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Finn

Torno a casa velocemente. Di punto in bianco ha iniziato a fare freddo e non mi va di prendere la polmonite.
Appena entro sento mio padre borbottare. Non è una novità, starà parlando con la mamma, in cucina. Giro la testa per vedere se possono vedermi, ma l'unica cosa che vedo è il braccio di mia madre, appoggiato al bancone. La sua mano rimane sulla superficie della cucina, ma le dita si muovono e con un gesto riesco a capire che mi sta dicendo di salire in camera mia.
Faccio come mi ha detto, cercando di fare meno rumore possibile.
La mia famiglia non è così brutta come sembra, mio padre è solo severo, e mamma a differenza sua è molto flessibile. Probabilmente mi ha fatto quel gesto, perché sa che papà non vuole che io esca la sera da solo, neanche per andare a fare una passeggiata, quindi lei si sarà inventata che sono a dormire...o cose simili.
Appena entro in camera tiro un sospiro di sollievo, ma sobbalzo e scaccio un urletto quando mi rigiro verso la porta e trovo mio fratello appoggiato ad essa.
"Wow" dice lui, camminando verso il cumulo di vestiti all'angolo della camera. Ne tira su uno e lo osserva attentamente "che fai? Giochi a 007 senza che papà sappia nulla?" Mi chiede, ributtandolo a terra e si avvicina a me, pulendosi la mano sulla mia felpa.
Scuoto la testa e assottiglio gli occhi.
Conosco Nick, e so che sta cercando di fare. Pensa di sapere tutto lui, quando in realtà è peggio di me.
"È tardi, vai in camera tua" dico squadrandolo per qualche secondo, per poi sedermi sul letto e togliermi la maglia.
"Ai tuoi ordini, bimbo isterico" ridacchia, per poi uscire, chiudendo la porta.
Sospiro togliendomi anche i pantaloni e mettendomi il pigiama.
Quando andrà al college, probabilmente, non farà altro che parlare di se stesso, nel giorno del ringraziamento o altre festività, dove lui sarà disposto a tornare a casa.
Mi metto sotto le coperte e spengo la luce, e mi metto a fissare la stanza, solamente illuminata dalla luce che entra dalla finestra.
Capita sempre così, quando la luce rimane accesa, mi viene sonno, ma appena la spengo, quelli che si accendono sono i miei pensieri, e quindi passo la notte in bianco.

Il mattino seguente sobbalzo sentendo la sveglia suonare, apro gli occhi, stanotte sono riuscito a dormire per 3 ore e mezza, sto facendo progressi.
Corro verso il piano di sotto dopo essermi cambiato e aver preso lo zaino. Mi sono accorto solo ora che sono le 7:50, e le lezioni iniziano alle 8:00.
Prendo velocemente la macchina e parcheggio davanti alla scuola, dopo essere arrivato dopo 10 minuti (senza rispettare i limiti di velocità, aggiungerei).
Entro nella scuola e vedo i corridoi vuoti, due ragazze stanno entrando in palestra, e ora mi ricordo che c'era una conferenza con un consulente esterno, per noi del penultimo anno.
Entro dopo le ragazze e mi siedo nel primo posto libero che trovo sugli spalti.
"Benvenuti, ragazzi del terzo anno dell'istituto scolastico Huston" ci sorride il preside, è un signore sulla mezza età , con la carnagione scura e una corporatura gigante e robusta "oggi siamo qui riuniti oggi per una cosa molto importante, soprattutto tra voi giovani" inizia, squadrandoci tutti uno ad uno "il bullismo".
Si sente un miscuglio di fischi, urla e risate che rimbomba per tutta la palestra, colgo l'occasione per guardarmi attorno. Non conosco molti ragazzi della mia scuola, solo i più popolari.
Sarà una lunga mattinata.
Un uomo prende il posto del preside, sorridendoci. Indossa dei pantaloni eleganti e una camicia, con le maniche arrotolate fino al gomito.
"Bene, cominciamo."

Dopo circa 4 ore di Power Point e di spiegazione, finisce tutta la presentazione, girandosi per l'ennesima volta verso di noi.
"Ci sono domande?" Chiede, mostrando un sorriso a trentadue denti.
Una ragazza alza la mano, e lui la indica "dica pure, signorina."
Lei si alza in piedi e sospira "quali sono le principali cause del bullismo?" Chiede corrugando le sopracciglia, spiazzando così l'uomo
"non mi fraintenda...è che, ho ascoltato per 4 ore il suo discorso, parola per parola, ma non ho sentito ancora le motivazioni, per cui i ragazzi soffrono di bullismo" dice la ragazza dai capelli rossi, che era venuta a complimentarsi con me dopo il concerto di sabato scorso.
In palestra cala un silenzio di tomba.
Nemmeno lui riesce a rispondere.
"Omofobia" si alza una ragazza dai capelli biondi, guardando la ragazza che aveva appena parlare "per poi non parlare di..."
"Razzismo" Jaeden Martell si alza, mettendo le mani in tasca
"Malattie mentali" si alza anche Wyatt Oleff.
"Scarsa interazione sociale" mi alzo anche io, guardando l'uomo.
"Diversità di genere" una ragazza dai capelli ricci e castani si alza accanto alla ragazza bionda.
"Sono tutte...praticamente uguali, ma basiamoci per esempio..." sospira l'uomo, giocherellando con le proprie dita, sembra stia tremando "sull'omofobia, ok?" Sorride "siamo ormai di mentalità aperta, non ci sono più problemi del genere" ridacchia stringendo le spalle "bisogna guardare avanti, ad un nuovo futuro!"
"Beh...secondo gli omofobi, siamo la parte dell'umanità che porterà all'estinzione" dice la ragazza dai capelli rossi.
"In fondo non sarebbe così male, l'estinzione" sospira la ragazza dai capelli ricci.
"Come dici, scusa?" Chiede l'uomo girandosi verso di lei, incredulo.
"Quello che cerca di dire, signore..." sospira Wyatt, bloccandosi appena si gira verso di lui "è che il mondo sarebbe meglio con l'estinzione umana" dice dopo una breve pausa.
"È perché, scusate?" Chiede sempre più scocciato.
"Perché eviterebbe di far crescere su questo pianeta, gente dal cervello piccolo" sospiro.
Rimaniamo tutti in silenzio, fino a quando la ragazza dai capelli biondi non conclude la conversazione.
"Esattamente come lei, signore."

𝙒𝙝𝙖𝙩 𝙊𝙣𝙘𝙚 𝙒𝙖𝙨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora