Capitolo 11

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Una volta ritrovatomi solo nel mio appartamento, mi ricordo del bigliettino che ho infilato in tasca e decido di aprirlo per vedere cosa c'è scritto all'interno.

"Non è una bella sorpresa, vero?

+44 07987654321"

Nessuna firma ma ovviamente si conferma la mia teoria. Mi siedo sul divano di pelle e prendo a massaggiarmi le tempie, decidendomi sul da farsi. Lo chiamo? Per dirgli cosa poi? Lo dovrei solo insultare oppure lo ignoro e basta.

Afferro il telefono dalla tasca, inserisco il prefisso per far risultare la chiamata anonima e compongo il numero che vedo scritto sul foglio bianco.

Uno, due, tre squilli.

"Addirittura con l'anonimo, Harry?" Mi deride, lasciandomi per qualche secondo senza parole.

"Sei stato uno stronzo, non ti azzardare mai più ad avvicinarti alla mia auto." Lo rimprovero con voce seria.

"E invece, posso avvicinarmi a te?" Ed io me lo immagino con quel suo sguardo provocatorio davanti ai miei occhi. Rilasso la schiena sul morbido divano e stendo i piedi sul tavolino davanti ai miei occhi.

"No Louis, non puoi nemmeno avvicinarti a me. Mi hai fatto incazzare stasera, maledettamente direi. Cos'è, volevi essere al posto della mia ragazza?" Lo provoco con la speranza che per una volta mi dica la verità.

"Non lo nego, la camicia azzurra ti dona particolarmente.. poi, quei tatuaggi.." Lascia la frase in sospeso, abbassando di mezzo tono la sua voce.

Sospiro senza dire nulla, sentendo un formicolio salirmi dalle cosce alla patta dei pantaloni. Ci risiamo, mi sembra di essere ritornato agli anni degli ormoni impazziti.

"Smettila."

"Spiegami, Harry, ti da fastidio che io te lo dica o il tuo corpo che reagisce alle mie provocazioni?" Senza degnarlo di una risposta, chiudo la chiamata e lancio il telefono sul divano. Metto fine a questa giornata andandomene a letto con un solo pensiero fisso.

Il mio non essere una persona mattutina lo sa anche il panettiere sotto casa ma quando si parla della mia auto, sarei capace di svegliarmi anche alle sette, proprio come ho fatto oggi. Fortunatamente non piove e dopo una veloce colazione, mi immetto nel traffico domenicale per raggiungere la concessionaria il prima possibile, spero non mi faranno aspettare a lungo visto che si trova in una zona dove non c'è il nulla praticamente.

Dopo circa una mezz'oretta riesco ad arrivare a destinazione, rischiando una paralisi sul lato sinistro del viso per il troppo vento, consegno le chiavi e l'auto e resto in attesa nella sala dedicata. Odio stare fermo ad aspettare e quindi mi metto prima a gironzolare per tutto il salone e poi ritorno nella sala d'attesa per prendere un caffè al distributore. Intento a gettare il bicchiere nel cestino, la ragazza della reception mi comunica che dall'officina le hanno detto che la macchina non sarà pronta prima di martedì. Apro la bocca senza dire nulla ma con la voglia di sotterrarmi ed infine la ringrazio, uscendo dal salone con i miei piedi. Saranno trenta chilometri da casa mia e non vedo taxi in giro, Grace non guida e non credo che uno dei ragazzi si svegli prima delle due la domenica però una lampadina mi si accende nel cervello e tiro fuori in malo modo il cellulare dalla tasca. Bingo! Compongo il numero di Louis, sempre e rigorosamente con l'anonimo ed aspetto una risposta da parte sua.

"Chi cazzo sei alle otto di mattina di domenica?" Riesce ad essere incazzato pure appena sveglio.

Trattengo una risata e mi schiarisco la voce.

"Sveglia sveglia, l'alba è sorta e gli uccellini stanno cantando. Vienimi a prendere alla concessionaria alla Western Avenue."

"Sei un uomo morto." Mi stacca il telefono in faccia. Era un si o era un no? Nel dubbio, richiamo. So che dovrei essere incazzato ma si è alzata la mia asticella del divertimento.

Questa volta risponde dopo un solo squillo. "Che vuoi ancora, Harry?" La voce è sempre assonnata ma sento un frastuono di sottofondo che mi fa capire poco e niente.

"Louis ma vieni o no?"

"Si, adesso non rompere." E stacca nuovamente la chiamata. Soddisfatto e con un sorrisetto sulle labbra, ripongo il telefono in tasca e mi metto comodo ad aspettarlo. Non è una zona molto trafficata e quando vedo una Mercedes GLE grigio scuro, mi sposto dal muro sul quale mi ero appoggiato e mi fermo sul ciglio della strada, aspettando che si fermi vicino a me.

Salgo in auto per nulla imbarazzato e mi giro nella sua direzione, facendogli un mezzo sorriso.

"Mezz'ora mi hai fatto aspettare!" Alzo gli occhi al cielo ironicamente e mi metto comodo.

"Ringrazia che ti abbia risposto." Mi tira un leggero pugno sul braccio e rimette in moto, facendo inversione di marcia.

"Eri in debito con me, credo.." Scrollo le spalle e giro leggermente il busto per poterlo guardare.

"Io in debito con te? Sei tu che mi hai rotto una finestra e poi adesso sei tu in debito con me, anonimo." Mima l'ultima parola tra virgolette prima di suonare in modo poco delicato il clacson contro un'auto che quasi ci veniva addosso per un sorpasso azzardato.

"Poteva anche non essere tuo quel numero, mica posso darli a tutti il mio."

"Nemmeno io lo do a tutti." Si gira verso di me per potermi fare un veloce occhiolino e si guadagna un pizzico sul braccio. 

The Eight ball || Larry ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora