Addison
Entro nella classe di Chimica, per fortuna è l'ultima ora del venerdì. Il weekend si avvicina, finalmente.
Non presto mai attenzione a questa lezione, perché sono troppo stanca per sentire tutte quelle parole messe l'una accanto all'altra. I miei voti sono comunque alti, quindi potrei andare tranquillamente a college di certa importanza.
Ho ancora un anno per pensarci, ma devo comunque ammettere che ci metto fin troppo impegno, per pensarci già.
Il professore inizia a blaterare dal primo passo che fa dentro la classe, è stancante.
Potevo darmi malata, oggi non ho fatto nulla. Nessuna punizione o avventura magica con quei deficienti, come una rissa o una lista di insulti pronta ad uscire dalla tasca della felpa.
Specifichiamo: la tasca è mia e la lista è per Jaeden Martell.
È il primo dei deficienti, lo prenderei a padellate solo per avere la soddisfazione di farlo.
Devo dirlo, mi stava simpatico quella sera, quando eravamo sulle altalene nel mio cortile, ma a volte mi viene ancora da prenderlo a schiaffi.
È rumoroso, disordinato, pervertito, sempre con quel sorrisetto da sbruffone, quel carinissimo sorriso che mi dà difficoltà nel rimanere seria, è contagioso. Può anche essere dolce, se ci si mette.
Ho passato tutta la lezione a pensare a quell' idiota biondo, sto iniziando veramente a non sopportarlo più.
Quando esco dalla classe tengo lo sguardo basso, non voglio incontrarlo, anche se è un vicolo cieco, dato che da un momento all'altro potrebbe passarmi accanto e io lo riconoscerei dalle sue strane scarpe rosa o il suo modo di vestirsi.
Appena alzo lo sguardo lo noto, mi blocco di colpo. Sta parlando con Wyatt, il ragazzo che sta sempre alla cassa nel negozio a pochi isolati da casa mia.
Cerco di allontanarmi da lui, entrando nella prima stanza che trovo. Chiudo velocemente la porta e un ragazzo, che era già presente, si gira verso di me, guardandomi confuso.
"Scusa, stavo scappando da una persona" dico cercando di sembrare il meno tesa possibile.
"Non fa nulla...Addison, vero? Eravamo in punizione insieme, mercoledì" dice il ragazzo dai capelli corvini.
Annuisco. "Tu invece sei Finn Wolfhard? Cavolo...Matthews non smette di parlare dello spettacolo che farai a fine anno" ridacchio.
Lui sospira mentre mette a posto la chitarra nella custodia.
"Per avere l'aula di musica devo scendere a compromessi, quindi suono allo spettacolo di fine anno."
"Wow...quindi tu vieni qui di nascosto quando tutta l'anima scuola è vuota, giochi sporco."
Ride appena, mettendosi una mano dietro la testa "è il minimo che posso fare, avere una stanza tutta per me e la mia chitarra è molto importante."
Annuisco, per poi guardare dalla finestra della porta, che da sul corridoio "bene, io vado, ci vediamo in giro Ragazzo Chitarra" dico sorridendo, lui annuisce e sorride.
"Ci vediamo" dice, per poi lasciarmi uscire.
Era molto più alto di me e indossava una camicia a quadri. Non aveva nulla di particolare, ma è la sua semplicità che lo rende unico del suo genere. È anche strano, perché di solito a me non interessano le persone che mi circondano.Quando esco dalla scuola decido di passare per il retro, dove di solito non passa mai nessuno.
"Ti stavo aspettando, sei lenta eh?" Dice Jaeden, mentre è appoggiando al muretto a lato delle scale.
Sospiro e mi avvicino a lui, indossa una giacca verde a costine, dei pantaloni color crema e delle Nike Airforce bianche, ma ciò che risalta è la cuffia di lana dello stesso colore dei pantaloni, che gli nasconde il ciuffo biondo che di solito gli ricade sulla fronte. "Sembri uno spacciatore, con questo berretto addosso."
Lui scuote la testa "non è vero, è puro stile vintage" dice con aria superiore. Come se dovesse farsi vedere da qualche giornalista mentre lui è un attore famoso.
"Come ti pare, hai la macchina?" Chiedo, prendendolo in giro.
Jaeden è stato bocciato all'esame della patente, e tra un mese dovrà rifare l'esame. Mi diverte prenderlo in giro e vedere la sua faccia frustrata ma divertita allo stesso tempo.
"Divertente Addison, lo sai che camminare aumenta la serotonina nel corpo?"
"Non lo sapevo, ma ora che me l'hai detto continuerò a sperare di trovarmi un divano su cui dormire."
Lui ridacchia, una piccola risatina che pare persino troppo acuta per il suo tono di voce. Il mio stomaco si attorciglia a sentire quel suono.
Entriamo nel quartiere dove abito io e mi viene una leggera sensazione di angoscia a tornare a casa, stare con Jaeden è sicuramente mille volte meglio che vedere mia madre.
Arriviamo davanti al piccolo cancello verde davanti a casa mia, lui si gira, mettendosi di fronte a me, sospira e mi prende entrambe le mani.
Adesso gli tiro un pugno, se tenta ancora toccarmi.
"Addison, sono veramente fortunato ad averti incontrato" il suo tono teatrale mi rende difficile rimanere seria. "Ora vado a casa, ma se vuoi domani usciamo" sorride speranzoso.
Faccio un lungo sospiro, poi ricomincio a parlare.
"Jaeden, non mi va, e poi ci vediamo sempre in corridoio, è già un'uscita tutti i giorni" dico, cercando di salvarmi in qualche modo.
Non voglio uscire con lui, non mi fido dei coglioni. In realtà non mi fido proprio di nessuno, ma lui ha qualcosa che mi fa venire voglia di dirgli di sì e no contemporaneamente.
Lui annuisce e si china verso di me, i suoi occhi sono di un verde ancora più chiaro, visti da vicino. "Vorrà dire che appena arriverai al punto di voler venire a bere qualcosa con me, io ne approfitterò subito" dice a pochi centimetri dalla mia faccia, poi si rimette composto e ricomincia a camminare via. "A lunedì, ti vengo a prendere!" Urla, facendomi sorridere leggermente.
Come se avessimo l'età per bere alcolici.Entro in casa e prima che io possa vedere la faccia di mia madre, corro su in camera mia.
Io e lei ci evitiamo da una settimana ormai, se non di più.
Non la odio, ma ogni volta che ci incontriamo per casa inizia a farmi domande scomode a cui non mi va di rispondere.
Mi tolgo velocemente la giacca di pelle nera e lascio le mie Vans a lato del letto, rischiando inoltre di cadere più di una volta sui miei stessi piedi mentre mi avvicino al letto.
Prendo un pacchetto di patatine che tengo sempre dentro il comodino e inizio a mangiare mentre guardo Instagram, poi mi arriva una notifica.finnwolfhard ha chiesto di seguirti.
Sorrido e prima di accettargli la richiesta, inizio a guardare il suo profilo.
Ci sono poche foto di lui, la maggior parte dei post sono video di lui che suona la chitarra, è molto bravo.
Nelle sue storie in evidenza in sono un sacco di foto, da spartiti musicali, a paesaggi o piccoli dettagli che si possono trovare in giro per la città, come quegli adesivi che alcuni ragazzi della nostra scuola si divertono ad appiccicare sui lampioni.
Ognuna di quelle foto ha in sottofondo una canzone Indie Rock, il ragazzo ha buon gusto.
Decido di accettare la sua richiesta e di seguirlo a mia volta.
Potrei scrivergli e iniziare a conversare con lui, dirgli: "Ehi, anche io ascolto Florence + The Machine! Che coincidenza, eh?"
Non sono nemmeno un gruppo Indie Rock.
Rimango un po' a pensarci ma poi spengo il telefono e lo butto sul comodino.
Che idea stupida.
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𝙒𝙝𝙖𝙩 𝙊𝙣𝙘𝙚 𝙒𝙖𝙨
Fanfiction"Ci sono volte in cui non hai tempo per aspettare l'arcobaleno. Allora mettiti sotto la pioggia e urla."