Capitolo 1

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"Do you ponder the manner of things in the dark?" Canta Barns Courtney in radio mentre aspetto il penultimo appuntamento della settimana, le persone adorano tatuarsi a ridosso del weekend e non ne ho ancora capito il motivo.

Batto il piede a ritmo mentre sono in piedi, appoggiato alla scrivania ed estraggo il telefono dai miei jeans per controllare le varie notifiche che ho ignorato fino ad ora. Odio l'uso eccessivo dei cellulari e di tutte le stronzate social e ciò non potrebbe rendere più felice la mia ragazza, Grace, che ammette di non doversi preoccupare così di likes sospetti e messaggi in privato con altre ma, alla fine, gli occhi li ho comunque.

Sospiro e, parlando del diavolo, mi spunta la notifica di un messaggio da parte sua, anzi, più di uno.

Da: Grace

Amore, ho parlato con Cindy ed il nuovo fidanzato che dovrò farti conoscere, OVVIAMENTE!!

Ci hanno invitati a bere una birra in un pub dove si gioca a biliardo

Ci sei?

Le ho già detto di si

Ti aspetto per le nove

Baci

E comunque, dovrebbe essere illegale mandare più messaggi consecutivi se la persona non ti risponde, ne basta uno dove riassumere tutto.

Alzo gli occhi al cielo e lo spiraglio di vento mi porta a girare la testa verso la porta che è appena stata aperta. Finalmente l'appuntamento è arrivato, anzi, arrivata. Le faccio cenno di accomodarsi e digito un veloce "Ok" in risposta a Grace che, altrimenti, sai che paternale se le lascio il visualizzato senza risposta.

Ripongo il cellulare in tasca e mi dirigo nella mia stanzetta per proseguire con il lavoro della giornata piuttosto frenetica.

Credo che il mio aspetto attiri parecchie ragazze nel mio studio e ciò posso dedurlo dall'ultima tipa che è appena andata via dopo aver pagato profumatamente il suo nuovo tatuaggio in pieno stile "fine line". Perché? Perché la maggior parte di loro scelgono posti come zone intime, o quasi, e si denudano senza nemmeno farmi aprire bocca.

Dopo aver disinfettato tutta la postazione e preparato i nuovi aghi ed i cilindretti con l'inchiostro, faccio entrare Jace, amico e storico cliente che è composto al 90% di inchiostro nero.

"Harry, amico, come te la passi?" chiede, sfilandosi la t-shirt per continuare il lavoro lasciato in sospeso due settimane fa, un albero con vari rami incastrati tra loro.

"Solito" faccio spallucce e mi sposto i capelli dalla fronte prima di indossare un nuovo paio di guanti. "Tu come te la passi?"

Si accomoda sulla solita poltrona e comincia a parlarmi dell'ultimo viaggio di pochi giorni fa. Jace è un fotografo internazionale e beccarlo nello stesso posto per 48 ore di fila è raro, un po' gli invidio la voglia e la forza di essere sempre in viaggio ma non credo riuscirei a tenere i suoi ritmi.

Una volta conclusa l'ultima seduta, afferro chiavi, l'incasso e chiudo lo studio, solitamente il venerdì non tocca a me perché Cole ha il turno più lungo ma è malato e quindi sono l'unico qui dentro. Abbiamo scelto di non avere segretarie o persone ad affiancarci perché preferiamo gestirci tutto il lavoro da soli e crediamo che sia meglio che il cliente parli direttamente con noi anziché fare mille giri.

Mi incammino verso casa che dista pochi metri dallo studio e mi accorgo di essere effettivamente in ritardo secondo la tabella di marcia, mi accingo a salire le scale di corsa, dopo aver aperto il portoncino, ed a lasciare tutto sparpagliato in giro, correndo sotto la doccia per rinfrescarmi. Sono un tatuatore ma non abbondo di tatuaggi dalla testa ai piedi e non sono un tipo dark, posso ritenermi normale e forse sono uno dei pochi, alcuni si calano troppo nella parte e si sentono Dio sceso in terra. C'è un casino in casa, sembra essere scoppiata la terza guerra mondiale ma io adoro dormire e solitamente le pulizie le faccio la domenica o quando ho qualche mezz'ora libera ma quel giorno non è oggi e quindi afferro le chiavi e mi dirigo nuovamente in strada dov'è parcheggiata la mia Aston Martin Dbx nera, tirata come sempre a lucido.

Durante il tragitto fino a casa di Grace le faccio uno squillo per avvisarla del mio arrivo e la trovo sul ciglio della strada ad aspettarmi con un enorme sorriso sul viso. Si catapulta dentro non appena mi fermo e mi butta le braccia al collo per potermi salutare. Poso le labbra sulle sue, succhiandole il labbro inferiore e lascio che si appoggi nuovamente al suo sedile prima di rimettere in moto.

"Sai che mi sei mancato?" Mi sposta una ciocca di capelli in disordine, sorridendomi.

Mi giro per qualche secondo verso la sua direzione e poso la mano sulla parte superiore della sua coscia sinistra.

"Dov'è che siamo diretti?" le chiedo, trovandomi nei pressi del bivio per andare o meno al centro.

"Al The Eight ball, ci sei mai stato?" afferra il suo cellulare e comincia a digitarci qualcosa su, prima di continuare. "Cindy e Thomas sono già lì, ci stanno aspettando dentro!"

"Ne ho sentito parlare, voci di corridoio dicono che il proprietario sia un mago del biliardo ma non so chi sia." Scrollo le spalle e prendo la direzione per raggiungere il pub.

"Certo, con la mazza dicono sia bravo e non intendo ad utilizzarla con le donne." Grace scoppia a ridere con tono denigratorio ed io la guardo di sottecchi. Non è una ragazza omofoba ma da quando il padre è scappato con il commercialista della mamma non prova una gran simpatia verso gli omosessuali, donne o uomini che siano.

"Grace, non è carino il tuo commento." Ruoto gli occhi, alzandoli al cielo ed alzo il volume della radio che sta passando Little Lion Man dei Mumford & Sons. 

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