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Jaeden

Tutto il mondo umano si ripete da anni una frase, con due verbi, che io odio: aspetta e spera.
Perchè dovrei aspettare qualcosa che voglio e perché dovrei sperare di averla, senza provare a raggiungerla con la mia forza?
Mi guardo attorno e vedo sempre e solo persone che non fanno nulla e aspettano che qualcosa di straordinario capiti nelle loro vite, senza mai fare nulla di effettivo, perché non provare a far succedere le cose che vogliamo?
Perchè non tentiamo mai di fare il primo passo, aspettando che qualcuno lo faccia al posto nostro?

Alzo lo sguardo e noto una ragazza davanti a me. La guardo spiazzato, Wyatt è andato in bagno e io non ho la minima idea di come si usa una cassa.
"Va tutto bene?" Chiede lei, guardandomi stranita, annuisco osservandola attentamente: ha una chioma di capelli ricci castani, lunghi fino alle scapole, è letteralmente la prima cosa che si nota di lei.
"Come...come posso aiutarti?" Chiedo, cercando di improvvisarmi in Wyatt.
"Dovrei pagare" dice sospirando appena, mi sto facendo una grandissima figura di merda.
"Uh, certo, che stupido...uhm" dico cercando di aprire la cassa.
"Jae tutto ok?" Chiede Wyatt dietro di me.
I miracoli esistono.
Mi giro verso di lui e lo vedo come paralizzato, mentre guarda la ragazza, sospiro.
"Se siete chiusi posso tornare a casa, é solo che c'era la porta aperta e-" inizia lei, guardando entrambi come se fossimo degli alieni.
"No- insomma ero solo di là, ti faccio pagare" dice Wyatt iniziando a mettere la sua roba nella busta di plastica.
"Sono 17 dollari e 1 centesimo."
Lei porge venti dollari, tutti accartocciati, sembra stia morendo dall'imbarazzo.
"Va bene" le da il resto e lei gli sorride "grazie e arrivederci."
"Grazie a te, ciao" risponde, per poi uscire.
Aspetto dieci secondi, non appena la sua figura non è più nella nostra visuale mi giro verso di lui e scoppio a ridere.
Lui si gira verso di me, rosso come un peperone "che ti ridi?! Fatti gli affari tuoi!"
"Assolutamente no, ti interessa una cliente" ridacchio mentre lo prendo per il culo.
"Non è vero!" Risponde facendo una voce acuta, segno che dimostra di star palesemente dicendo una bugia.
"Rilassati, è normale!" Dico, mentre lui inizia a spegnere tutte le luci del negozio.
"Dai, andiamo su" dice sospirando, andando nel retro, chiudendo la porta e iniziando a salire le scale che portano a casa sua.
Entriamo in cucina e saluto suo padre, che è seduto al tavolo intento a fare le parole crociate. Wyatt prende due lattine di Coca Cola e un pacchetto di patatine, poi saliamo le scale ed entriamo in soffitta, nonché camera sua.
Si siede su una delle due sedie e accende il monitor e la console sulla scrivania.
Mi metto accanto a lui e iniziamo a giocare, ho la sensazione che andremo a dormire alle 2 del mattino.

La mattina dopo mi sveglio dal mio coma, Wyatt dorme ancora, quindi mi alzo, prendo lo zaino e vado in bagno a cambiarmi.
Mi sciacquo la faccia e mi guardo allo specchio, sospiro appoggiandomi al lavandino e guardando il mio riflesso.
Esco dal bagno, cammino per il corridoio e salgo le scale, sono pronto a dare fastidio a Wyatt.
Prendo un cuscino e glielo butto addosso, lui sobbalza e sospira "vattene a fare in-"
"Ok! Ok ho capito! Buongiorno principessa" mi butto sul letto a peso morto, lui alza lo sguardo su di me e mi guarda storto.
Ha tutti i capelli scompigliati e la faccia assonnata "ho fame" dice con la voce impastata dal sonno.
"Non ne avevo dubbi, andiamo giù?" Chiedo sedendomi, lui annuisce e fa lo stesso.

Esco da casa di Wyatt abbastanza presto, anche se è sabato devo andare a scuola per ritirare dei fogli i segreteria.
Cerco sempre di non passare in vie piccole e isolate, l'ultima volta mi hanno rubato il portafogli.
Inutile dire che vivo una vita estrema.
Metto le mani in tasca, è mattina e fa freddissimo, due cose che io non amo, soprattutto messe insieme.
Dopo dieci minuti mi ritrovo davanti alla scuola, e non mi sorprendo affatto appena noto che la temperatura non cambia affatto da quella che c'è fuori.
Cammino velocemente verso la segreteria e una volta entrato saluto la segretaria, Rose, che ormai mi conosce come se fossi suo amico.
È una signora anziana, ha dei capelli bianchi cotonati, degli occhiali color avorio con la montatura a farfalla, legati ad un cordino rosso e un cardigan azzurro pastello, che non si toglie mai nemmeno quando fa caldo, verso la fine della scuola.
"Jaeden, in che guaio ti sei cacciato ora?" Chiede sospirando, senza staccare lo sguardo dal computer.
"Nessun guaio, devo prendere dei documenti" lei alza lo sguardo verso di me e mi guarda truce, sa che non posso prenderli senza un genitore "mamma non è a casa e mi ha dato il permesso per prenderli" la guardo insistentemente, lei sospira e annuisce, passandomi i documenti.
"Ti giuro che la prossima volta chiamo tua madre e le dico ciò che fai" dice, guardandomi sempre con lo stesso sguardo.
"Non ce ne sarà bisogno, sono uno studente modello!" prendo i fogli che mi servono, la saluto e me e vado.
Sono immerso nei miei pensieri, ma questo momento non dura molto. Perché per poco non mi prendo un infarto sentendo della musica dall'aula apposita, avranno lasciato la porta aperta.

𝙒𝙝𝙖𝙩 𝙊𝙣𝙘𝙚 𝙒𝙖𝙨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora