"Signora, so Toto' acalat o panar!" una voce strillante mi fece sobbalzare dal letto. E' domenica, sono appena le 9 del mattino e sono stata svegliata dalle urla del fruttivendolo ambulante che ogni giorno cammina per il quartiere.
"Toto' ma che allucc a fa', sono le 9 non te lo togli mai questo vizio!" urlai, affacciandomi dalla mia finestra ancora con gli occhi chiusi dal sonno.
"Ua' Rebe' e si bell pur appen scetat!" rispose semplicemente il ragazzo rossiccio che si trovava giù ancora con le buste della spesa tra le mani, continuò "e mo mo vuo cala' stu panar? Me naggia ij teng che fa".
Toto' è uno dei tanti ragazzi che qui, per guadagnarsi da vivere, arrangia lavoretti per portare qualcosa da mangiare a casa. Abitare in uno dei quartieri più poveri di Napoli non è facile ma ti ci abitui perché nasci e cresci in questo ambiente.
Alzai gli occhi al cielo dopo che salutai il ragazzo e mi recai in cucina a posare le buste e mi accorsi che mia madre non c'era, dove poteva essere andata alle 9 del mattino di domenica? Mi domandai, ma la risposta non tardò ad arrivare perché subito sentii la porta d'ingresso aprirsi ed entrò mia madre con il suo solito sguardo assente, sguardo che ormai la circondava il viso da quando 1 anno e mezzo fa mio fratello Stefano morì in un incidente con il motorino. Eravamo gemelli, 16 anni entrambi e da quando non c'è più in questa casa manca la quiete. Eravamo una bellissima famiglia, la classica famiglia napoletana. Il bene non manca nemmeno adesso, siamo uniti come prima ma con una tristezza in più nel cuore e negli occhi."Rebecca, comm maij già te si scetat?" mi guardò mia madre e notò le buste che aveva portato Toto' e continuò "ah si! Toto' ha portato la spesa, che bravo uaglion! Stefano lo voleva un bene da pazzi.." i suoi occhi si riempirono di lacrime e anche i miei, facendomi rivivere alcuni ricordi di mio fratello. Voglio sempre cercare di non farmi vedere debole ma alcune volte non ci riesco proprio.
Sagliesse m'paraviso solo per rivedere un suo sorriso, per sentire di nuovo il mio nome uscire dalle sue labbra. Sagliesse m'paraviso per rivedere quegli occhi così simili ai miei.
Non sono più la stessa da quando se ne è andato, me lo dicono tutti ma non posso farci nulla, ho l'anima a pezzi e non ritorna indietro.
Mio fratello era abbastanza conosciuto nel quartiere, qui nel bene o nel male ci conosciamo tutti perché il posto non è grande. Stefano era il migliore amico di Toto' ed insieme a loro c'era anche un gruppo di altri ragazzi, tutti più o meno la stessa età. Da quando è morto mio fratello non si sono mai separati, sono sempre più uniti tanto è vero che nel parchetto del quartiere hanno deciso di dipingere il volto di mio fratello con il suo nome sotto.. "Stefano Vive".
La voce di mio padre mi distrasse dai pensieri "Piccrè sono le 10, vatti a vestire usciamo un po', andiamo al bar con i miei amici" non me lo feci ripetere due volte, amavo uscire con mio padre ed andare dai suoi amici perché mi divertivo e mi trattavano come fossi anche figlia loro.
Mi vestii semplice, un jeans corto a campana ed un top senza spalline nero. Era estate a Napoli e faceva molto caldo per questo legai i miei lunghi capelli neri in una coda molto tirata e mi truccai leggermente.
Scesi e trovai mio padre aspettarmi alla porta e insieme uscimmo. Andammo a piedi al solito bar della domenica, non era tanto lontano dal mio palazzo.
Quando arrivammo trovai tutti seduti a dei tavolini che aspettavano me e papà "Ue Rebe' ma te faij sempe chiu' bella? Si proprio uguale a tuo padre!" affermò uno dei migliori amici di mio padre, Enzo.
"Grazie Enzo ma papà nun po' mai essr bello come lo sono io!" dissi ridendo ma in realtà non era vero, mio padre era proprio un gran bell'uomo, alto, palestrato e con un paio di occhi verdi.Ci sedemmo e ordinammo tutti. Mentre aspettavamo mi misi un po' a cazzeggiare con il mio Iphone, entrai su instagram e vidi che le mie amiche mi avevano taggato in alcune foto della serata di ieri. Erano bellissime quelle foto, ridevamo e ci abbracciavamo e trasparivano tutta la spontaneità che avevamo. Sorrisi nell'istante in cui mi ritrovai davanti quel post, dove la mia amica Mary aveva scritto "il trio perfetto" ed era proprio così, eravamo inseparabili ormai da bambine, io, Mary e Rosy, ci amavamo da pazzi e per me erano le sorelle che io non avevo mai avuto.
Quando arrivò l'ordinazione mio padre mi fece sobbalzare facendomi accorgere che quello che avevo ordinato era proprio lì sul tavolo. Presa dalla sete afferrai il mio Estathe' al limone ghiacciato e feci un grande sorso, congelandomi tutta. "Rebe' biv chian ma si scem?!" mi sgridò mio padre ma non ci pensai perché avevo troppa sete.
"Oh rebecca!" mi sentii chiamare da dietro.
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𝐶𝑎𝑡𝑒𝑛𝑎 - 𝗖.𝗥
Fiksi Penggemar"𝘚𝘦𝘪 𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘢𝘯𝘯𝘢 𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢. 𝘐𝘭 𝘮𝘪𝘰 𝘧𝘪𝘯𝘦 𝘱𝘦𝘯𝘢 𝘮𝘢𝘪." Ciro e Rebecca, due vite opposte ma con qualcosa che li accomuna e che li lega dentro come una 𝑐𝑎𝑡𝑒𝑛𝑎. Un amore intrigo, passionale e pericoloso.