"Che nome orrendo Cassandra."
"Io lo trovo bello... i-insomma, è elegante.. sa di magia, no...?"
Seonghwa guardò con un piccolo sorriso i due suoi compagni che discutevano mentre mangiavano seduti assieme; San non aveva intenzione di dargli retta, trovava il loro prigioniero davvero fastidioso e si era rifiutato di prendersi cura di lui dopo che si era trovato a farsi reggere dal Capitano per non entrare nella cella e ucciderlo seduta stante.
"San, mio gioiello, anche se ti ha dato della sgualdrina ciò non toglie che è un soggetto interessante."
"Ma Capitano!"
"Anche tu trovi il nome Cassandra affascinante, così come ti attirano i suoi gioielli e il suo abito."
"No!"
Con un sospiro l'uomo si alzò dal suo trono posto a capotavola e annunciò che sarebbe andato lui dal principe giù alle celle, così dopo aver preparato il pasto anche a lui lo raggiunse, sperando che accettasse cibo da lui.
"Non ho fame."
"Suvvia, dovete mangiare qualcosa..."
"Da te, non prendo nulla."
"Preferisci Mingi?"
"Di gran lunga! Sicuramente ha dei modi più garbati di rivolgersi a me."
"Non è il suo unico lato, sapete? Lui... credo abbia una malattia. O una maledizione."
Si accorse di aver attirato l'attenzione del giovane e gli lasciò vicino da mangiare, sedendosi poi a terra davanti alle sbarre, con grande sorpresa di Hongjoong.
"Se vi interessa, posso parlarvene. Magari, con le vostre conoscenze, potreste aiutarlo."
"Chi dice che potrei?"
"Sono sicuro che ciò che insegnano ad un principe è ben diverso da ciò che un pirata impara da solo."
Nel mentre anche l'altro si era avvicinato e cercando di essere il più discreto possibile aveva preso la pagnotta di pane che stava nel piatto portatogli dal pirata per mangiare, sperando non lo notasse per non vergognarsene data la sua testardaggine nel non voler mangiare.
"Non posso darti torto..."
"Posso parlarvene?"
"Come vuoi."
"Grazie. Non lo conosco da tutta la vita, ma è sempre stato così con noi, me e San, il pirata che hai chiamato sguattera ("Ho capito chi è-"). Può apparire calmo perché in effetti lo è, ma nasconde altri due lati ben più distruttivi per il suo essere, due totali opposti: uno aggressivo, senza cuore e indomabile, uno invece fin troppo tenero e sensibile, simile ad un bambino. Ogni volta che ne abbiamo la possibilità ci fermiamo in terre dove abbiamo sentito potrebbe esserci qualcuno in grado di poterlo aiutare, ma nulla ha mai funzionato, e fatichiamo a gestirlo. Non sappiamo mai cosa potrebbe far insorgere uno di questi tre lati."
Hongjoong aveva smesso di mangiare per ascoltarlo, a bocca aperta e concentrato su ogni sua singola parola.
Sembrava davvero brutta come situazione...
"Viene dalla testa, è qualcosa che viene dalla testa e non penso si possa fare nulla per aiutarlo."
"Cosa?"
Il principe si schiarì la gola, tirando nella cella il piatto per riporci il pane e poter procedere.
"Quando si tratta di... cose, o come vengono chiamati adesso disturbi, non ci si può fare molto. Magari se aspettate qualche decennio troveranno delle cure, ma per ora nessuno saprebbe aiutarvi, neanche il medico più esperto o il mago con più conoscenze. Sono più persone nel suo corpo, giusto? Persone diverse, caratteristiche di diverse per ciascuno."
Seonghwa era allibito, sconvolto e confuso.
"Più persone...?"
"Certo! L'hai detto tu: uno calmo, uno furioso e uno infantile." contò il principe mostrandogli tre dita alzate, e il pirata continuò ad osservarlo stralunato.
"Davvero non si può fare nulla?"
"Per ora no. Almeno, non che io sappia."
"Capisco..."
"Mi dispiace..."
Sembrava davvero affranto da quella notizia, e lo era: teneva ai suoi due compagni più di quanto tenesse alla propria vita e aveva passato anni a cercare delle cure per Mingi, solo per scoprire da un suo prigioniero che non vi erano.
"Perdonatemi."
Prima che Hongjoong potesse dire altro il pirata si alzò e congedò con un piccolo inchino, lasciando l'altro al suo pasto e i propri pensieri.
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Il Principe si ritrovò steso sul letto della propria camera sfarzosa a rimuginare sulle parole poco gradite del giovane: non poteva dargli la colpa, ma avrebbe preferito di gran lunga sentirsi dire che una cura c'era, ma che doveva cercare e che Mingi era salvo, magari, delle parole rassicuranti. Con un profondo sospiro si alzò per sedersi davanti allo specchio e tristemente prese a spazzolarsi i capelli lunghi per cercare di distrarsi, ma fu inutile, e più stava solo e in silenzio più la pesantezza della realizzazione lo schiacciava gravando su di lui.
Devo farmene una ragione, deve solo essere aiutato e potremo conviverci.
Si guardò allo specchio.
Vero?