𝑁𝑢𝑛 𝑐𝑒 𝑣𝑜 𝑛𝑖𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑝𝑒 𝑡'𝑎𝑛𝑛𝑎𝑚𝑚𝑢𝑟𝑎̀.

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"Oh Rebecca!" mi sentii chiamare da dietro, mi girai e mi ritrovai tutti gli amici di mio fratello seduti ad un altro tavolo. Guardai mio padre per chiedergli il permesso, è sempre stato molto protettivo nei miei riguardi e non so come l'avrebbe presa se mi fossi alzata senza il suo consenso. "Vai, ma ritorna qui dopo."

Andai da loro e li salutai con un grande sorriso, sono cresciuta anche io con loro e li conosco bene tutti. "Ciao belli, come state?" mi risposero quasi tutti, tranne una persona, che ritenevo fosse la più scorbutica del gruppo ma anche la più interessante. Era Ciro, ne ero sempre rimasta affascinata e non mi era ancora passata nonostante fossero passati tutti quegli anni. Tolsi lo sguardo da lui perché Edoardo aveva detto probabilmente qualcosa "hai sentito Becca quello che ti ho detto? Stasera vieni alla festa in spiaggia?" non mi focalizzai sul soprannome che aveva usato per chiamarmi, ormai tutti erano abituati a chiamarmi così da una vita e risposi semplicemente "non lo so" con lo sguardo rivolto verso il basso. Pino, il ragazzo più simpatico del gruppo forse, notò il mio atteggiamento "cr'è Rebe'? Perché stai accussì?" mi guardò preoccupato "lo sapete, devo chiedere a papà, non credo mi faccia venire, sapete che è pesante!" notai Ciro guardarmi ma non alzai lo sguardo, mi intimoriva troppo. "Ci parlo io cu pat't ja, ma tu devi venire. Ci stanno tutti i ragazzi dei quartieri qua vicino e dobbiamo far vedere che la più bella la tieniamo qui alla Sanità?" risi all'affermazione di Toto' "ma tu non eri a lavoro?" risposi "si ma ho lavorato poco stamattina" mi rispose. Vidi Edoardo alzarsi e andare verso mio padre che non aveva mai posato lo sguardo da quando me ne ero andata. Mio padre guardò Edoardo stranito e andai anche io al tavolo per sentire "ciao Peppe, ti posso domanda' una cosa?" disse semplicemente Edo sorridendo, mio padre non disse nulla ma acconsentì con lo sguardo cercando di fare il duro ma alla fine non ci riusciva, conosceva bene tutti i ragazzi e li voleva bene ad uno ad uno "stasera Rebecca può venire ad una festa insieme a noi? Non ti preoccupare la guardiamo noi, lo sai che nun a lassamm maij sol. Ci saremo tutti" guardai mio padre e notai il suo sguardo confuso "non lo so Edo, ij ve vogl ben ma non è per voi ma per tutta la gente che ci sarà, sicuramente qualcuno fa o scem cu ess e io poi a chi devo uccidere?" mio padre era serio nella sua affermazione e un po' mi preoccupai "non ti preoccupa' Peppe, te lo ripeto, ci siamo noi. Se si permettono solo di toccarla a Rebecca e ccir che man mij" disse Edoardo con uno sguardo serio, sapevo che mio padre avrebbe detto di no quindi già mi ero rassegnata "va bene Edoa' ma ad una condizione: me la devi venire a prendere e me la devi accompagnare tu!" Edoardo lo abbracciò felice ed io non potetti credere a quelle parole, non credevo minimamente che mio padre avrebbe accettato e ne rimasi sorpresa.

"Ok Becca, ti vengo a prendere alle 10 nun fa tard e nun fa comm e semp che mi fai aspettare 2 ore giù al palazzo" mi guardò Edoardo con gli occhi sottili e io semplicemente risi. Salutai tutti i ragazzi seduti al tavolo uno per uno con un bacio sulla guancia ma quando arrivai a Ciro lo salutai semplicemente, avevo troppa vergogna ad avvicinarmi a lui ma anche perché non si comportava tanto bene con me quindi non avevo motivo di salutarlo così calorosamente e gli dissi solo un semplice "ciao Ciro" e lui di tutta risposta mi alzò solo la mano come segno di saluto. E chi lo capisce? Perché non ha mai parlato con me ma lo trovavo così dannatamente bello? Mi domandai per tutto il tragitto che facemmo per tornare a casa io e mio padre.

Fatta sera, cominciai a prepararmi. Mi organizzai anche con le mie amiche ma nessuna disse si perché il giorno dopo si sarebbero dovute alzare presto per andare a lavoro. Io invece andavo ancora a scuola, frequentavo un Liceo Pedagogico e a settembre avrei affrontato l'ultimo anno.
Misi per la serata un semplice vestito senza spalline, mi calzava stretto perché era un tubino e per non esagerare, dato che la scollatura già era molto evidente, misi delle semplici converse bianche.
Erano le 10 meno 10 ed io ero perfettamente pronta, spruzzai un po' del mio profumo preferito, presi la mia borsa piccola dove non potevano mancare chiavi, sigarette e cellulare e andai in cucina.
Dalla finestra notai la macchina di Edo, lui già era maggiorenne e guidava, e mi domandai perché non mi aveva chiamata. Salutai con un bacio mamma e papà e scesi "stat accort Rebe' e chiamm si e na cos, capito?" disse papà e di tutta risposta gli mandai un bacio volante.
Entrai in macchina e notai che non era solo, seduto affianco a lui c'era Pino e dietro c'era Ciro. Quando lo vidi diventai rossa dalla vergogna, era bellissimo, con quella camicia un po' sbottonata e quella giacca nera. Il suo profumo magnifico mi pervase le narici e chiusi gli occhi per qualche istante.
"Rebe' te sto chiamman ra mezz'or. Ma il telefono dove ce l'hai?" sbottò Edoardo e feci anche la parte di arrabbiarmi perché io non avevo ricevuto nessuna chiamata ma quando controllai il telefono vidi 6 chiamate perse, 5 da Edoardo e 1 da un numero che non avevo registrato. "Ah, vabbè colpa mia! Parti" dissi semplicemente ridendo "di chi è l'altro numero?" domandai senza pensarci "è mio" guardai Ciro che mi aveva risposto, aveva una voce così forte e dura, mi faceva impazzire. Le mie amiche hanno sempre sostenuto che io ne fossi innamorata già da molto anche se non ho mai scoperto cos'è l'amore e non so quali sentimenti si provino ed è per questo che non ho mai saputo dare risposta."Ok" risposi sussurrando piano a Ciro, abbassando lo sguardo. Era questo l'effetto che mi faceva, quando dovevo avere una conversazione, anche piccola, non riuscivo a guardarlo. Perché Ciro mi scatenava tutto ciò?

𝐶𝑎𝑡𝑒𝑛𝑎 - 𝗖.𝗥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora