare i ricordi e procurandomi quel dolore immane.» riassunse Draco, mentre l'amico annuiva.
Erano ormai due ore che cercavano di venire a capo di quel mistero.
L'unica cosa certa era che quell'incantesimo di memoria poteva essere tolto soltanto da chi l'aveva scagliato, e loro non avevano alcun indizio sul mandatario.
Sette giorni e Draco era tornato al lavoro. Non gli riusciva di starsene a casa a diventare pazzo arrovellandosi il cervello, preferiva rendersi utile.
Di Hermione, invece, si erano perse le tracce dalla sua apparizione al San Mungo.
Harry aveva cercato di contattarla, ma i suoi gufi tornavano indietro con le varie lettere nemmeno aperte.
Anche Ron aveva dato man forte, ma con scarsi risultati.
Nel frattempo, le analisi sul biglietto aveva svelato dei particolari.
La pergamena, infatti, era di una particolare fattura: era composta di cellulosa e non di collagene animale. Era una delle prime forme di pergamena vegetale. La carta era molto pregiata e l'origine della cellulosa era molto antica. Non esisteva più la specie dell'albero dal quale venivano forgiate le pergamene come quella.
Era molto antica, infatti, risalente alla seconda metà del Quattrocento.
Neville, esperto in campo erbologico, era riuscito a scoprire di quale albero si trattasse, qual'era la fonte primaria di quella pergamena.
Radunata la squadra dei cinque Auror con a capo Harry, Neville raccontò loro i particolari scoperti in quella lunga ed estenuante settimana di analisi e ricerche.
«L'albero dal quale è stata formata questa pergamena - cominciò Neville - è un cipresso, un cipresso ormai estinto che cresceva soltanto lungo le Alpi francesi dalla seconda metà del Quattrocento sino alla fine del Seicento, dopodiché si estinse.
Era molto raro e prezioso già all'epoca, e veniva considerato l'albero per eccellenza poiché legato ai riti funebri ed alla morte. Si diceva, infatti, che il Cipresso delle Alpi fosse in grado di collegare il mondo dei vivi a quello dei morti, creando una sorta di portale e che le sue foglie venissero usate nei rituali per risvegliare i morti e donare la vita.»
I quattro Auror ascoltavano in silenzio le parole del moro ex Grifondoro.
«Donare la vita?» chiese Ron, incuriosito da questo particolare.
Neville alzò la testa dalla pergamena ed annuì, poi riprese «Il rituale, ormai sconosciuto, era chiamato Animam pro anima*, una-»
«Una vita per una vita.» lo interruppe Draco, il volto teso alle parole del collega.
Lui conosceva quel rituale, ne aveva letto al Manor, durante la permanenza di Tom Riddle.
L' Animam pro anima era un rituale, se non il rituale, più pericoloso che esistesse. Donava la vita in cambio di un'altra.
I ragazzi ammutolirono.
Fu Harry a interrompere quel silenzio carico di domande e tensione.
«Credi che quel vampiro volesse darci una sorta di... d'indizio?» chiese titubante.
Neville respirò rumorosamente.
«Non lo so, Harry, non lo so proprio. Perché usare questa carta?» rispose, il volto stanco e provato, poi riprese «La cosa strana non è solo questa, comunque.»
«E cosa ci può essere di più strano di un vampiro che usa della pergamena ricavata dall'albero che potrebbe riportarlo in vita?» chiese Ron esausto.
Erano giorni che stavano dietro a quel pezzo di carta.
Neville sospirò. «Beh, ce ne sono un paio, a dir la verità.» rispose enigmatico.
Tutti lo osservarono, così riprese a parlare.
«Innanzitutto, credo che quell'uomo fosse una sorta di vice.»
Blaise sgranò gli occhi.
«Vuoi dire un tirapiedi?» chiese serio, iniziando a mettere insieme qualche pezzo.
Neville annuì. «Questa carta, dovete sapere, era usata da una sola famiglia. Una famiglia francese molto antica e nobile. Dei nobili molto potenti all'epoca. Vivevano a Saint-Étienne-les-Orgues, nel dipartimento delle Alpi dell'Alta Provenza. Il loro nome era Bourgeois.»
Ci fu un attimo di silenzio. Silenzio duro e denso, poi Draco interruppe quel manto nebuloso.
«Non puoi dire sul serio.» la voce tesa e dura, gli occhi dardeggianti.
Neville, però, annuì sconsolato.
Blaise abbassò il capo, mentre Harry e Ron si guardarono confusi.
Draco captò lo sguardo e sbuffò, poi si voltò di nuovo verso Neville.
«Paciock, è impossibile. Il loro casato si è estinto! Lo sai bene anche tu. Vennero sterminati caduto Vlad Tepes III.» ma proprio quella constatazione lo fece rabbrividire.
Neville capì che il biondo fosse arrivato alla giusta conclusione, infatti dalle sue labbra uscì un solo "non è possibile..."
Harry, impaziente di capire, si alzò in piedi.
«Volete far capire anche a noi comuni mortali, per cortesia?»
Fu Blaise, questa volta, a prendere parola.
«Harry, sai chi è Vlad Tepes III?» chiese accondiscendente.
Harry annuì. «Il conte della Valacchia, la figura dalla quale è nato il Dracula di Bram Sto-» ma si bloccò, gli occhi spalancati.
«Non potete essere seri. Non potete...» disse soltanto.
Ron, che non aveva ancora capito, sbuffò.
Harry si sedette, la testa tra le mani.
Stavano parlando sul serio?
Blaise, questa volta, lasciò la parola a Neville.
Finalmente una spiegazione chiara sarebbe arrivata.
«Vlad Tepes III, L'impalatore, il Voivoda, il vampiro... Chiamalo come preferisci, non importa, tanto la sostanza non cambia. Quell'uomo, quel conte... è il primo vampiro della storia. È Dracula.» disse il moro, la voce greve. Un freddo strano si propagò nelle ossa dei presenti. Ron deglutì, poi Neville riprese a parlare. «I Bourgeois sono stati la prima progenie di Dracula. In vita, l'avevano appoggiato contro i Turchi prima e contro la Chiesa dopo, quando quest'ultima si era rivelata per quello che era: una macchina da guerra e potere che aveva usato lui e le sue truppe per conquistare l'Europa. Quando Vlad III venne ucciso, egli rinnegò Dio e la religione, dichiarando che il sangue di un innocente l'avrebbe fatto risorgere a nuova vita, una vita votata alle tenebre. Poco prima di morire, infatti, trafisse un giovane ragazzo presente alla sua morte e ne bevve il sangue. Quella promessa, quel sangue innocente, stipularono il primo patto immortale: resero Vald III una creatura delle tenebre. Il sangue è la vita** dopotutto, ed il sangue l'avrebbe reso immortale.»
Tutti ascoltavano attenti quella storia che sembrava riprendere un film babbano, inverosimile e completamente folle. «Quando Dracula risorse, la prima cosa che fece fu donare l'immortalità ad i Bourgeois rimasti, visto che il loro casato era stato quasi completamente estinto dalle forze della Chiesa quando l'avevano attaccata per rivendicare la morte del Conte. Tre. Solo tre di loro rimasero in vita in quella battaglia, tre fratelli: Aloïs, Lothaire e la loro unica sorella, Laetitia. Loro sono la progenie di Dracula, i primi vampiri creati dal Conte, i primi immortali che si nutrivano di sangue.» concluse Neville, subito soppiantato da Blaise.
«Di loro si ha notizia fino alla prima metà dell'Ottocento, quando vennero resi alle tenebre dalle quali provenivano. Ogni vampiro nato fino ad oggi deriva dai tre fratelli, poiché Dracula non donò più il suo sangue a nessun altro, fino alla sua morte. Solo i tre fratelli rimasero e decisero di passare il loro dono ad una cerchia ristretta. Ma, come saprete, non sempre la scelta ricade su persone fedeli: l'amante di Lothaire e quello di Laetitia uccisero i rispettivi creatori durante una notte d'amore. Il paletto di cipresso entrò nel loro cuore restituendo le loro ceneri alla terra. Poche ore dopo, il fratello Aloïs li seguì, ed il casato dei Buorgeois s'estinse, lasciando che la piaga dei vampiri si espandesse a vista d'occhio.» concluse il moro ravviandosi i capelli sulla fronte.
Calò nuovamente il silenzio per interminabili minuti, fino a quando Harry non lo interruppe.
«Ma, allora, come è possibile che ci sia pervenuto questo biglietto su pergamena di Cipresso delle Alpi se, per prima cosa, l'albero si estinto e con lui anche coloro che avrebbero potuto possedere la pergamena?»
La domanda era quella che arrovellava tutti.
Fu di nuovo Neville a gettare un'ipotesi.
«Innanzitutto, dovete sapere che gli assassini dei fratelli Bourgeois non sono mai stati trovati. Nei libri non c'è testimonianza della loro morte, dunque potrebbero essere ancora vivi. Se lo fossero, potrebbero avere ancora in mano alcune ricchezze dei Bourgeois e con esse la pergamena. In secondo luogo, questa pergamena è maledetta, poiché maledetto è l'albero stesso.»
La bomba lanciata fece buttare sul tavolo il biglietto tenuto tra le mani di Ron.
Neville scosse la testa e riprese il biglietto.
«Tranquillo, se lo tocchi non ti succede nulla.» disse al rosso che, nel frattempo, aveva esalato un sospiro rilassato.
Harry si voltò verso il moro. «Spiegaci, Neville.»
Il moro lo guardò negli occhi e riprese a parlare.
«Dovete sapere che, sotto quest'albero, morì la madre dei tre fratelli. Durante l'assalto da parte dell'esercito della Chiesa, la donna venne fatta prigioniera. Abusarono di lei e, poi, le piantarono un pugnale nel cuore, proprio sotto quest'albero - e sventolò il bigliettino. La leggenda narra che il sangue colato dal cuore di Lady Eloïse, a contatto con le radici del Cipresso, si tramutò in tre pietre. Le Pietre del Sangue, amuleti in grado di ridare la vita senza bisogno di ricorrere al rituale Animam pro anima. Le tre pietre vennero, però, divise quasi subito. Un ufficiale dell'armata Sacra ne trovò due e le donò al proprio generale. Una terza, invece, venne ritrovata da Lothaire quando scoprì il corpo della madre. Indovinate a chi la regalò?» concluse, domandando ai quattro Auror.
« All'amante.» rispose Ron pensieroso.
Neville annuì.
«Esatto. Da quel giorno in poi la lotta per la ricerca delle altre due pietre fu sanguinolenta. La maggior parte dei vampiri, venuti a conoscenza dei poteri delle pietre, cominciarono a viaggiare in lungo ed in largo per ritrovarle. Vi è una sola testimonianza del suo utilizzo - continuò alzandosi e andando verso la libreria dalla quale tirò fuori un grosso tomo polveroso - qui, vedete? L'unica testimonianza risale al Settecento. Una donna vampirizzata da poco venne usata come banco di prova dall'amante di Lothaire. Il processo non è ben descritto, si sa solo che le tre pietre vennero unite e che la donna si tramutò in cenere. In sostanza, non funzionò. Nessuno capì mai perché. Le pietre, però non restarono nelle mani dell'amante. Due di esse, infatti, furono rubate. L'ultima voce dice che siano qui in Inghilterra, ma nessuno sa dove e nelle mani di chi.» concluse il moro.
«Quindi - riprese Harry - è questo che cercano? È questo che cerca la vampira dai capelli rossi? E quell'uomo della foresta era stato mandato per quale motivo e da chi?»
STAI LEGGENDO
Come sangue nelle vene
FanfictionDramione|| Draco Malfoy/Hermione Granger «Hermione...» Tre anni. Erano trascorsi tre anni. Millenovantacinque lunghi giorni senza di lei. Senza un suo gufo, senza una sua telefonata, senza una notizia. La credevano morta. Tutti. Tutti la credevano m...